Inchiesta antiracket. Il Riesame: Gorgoni resta in carcere

Inchiesta antiracket. Il Riesame: Gorgoni resta in carcere
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Domenica 28 Maggio 2017, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 18:07
Nessuna concessione: resta in carcere Lillino Gorgoni, 62enne leccese, funzionario dell’ufficio Patrimonio arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta truffa con i fondi dell’antiracket. Il Tribunale del Riesame ha infatti rigettato la richiesta di scarcerazione avanzata dal suo legale, l’avvocato Amilcare Tana, ritenendo evidentemente ancora sussistenti le esigenze cautelari già valutate dal gip con l’emissione dell’ordinanza. Risposta negativa è arrivata dal Riesame anche nei confronti di Serena Politi, 40enne di Carmiano, attualmente agli arresti domiciliari, per la quale l’avvocato Giuseppe Milli aveva chiesto la liberazione. A nulla è valsa la rassicurazione circa il fatto che la stessa Politi - considerata il braccio destro di Maria Antonietta Gualtieri, la presidente dell’associazione Antiracket Salento - da circa un anno e mezzo non avrebbe più rapporti con nessuno degli indagati nell’inchiesta. Nonostante ciò la donna resta ai domiciliari. Entrambi sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a «commettere - si legge nell’ordinanza di custodia cautelare - delitti contro il patrimonio, contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica, ovvero delitti di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di corruzione, di peculato, di falsi in atto pubblico e di violazioni delle disposizioni finanziarie». Secondo la Procura, Gorgoni sarebbe stato il punto di riferimento della Gualtieri per l’ottenimento di atti e provvedimenti amministrativi, ed in particolare per l’iter amministrativo necessario all’accreditamento dell’associazione Antiracket Salento. La Politi, invece, viene descritta dagli inquirenti come il braccio destro della Gualtieri nella predisposizione delle false rendicontazioni del personale impiegato e delle attività svolte, nonché nella creazione di documentazione fittizia che attestava l’acquisto di beni e servizi in realtà inesistenti. Nella stessa inchiesta è indagato l’ex assessore al Bilancio del Comune di Lecce Attilio Monosi per i reati di peculato, falso e truffa: sulla richiesta di arresto formulata dalla Procura nei suoi confronti il Riesame si pronuncerà il 13 giugno prossimo, due giorni dopo le elezioni.
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