“Chiuso per dignità”. Gli esercizi commerciali di Melendugno abbassano le saracinesche per tutta la giornata di oggi. Secondo gli organizzatori, l’adesione è salita al 100 per cento nel territorio comunale, marine comprese. Chiusure anche nei comuni di Lecce, Vernole, Castri, Caprarica, Calimera e Martano. È uno sciopero “totale” contro la costruzione del gasdotto Tap e il blocco intorno alla zona rossa dove è stato avviato il cantiere. «Una cosa mai vista, una bellissima prova di mobilitazione», la definisce il sindaco Marco Potì.
Questa mattina alle 7 ci sarà il ritrovo presso il campo sportivo, da cui partirà un corteo che – oltre ai commercianti – raccoglierà anche i cittadini di Melendugno e dei comuni vicini, i sindaci No Tap, gli attivisti del presidio, i bambini della scuola di Melendugno e i loro genitori, i ragazzi del liceo di Martano. Si snoderà per le strade del paese fino a raggiungere piazza Monsignor Durante dove ci saranno gli interventi del portavoce del Movimento No Tap Gianluca Maggiore e del sindaco Marco Potì. A quel punto il corteo si sposterà sul lungomare Matteotti a San Foca per manifestare ancora contro il progetto e raggiungere il perimetro oltre il quale c’è il cuore del cantiere. «Non pensavamo diventasse una cosa così grande – ammette Sonia Santoro, portavoce dei commercianti – l’iniziativa si è diffusa e ha raccolto il 100 per cento delle adesioni. È nato tutto durante il presidio di San Basilio – continua – volevamo scuotere le coscienze, far capire che tutto ciò che accade è disastroso. Nessuno aveva il coraggio di farsi avanti e così mi sono fatta portavoce dell’intera categoria. Dieci giorni fa la prima assemblea, tre giorni dopo eravamo già cresciuti, ora siamo un fiume in piena. Nell’ultimo periodo le nostre attività sono state danneggiate dallo stato di assedio, dalla militarizzazione del territorio. Abbiamo deciso tutti di far parte di questa lotta liberamente. Non c’è stata alcuna pressione – conclude Santoro – siamo stati in ogni attività commerciale per chiedere l’adesione ad una battaglia che riguarda tutti indistintamente».
Il cartello affisso sulle vetrine, sulle saracinesche abbassate e sulle pagine Facebook racconta i motivi della lotta. «Chiudo per dignità – scrivono i commercianti – la nostra dignità non si vende ad una multinazionale straniera che sta devastando il territorio e la nostra economia. La nostra dignità non ha bisogno di un territorio militarizzato al servizio di Tap. La nostra dignità va oltre ogni forma di violenza che tutti, indistintamente, stiamo subendo. Chiudiamo oggi per difendere il futuro delle nostre attività: Tap ha garantito che non ci saranno ripercussioni sull’economia di questa terra, ma già da adesso, con i lavori non ancora iniziati, stiamo vedendo lo scempio che porterà quest’opera: zone rosse, posti di blocco, militarizzazione di un territorio, tutti eventi che stanno distruggendo la nostra economia. Non ci sarà futuro se oggi restiamo in silenzio. Noi non vendiamo la nostra dignità, noi non vendiamo la nostra terra».
Per il primo cittadino, si tratta di un’iniziativa che rimarrà nella storia di Melendugno. «Non ricordo a memoria di uomo una serrata generale di questa dimensione – afferma Marco Potì – Riuscire a rinunciare al proprio guadagno nel periodo prenatalizio, in una fase di crisi nera, vuol dire credere davvero nei valori della lotta. È un sacrificio notevole per i cittadini. Non hanno aderito solo negozi e supermercati, c’è la partecipazione di studi professionali, uffici, servizi di ogni tipo. È una bellissima prova di mobilitazione, cittadinanza attiva e solidarietà.