Il giallo della dinamica: sul banco degli imputati il binario unico

Il giallo della dinamica: sul banco degli imputati il binario unico
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 14 Giugno 2017, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 13:20
Un semaforo rosso ignorato, il binario unico che non concede vie di fuga e lo scontro. La dinamica è in parte diversa, ma ieri a molti è tornato alla mente quanto accaduto la mattina del 12 luglio del 2016, quando un impatto frontale tra due treni in corsa sulla linea ferroviaria Andria-Corato provocò 23 morti e 51 feriti. Ieri sulla tratta Lecce-Zollino, gestita da Ferrovie Sud Est, la tragedia è stata evitata “solo per miracolo”, come ha ammesso lo stesso governatore pugliese Michele Emiliano.
Sul “banco degli imputati”, anche questa volta, sale un sistema di sicurezza obsoleto, una rete ferroviaria ferma ancora al binario unico, soldi non spesi e investimenti in ritardo. Poco prima delle 17 e 30 due convogli affollati di turisti e pendolari si sono scontrati all’uscita della stazione di Galugnano: l’impatto non è stato violento ma ha provocato il ferimento di 15 persone.
Questa volta la fortuna ha voluto che il treno, appena partito, viaggiasse a bassa velocità, anche grazie al limite di 50 chilometri orari imposto – tra le polemiche - lo scorso settembre dall’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria sulle linee che non dispongono del sistema automatizzato Scmt. Secondo la ricostruzione fatta da Ferrovie Sud Est, uno dei due mezzi era fermo poco prima dell’ingresso di Galugnano, mentre l’altro è partito dalla stazione in direzione Lecce “non rispettando il segnale rosso”. Questa la tesi dell’azienda, ma gli investigatori non escludono l’ipotesi che la partenza a semaforo rosso possa essere stata provocata da un guasto meccanico ai freni: farà chiarezza la Procura. Ferrovie Sud Est e la Regione Puglia hanno avviato due indagini interne parallele. Come nel resto della Puglia, anche sulla tratta Lecce-Zollino i treni viaggiano su un unico binario e la rete ferroviaria non è attrezzata con il sistema Scmt, cioè quel computer capace di bloccare i convogli che si ritrovano per errore sullo stesso binario. Sulla linea salentina è installato un meccanismo di sicurezza più “arcaico”, conosciuto come “conta assi”: in sostanza, in caso di linea già impegnata da un treno, scatta il semaforo rosso per gli altri mezzi. Fse assicura che, in base alle loro verifiche effettuate subito dopo l’incidente, ieri pomeriggio il semaforo era funzionante.
Fatto sta che, come per la tratta Andria-Corato, i lavori di ammodernamento della rete sono in forte ritardo, nonostante la disponibilità dei fondi. A spiegarlo è la stessa Regione Puglia: con la programmazione 2007-2013 dei fondi europei (Fesr) furono stanziati 83 milioni di euro per la sicurezza ferroviaria, in particolare per il montaggio degli Scmt a bordo treno e a terra. Alle Ferrovie del Sud Est – sostiene l’assessore regionale ai Trasporti, Giovanni Giannini - furono assegnati 36 milioni che “la società – sottolinea - ha utilizzato solo in minima parte, non avendo rispettato il termine di scadenza per l’utilizzo dei fondi Por”. Nei mesi scorsi, le somme sono state implementate fino a circa 60 milioni di euro e riprogrammate con i Fesr 2014-2020. In sostanza, i soldi c’erano sin dal 2008 ma non sono stati utilizzati, tanto da rischiare di perderli. Dal canto suo, la nuova direzione di Fse, guidata dall’amministratore delegato Andrea Mentasti, sottolinea che si tratta di una situazione ereditata: Ferrovie Sud Est era sino a gennaio scorso sull’orlo del fallimento, affossata da oltre 250 milioni di euro di debiti. Poi, è intervenuta Fsi che ha assorbito l’azienda pugliese e ha avviato alcuni investimenti, tra questi l’installazione del Scmt. L’opera di ammodernamento, però, è iniziata dal nodo di Bari e solamente in una seconda fa arriverà anche in Salento: secondo le previsioni di Fse tutte le linee saranno attrezzate entro la fine del 2019. I primi lavori sono stati avviati già lo scorso anno e si concluderanno entro il 2017, investimento complessivo 19 milioni di euro. La seconda parte degli interventi di potenziamento infrastrutturale e tecnologico partiranno nelle prossime settimane e saranno conclusi entro il 2018 per la linea Bari-Taranto e nel 2019 per quella salentina, con un investimento pari a 53 milioni di euro. Entrambi gli interventi sono finanziati anche dalla Regione Puglia. Proprio per l’assenza del Scmt, l’Agenzia nazionale ha imposto da quasi un anno il limite dei 50 chilometri orari.
 
Intanto, sempre ieri il Tribunale di Bari ha dato il via libera al concordato preventivo proposto da Fse. Il piano di rientro dell’azienda è stato considerato conforme, un passaggio fondamentale per la sopravvivenza della società. Era stata la Procura barese a chiederne il fallimento nel luglio del 2016, ritenendo che non ci fosse speranza di salvare l’azienda affossata da circa 270 milioni di euro di debito. Il passaggio a Fsi, però, ha mutato lo scenario, ora – però - l’ultima parola spetterà ai circa 400 creditori che sono stati convocati dal giudice per il 12 dicembre: in quella data dovranno votare e dire se accettano o meno la proposta di pagamento dei debiti formulata da Ferrovie Sud Est. Il concordato che ha incassato l’ok del Tribunale prevede il pagamento del 100% dei debiti verso i creditori privilegiati e prededucibili, mentre i creditori chirografi riceveranno il 48,1% della somma vantata.
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