Il “giallo” dell’omicidio dell’imprenditore Mauro
«Dettagli finora trascurati»

Il “giallo” dell’omicidio dell’imprenditore Mauro «Dettagli finora trascurati»
di Attilio PALMA
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Domenica 18 Febbraio 2018, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 16:33

«L’unico obiettivo è assicurare l’assassino alla giustizia affinché il delitto di Giovanni Mauro non rimanga impunito». In questa frase, ma non solo, si inquadrano le ragioni della nuova opposizione depositata da Francesco Capoti, legale della famiglia dell’imprenditore 69enne trovato agonizzante il 19 settembre del 2012 nella sua villa di campagna a Gallipoli in contrada Macchiaforte e poi morto nove mesi dopo l’aggressione, alla richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci al giudice per le indagini preliminari Antonia Martalò.
Ragioni su cui stanno lavorando da alcune settimane anche la nota criminologa Roberta Bruzzone insieme alla sua assistente Isabel Martina per fare luce sul giallo finora irrisolto. L’imprenditore era in una pozza di sangue quando il nipote scoprì la tragedia intorno alle 13.30 di quasi sei anni fa. Mauro era riverso per terra nella parte interna della villa che affaccia sulla superstrada colpito alla testa probabilmente con un’arma da punta e taglio mentre era intento a disinnescare il meccanismo di blocco del cancello automatico (riparato da un tecnico proprio quella mattina verso le 8.30) che sarebbe stato quindi richiuso manualmente dal suo assassino. L’aggressore portò via con sé il portafoglio e il cellulare dell’imprenditore, che subì un vasto intervento chirurgico alla testa al “Vito Fazzi” di Lecce rimanendo in coma fino a spirare nel giugno dell’anno seguente. La ricostruzione del medico legale lascia supporre che la vittima abbia subito la maggior parte dei colpi già disteso al suolo o seduto e il rinvenimento di una chiave nel meccanismo di apertura automatica del cancello potrebbe supportare l’ipotesi che sia stato sorpreso chino vicino al motore.
L’assassino, d’impeto, preso da un moto di rabbia provocato da qualche precisa motivazione più che da premeditazione, potrebbe aver utilizzato per colpirlo un ceppo di legna da ardere accatastato in un’area della villa. Le indagini si concentrarono su un’amica 46enne (difesa all’avvocato Pompeo De Mitri) dell’imprenditore che venne iscritta nel registro degli indagati (e si avvalse della facoltà di non rispondere) con l’accusa di omicidio volontario ma l’alibi da lei fornito circa la sua presenza al mercato in compagnia della madre quella mattina, si rivelò solido (anche se alcuni commercianti dichiararono di averle vista solo in orario di chiusura) e il pm ritenne insufficienti gli elementi raccolti.
 

 

 
Quell’amica chiamò Mauro il 19 settembre alle 9.50, forse per darsi appuntamento, che la richiamò alle 10.14 magari per avvisarla di essere arrivato. In quest’ultimo caso, la telefonata durò solo otto secondi. La donna confermò di essere a conoscenza che l’imprenditore si sarebbe recato nella villa per via del guasto al cancello. Altro dato sono le celle telefoniche: se durante il periodo presunto in cui si è consumata l’aggressione (dalle 10.14 alle 10.37), la zona di copertura è compatibile sia con il mercato che con la villa, nella chiamata delle 10.14, il consulente tecnico aveva rilevato che la cella era conciliabile solo con quella dell’abitazione della vittima. In più, l’amica alle 11.13 si trovava in una posizione compatibile con la propria casa e non con l’area mercatale, dove, tra l’altro, madre e figlia non ci sarebbero state nello stesso momento dalle 8.50 alle 10.37.
«Intendiamo compiere – spiega Martina - una ricostruzione accurata delle tempistiche mai vagliate finora inquadrando tutti gli aspetti crimino-dinamici, vittimologici e psicologici. L’aggressione non è stata opera di un rapinatore o di un malintenzionato. Mauro conosceva il suo omicida».
Questo particolare sarebbe rafforzato dalla presenza delle ciabatte di Mauro distanti dal cadavere e pulite (solo una goccia di sangue) come se le avesse tolte per piegarsi più comodamente verso il cancello, gesto compiuto davanti, presumibilmente, ad una persona (o più persone) che conosceva. «Va ricostruito il tecnicismo degli orari e degli spostamenti», aggiunge la criminologa. A tal proposito non sarebbe attendibile la testimonianza fornita da un vicino che avrebbe raccontato di aver visto Mauro approssimarsi alla villa: gli orari forniti non sarebbero congruenti.

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