Google non cancella i sui dati, lui chiede i danni per 2 milioni

Google non cancella i sui dati, lui chiede i danni per 2 milioni
di Matteo CAIONE
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Giovedì 5 Ottobre 2017, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 16:39
Cita in giudizio Google e chiede 2 milioni di euro di risarcimento. Assolto in via definitiva per il sequestro di una bambina, un monteronese di 48 anni, trascina in tribunale i vertici del più importante motore di ricerca, lamentando il mancato rispetto del diritto all’oblio. L'uomo finì sotto processo con l’accusa di aver partecipato al rapimento di una bimba bulgara di sei anni, avvenuto la sera del 9 giugno 2014 nell’area mercatale di Monteroni. Ma per quel sequestro - un fatto di cronaca che ebbe risonanza mediatica nazionale - l’unica condanna è stata quella inflitta alla donna con cui si trovava quella sera. Lui invece è stato invece assolto per non aver commesso il fatto. E nei mesi scorsi ha presentato istanza a Google per la cancellazione dei dati personali attinenti alla vicenda. Ha rivendicato il diritto all’oblio. E cioè che il suo nome e il suo volto non fossero più associati su internet alla storia del rapimento. Il motore di ricerca ha però rigettato la richiesta. E il 48enne si è quindi rivolto al Garante della privacy chiedendo che venisse ordinata “la cancellazione/rimozione da Google delle informazioni a lui relative e riportate negli Url indicizzati e presenti nei risultati di ricerca”. Incassato un altro nulla di fatto, l’altro ieri - tramite il proprio legale, l’avvocato Daniele Scala - l'uomo ha citato in giudizio il legale rappresentante di Google inc, con sede negli Stati Uniti, chiamato a comparire all’udienza fissata a Lecce il prossimo 9 marzo presso il Tribunale civile di via Brenta.
 
Nell’atto di citazione si evidenziano alcuni aspetti, tra cui il “diritto al sereno svolgimento della vita sociale”, le “forti ripercussioni psicofisiche” che l'uomo continuerebbe a subire e quindi la tutela della sua salute “fortemente minacciata dalla propalazione” sul web di informazioni ritenute “ormai prive di rilevanza pubblica”.
A tre anni dai fatti e a due dall’assoluzione, la vittima chiede quindi che sia fatta giustizia anche sul web. Tant’è che da Google pretende un indennizzo dei danni morali e fisici per 2 milioni di euro. Stessa maxi-richiesta che, dopo il proscioglimento, ha inoltrato allo Stato; una domanda di riparazione per ingiusta detenzione: quasi 8 mesi tra carcere e domiciliari.
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