Gallipoli, attentato al custode del cimitero

Gallipoli, attentato al custode del cimitero
di Federica SABATO
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Novembre 2016, 20:36
Accuse, offese, ingiurie e parolacce. È questo il contenuto delle scritte che nella giornata di ieri, all’apertura del cimitero di Gallipoli, situato all’ingresso della città, sono apparse sulle pareti esterne che lo delimitano e sono continuate all'interno, dove sono stati effettuati anche vergognosi atti vandalici.
La scoperta è stata effettuata ieri mattina presto dal custode del  luogo di culto, Pietro Ungherese che, sorpreso e sconcertato, ha letto su alcune mura delle scritte veramente offensive rivolte proprio a lui nello specifico ed ha subito chiamato la polizia.
In alcune scritte, oltre a venire offeso, l’uomo era accusato di commettere dei furti all’interno delle cappelle e di procurarsi quindi del denaro rivendendo gli oggetti  preziosi. Le scritte che erano ben evidenti fin da quando si saliva dalla scalinata monumentale del camposanto, sono state coperte subito: ieri era il giorno dei defunti e i cimiteri sono stati particolarmente affollati.
Sul posto ieri mattina si sono riversate le volanti del commissariato di Gallipoli. Gli agenti, al comando del vicequestore aggiunto Marta De Bellis, e gli uomini della scientifica hanno effettuato i rilievi di rito e avviato le indagini. Un sopralluogo è stato effettuato anche dal vicesindaco con delega ai servizi cimiteriali, Cosimo Alemanno. Successivamente le scritte sono state cancellate, prima che il flusso di gente, in occasione della ricorrenza di Ognissanti e della visita ai defunti, diventasse sempre maggiore. Il “dispetto” al custode, potrebbe essere stato fatto appositamente in questi giorni, quando molte persone si recano al cimitero per omaggiare i propri cari che non ci sono più.
 L’uomo, che da tutti viene considerato una persona onesta, comunque ha sporto denuncia e si è difeso dalle accuse infamanti che lo indicano come un ladro. Diverse sono le ipotesi sul tavolo circa le cause dell’atto dimostrativo. È possibile che chi ha compiuto un gesto simile nei suoi confronti sia “interessato” proprio a quel posto di lavoro, ricoperto da Ungherese da diversi anni. Quindi, per ottenerne un allontanamento o un riposizionamento lavorativo, visto che è un dipendente comunale a tutti gli effetti, ha pensato di screditare la sua persona e la sua professionalità.
Ma chi ha voluto offenderlo ed umiliarlo non si è limitato solo a imbrattare i muri con la vernice. I poliziotti hanno accertato un ulteriore danno: l’ufficio dell’uomo, ubicato all’ingresso del camposanto, a lato della scalinata monumentale, è stato dato alle fiamme.  Le indagini ora dovranno stabilire chi ha imbrattato i muri con le scritte offensive e chi ha appiccato il fuoco con l’obiettivo non solo di causare danni materiali alle sue cose, ma anche di rovinargli la reputazione e quindi di procurargli un danno morale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA