Il contratto di Fedele scadeva il 31 ottobre del 2014 e non prevedeva la stesura della programmazione artistica 2015 che il maestro fece ugualmente (e gratuitamente) per permettere alla Ico, in piena crisi, di accedere ai finanziamenti regionali e ministeriali di quest’anno. Di quel cartellone la prima parte, cioè la stagione sinfonica primaverile, saltò perché, nel frattempo, c’era stata la messa in mobilità degli orchestrali, culminata, il 3 luglio scorso, nel licenziamento collettivo. Paradossalmente arrivato a tre giorni dalla comunicazione da parte del Ministero che la Ico avrebbe incassato un Fus pari a 500mila euro, 40mila in più dell’anno prima. «Una decisione, forse, prematura, perché, visto che l’erogazione di quella somma comportava determinati requisiti occupazionali, a mio parere, si sarebbe potuto almeno aspettare il 31 dicembre».
Proprio per quella decisione di licenziare i 37 orchestrali a tempo indeterminato, qualche giorno dopo, il Fus fu bloccato dal ministero, nonostante la Fondazione avesse, quasi subito, trovato un accordo con i sindacati riassumendo l’intero organico di 52 professori con contratti a tempo determinato e facendo partire l’8 agosto la stagione estiva. Ora, però, l’attività sinfonica è di nuovo ferma, in attesa che la Regione decida o meno di stanziare un ulteriore contributo straordinario di 370mila euro per arrivare fino alla fine dell’anno, subordinato alla presentazione di un piano di investimenti da parte della Fondazione.
«L’impossibilità di chiudere questa stagione sinfonica – rivela Fedele – mi ha messo in grandissimo disagio con gli artisti ospiti che avevamo contattato. A più riprese, infatti, continuano a sollecitarmi una risposta sul fatto se il loro concerto si faccia o no. L’orchestra ferma è certamente un problema occupazionale, ma è anche un problema reputazionale». E qui si arriva all’elemento che ha portato alle dimissioni del direttore artistico. «In queste condizioni - aggiunge lo stesso Fedele - non mi è sembrato opportuno né serio acconsentire alla richiesta che mi è stata fatta dalla Fondazione, qualche giorno fa, di presentare un’ulteriore programmazione per accedere alle sovvenzioni annuali della Regione Puglia. Come faccio ad interpellare altri artisti se non posso garantire l’attività a quelli invitati quest’anno? A Bari avrebbero capito questa difficoltà e probabilmente accettato un rinvio per la nostra Ico».
Il Cda ha scelto un’altra strada e si è affidato al vicepresidente Eraldo Martucci che ha stilato il programma per il 2016. «Mi fa piacere – conclude Fedele – che la Fondazione abbia trovato una soluzione di qualità all’interno del Cda, ma a questo punto il mio incarico di direttore artistico si svuota di ogni significato e utilità. Ai musicisti auguro di poter uscire presto e bene da una crisi che non meritano né come persone nè come artisti».