Filobus da smontare, a settembre
parte la trattativa con il ministero

Filobus da smontare, a settembre parte la trattativa con il ministero
di Paola ANCORA
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Domenica 13 Agosto 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 13:31
Filobus da smontare. Palazzo Carafa muove già i primi passi per capire come e in quanto tempo si potrà eliminare dalla città il sistema filoviario, con i suoi quasi mille pali e cavi sospesi intorni ai viali interni ed esterni di Lecce. Il sindaco e assessore alla Mobilità Carlo Salvemini ha già chiesto un incontro al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. «Aspetto di avere conferma e risposta sulla data del vertice - spiega il primo cittadino - che sicuramente ci sarà dopo la pausa tradizionale agostana dei lavori di Comune e ministero».
L’annuncio fatto durante la campagna elettorale ora è diventato parte integrante del programma di governo della Giunta Salvemini. Così il sindaco ribadisce oggi che «i numeri che mi vengono riportati dagli uffici dell’assessorato e dalla Sgm confermano che la gestione del filobus è insostenibile per le casse comunali e che non vi è, per la mobilità pubblica urbana, alcun beneficio nonostante i tanti anni di esercizio».
 
Significativi, per delineare l’inconsistenza numerica degli utenti del servizio di trasporto cittadino, i numeri contenuti nel bilancio 2016 della Sgm, pubblicato pochi giorni fa. L’azienda definisce assolutamente irrisorio il maggior ricavo, per 51mila euro annui, ottenuto da bus e filobus in particolare. Quest’ultimo costa alle casse dell’ente 1,2 milioni di euro ogni anno. I maggiori ricavi ottenuti l’anno scorso - specifica ancora Sgm - sono dovuti non al fatto che i leccesi abbiano cominciato a usare più spesso i mezzi pubblici, ma a incentivi e leggi che, in questi ultimi anni, hanno favorito le aziende dei trasporti. Consistente, invece, l’aumento degli incassi relativi alla sosta tariffata, cioè al parcheggio sulle strisce blu, per la gestione dei quali Sgm ha guadagnato 394mila euro in più rispetto al 2015.
Anche in questa cornice va inserita la richiesta di dimissioni avanzata da Salvemini al CdA della Sgm, come a quello della Lupiae: per presentarsi al ministero e squadernare le carte del filobus, il sindaco intende avere accanto un esperto del settore, una figura che possa affiancarlo sia nella progressiva disinstallazione del mezzo filoviario che nella successiva, e difficile, pubblicizzazione di Sgm, anche questa annunciata in campagna elettorale.
Nel corso della campagna elettorale, a Quotidiano i funzionari del ministero che seguirono la pratica del filobus all’inizio degli anni Duemila specificarono che smontarlo «non sarebbe un passaggio indolore». Ma Salvemini punta sul fatto di poter convincere il ministero, che ha finanziato quota parte dell’opera per 13 milioni e 297mila euro, di essere parte lesa in questa vicenda. Perché «Palazzo Carafa - disse allora - ha chiesto il finanziamento di un’opera su presupposti totalmente sbagliati, su volumi di traffico abnormi e inesistenti e attorno a un percorso errato, incapace di porsi al servizio dei bisogni dei cittadini. E siamo ancora in attesa di capire se nella progettazione della filovia si siano consumati intenti corruttivi, questione che è al vaglio degli inquirenti e che sarà un processo a chiarire. L’ipotesi è che il filobus sia stato realizzato perché così avrebbe deciso il consulente giuridico dell’allora sindaco della città, circostanza che ha indotto il Comune a costituirsi parte civile in quel processo».
Ragioni sufficienti - ritenute tali anche da autorevoli amministrativisti della città, come Luigi Quinto - per affrontare il vertice del prossimo settembre. Tanto più che non esiste una penale da pagare per smontare il filobus, come confermato dai funzionari del Comune e da tutti i documenti che ne autorizzarono il finanziamento e la costruzione: dalla legge 211 del 26 febbraio del 1992, con la quale sono stati stanziati finanziamenti per “Interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa”, all’accordo del 2004 fra l’allora ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi e il sindaco della città Adriana Poli Bortone.
 
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