Ex Agip, dal film al rifugio: sette anni di abbandono

Ex Agip, dal film al rifugio: sette anni di abbandono
di Leda CESARI
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Lunedì 1 Febbraio 2021, 13:11

Non si può certo dire che non le abbia viste tutte, un po' come quei personaggi dei romanzi d'avventura che riescono a toccare, nel breve lasso della loro esistenza, le vette del successo e gli abissi della dissoluzione, con la stessa sconvolgente intensità di un vivere che puntualmente comporta inenarrabili sofferenze per gli stessi e per gli altri: qualcuno la chiama predestinazione, altri lo chiamano karma, ma tant'è.


Una precisazione, però, si impone, nel caso dell'ex Stazione Agip, ai tempi del suo concepimento erano gli speranzosi anni '50 - miracolo di architettura avveniristica firmata dall'urbanista piacentino Mario Bacciocchi, al lavoro sulle sue mirabili linee mentre Enrico Mattei immaginava per l'Italia un futuro da superpotenza economica e petrolifera: sulla tolda di quella nave mai salpata del tutto non una linea di colpa, non un frammento di demerito, non una briciola di responsabilità per l'oblio in cui è progressivamente caduta. Perché è come se quella struttura così aliena in quel contesto urbano così meticcio, tra un obelisco commemorativo dei primi dell'Ottocento e un viale incapace di decidere tra ieri e domani, fosse vittima di una congiura malevola, di una maledizione antica, di un incantesimo invincibile: la Bella Addormentata Che Non Si Sveglia Mai.


Mai, e dico mai un Principe Azzurro capace di riportarla in vita, a rappresentare quanto meno, se non un presente dignitoso, un passato splendente. Ci aveva provato anche regista e concittadino onorario Ferzan Ozpetek, cinematograficamente fulminato dalla sua insolita bellezza tanto da girarci dentro anche molte scene di Allacciate le cinture, nel 2014, e poi sedotto dall'idea di gestire la Stazione, con una cordata di amici imprenditori leccesi, per trasformarla in un bar letterario capace di attirare artisti da tutto il mondo. Era l'ultimo brandello di amministrazione Perrone, il regista era ancora in luna di miele con la città dopo i fasti di Mine vaganti e sperava di bissare il successo anche turistico che Lecce aveva ottenuto dopo quel ciak a dir poco provvidenziale. Bando vinto, progetto pronto, ma poi la Strega cattiva (che in questo Paese veste spesso i panni della malvagia Burocrazia) ci aveva messo lo zampino: la cordata capeggiata da Ozpetek, a quanto pare ancora molto amareggiato sul tema, avrebbe dovuto affrontare costi cospicui (almeno 500mila euro) per rimettere la Stazione a nuovo a fronte di un lasso di tempo davvero esiguo per valerne lo sforzo: solo nove anni di affitto.

Così la cordata, al momento della firma di quel contratto, si era tirata indietro. Poi, il passaggio dall'era di Paolo Perrone, sindaco che nel frattempo aveva rilevato a sorpresa la struttura 40mila euro contro i 300mila originariamente richiesti dall'Eni, dietro minaccia di un ordine di demolizione - all'era di Carlo Salvemini.
Si sa, le amministrazioni, di qualunque colore esse siano, non sono mai troppo tenere con i progetti nati sotto l'egida di chi li ha precedute, di qualunque colore esso fosse.

Invece, il nuovo primo cittadino aveva già annunciato, ai tempi della sua campagna elettorale, che l'ex Stazione sarebbe stata perfetta per diventare uno spazio innovativo utile a promuovere l'offerta turistico-culturale della città. Era il 2017. Sono passati quattro anni e al momento per l'ex Agip, nell'attesa di essere resuscitata dal bacio di un finanziamento Cis ovvero quando la Strega cattiva scioglierà l'incantesimo a vantaggio del nuovo Principe Azzurro - c'è Salvemini che respinge le voci «di una possibile vendita a privati perché ci sono iniziative di cui daremo comunicazione prossimamente». Alla gloriosa Stazione non resta che offrire rifugio ad un homeless straniero che ne condivide gli spazi con altri compagni di strada, e fors'anche con il venditore di tappeti che, talvolta, vi si accampa con il suo carretto la mattina.


Il simbolo dell'abbandono, insomma. Enrico Mattei, che di motivi per farlo ne ha ogni giorno tanti, è costretto a rivoltarsi nella tomba. Un paio d'anno fa - racconta Maurizio Buttazzo, creativo che nel 2018 ha tentato di interrompere il sonno della Bella con tre mostre fotografiche in esterno il tentativo di immaginare un futuro diverso per la struttura: «La risposta? Sempre la stessa: non ci sono soldi. E noi ne avevamo già spesi abbastanza per le prime iniziative». E oggi la Stazione vive il suo triste destino da dormitorio, deposito di merce da svendere a poco prezzo, teatro di improvvisati falò anti-freddo, e guai a chi dice il contrario. Nulla di male, beninteso, se non fosse che trattasi di bene pubblico, status poco conciliabile con le rivendicazioni proprietarie di chicchessia. L'assessore comunale ai Servizi sociali, Silvia Miglietta, dal canto suo, avverte che la situazione è temporanea, e comunque monitorata: «Siamo a conoscenza del fatto che da qualche tempo la coppia di senzatetto che prima aveva occupato i locali dell'ex Manifattura Tabacchi si è trasferita, se così si può dire, presso la Stazione ex Agip, forzandone la porta d'ingresso e installando un catenaccio con un lucchetto del quale possiede le chiavi. I Servizi sociali conoscono bene le persone in questione, e abbiamo come è doveroso offerto alternative abitative temporanee associate a percorsi di reinserimento».


Risultato: nessuno. «Gestendo il caso con la cautela e la consueta attenzione - aggiunge l'assessore - si è preferito non procedere immediatamente allo sgombero, in coincidenza con i giorni più freddi dell'anno. Ma sarà inevitabile farlo, soprattutto per motivi di sicurezza, e tornare a proporre a queste persone l'alternativa di Masseria Ghermi, oltre a percorsi di reinserimento sociale».


Il consigliere comunale d'opposizione, Andrea Guido, minaccia sfracelli: «Bel biglietto da visita per Lecce, con i turisti che scendono dai pullman e all'ingresso del centro storico vedono questo degrado. Andremo a fondo di questa vicenda. Non sappiamo neppure se la struttura sia ancora stabile: se crollasse con queste persone dentro, di chi sarebbe la responsabilità?». E la Bella Addormentata continua a dormire.

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