Eredità e divorzi: Salento al top delle liti giudiziarie

Eredità e divorzi: Salento al top delle liti giudiziarie
di Alessandro CELLINI
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Giovedì 22 Giugno 2017, 13:47
Al Sud si litiga di più. E Lecce non fa eccezione: il numero di nuovi procedimenti arrivati nel Tribunale civile fotografa una situazione ben poco lusinghiera. Il capoluogo salentino è al 21esimo posto su 140 tribunali italiani. Escludendo Roma e Milano, le prime 40 posizioni sono occupate da città del Mezzogiorno. Una spaccatura considerevole, se si guarda ai numeri. A Lecce nel 2016 ci sono state 2.269 nuove cause ogni centomila abitanti. Per avere un metro di paragone, si può prendere la prima in classifica, Catanzaro, dove l’anno scorso la quota di contenziosi civili ogni 100mila abitanti è schizzata a quasi 6mila; ma si può prendere anche l’ultima in graduatoria, Belluno, che evidentemente è la città con meno litigi in Italia: solo 768 procedimenti civili ogni 100mila abitanti.
Ma quali sono le materie in cui i salentini appaiono più litigiosi? Le quattro mura di casa sono indubbiamente il luogo in cui sorgono la maggior parte dei conflitti. A testimoniarlo ci sono i numeri: Nel 2016 i nuovi procedimenti in materia di famiglia presentati al tribunale civile di via Brenta sono stati 251; appena due anni prima erano 174. Un aumento del 44,25 per cento. Aumento che si registra anche nella categoria di separazioni e divorzi contenziosi: l’anno scorso sono stati 2.141, a fronte dei 1.924 del 2014, che si traduce in una crescita del 19,83 per cento. L’incremento si registra anche in materia di successioni (+4,85 per cento) e nei procedimenti di ingiunzione (+12,73 per cento).
In controtendenza i contenziosi in tema di assistenza e previdenza, che calano del 9,97 per cento, e quelli relativi alle esecuzioni mobiliari e immobiliari, crollati del 24,94 per cento. Complessivamente, il Tribunale civile di Lecce ha visto calare - seppure in maniera quasi impercettibile - le nuove cause: dal 2014 al 2016 la tendenza è stata al ribasso, con un calo dell’1,46 per cento. La cosiddetta “clearance rate”, ovvero il rapporto tra procedimenti definiti con sentenza e procedimenti sopravvenuti è di 1,027: questo vuol dire che il numero di cause arrivate alla fine sono numericamente uguali a quelle che giungono di anno in anno alle cancellerie del Tribunale.
Insomma, la giustizia civile rimane il grande buco nero del sistema giudiziario italiano, sebbene negli ultimi anni si sia fatto qualche passo in avanti. L’arretrato è diminuito (su scala nazionale si è passati dai 2,8 milioni di procedimenti del 2013 ai 2,3 del 2016. E anche la durata dei processi - vero e proprio tallone d’Achille del sistema - pur diminuita, è ancora a livelli insostenibili: in media, per giungere a sentenza, bisogna aspettare 981 giorni.
Un quadro ben poco rassicurante, dunque, nel quale appare nettissima la differenza tra Nord e Sud. Questo dipende da tanti fattori: dall’approccio culturale, dai servizi sul territorio e anche da fattori economici.
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