Droga e Scu, inchiesta nel 2011. Sindaco e giunta si affidano al legale per chiedere i danni a giornali e tv

Droga e Scu, inchiesta nel 2011. Sindaco e giunta si affidano al legale per chiedere i danni a giornali e tv
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Mercoledì 28 Ottobre 2015, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 09:53
L’amministrazione del sindaco Paolo Perrone ha dato mandato all’avvocato Roberto De Matteis di capire «se la condotta degli organi di stampa e dei loro responsabili, nonché le dichiarazioni di singoli, abbiano leso l’onore e il decoro del Comune, anche al fine di intraprendere eventuali azioni risarcitorie in sede civile e a richiedere l’attivazione delle opportune iniziative in ambiento deontologico-disciplinare». Motivo: la cronaca dell’operazione “Augusta”, riportata da tutte le testate locali e nazionali, quotidiani e televisioni nell’ottobre 2011, ben quattro anni fa. Scattata in quei primi giorni dell’autunno 2011, “Augusta“ portò all’arresto di 49 persone. E servì a stringere le manette ai polsi dei nuovi luogotenenti della Sacra corona unita, i burattinai del racket e dello spaccio di droga. In questo quadro, si ipotizzò anche la cessione di cocaina ad alcuni esponenti della politica cittadina e del mondo delle professioni.



Quattro anni più tardi Perrone e la sua Giunta - unica eccezione al voto unanime sulla delibera, Luciano Battista - hanno deciso di consegnare nelle mani di un legale esterno al Comune «copia di stralci giornalistici, copia di dichiarazioni rese alla stampa da politici locali, copia di trascrizioni di messaggi telefonici intercorsi fra il sindaco Perrone e i responsabili degli organi di stampa, copia di dichiarazioni rese da cittadini su social network in merito alla vicenda, copia del comunicato stampa dell’8 ottobre 2011 a firma del procuratore capo Cataldo Motta».



E sulla scorta di questa documentazione, la Giunta chiede all’avvocato De Matteis «un parere in ordine alla eventuale, possibile sussistenza di condotte illegittime e/o deontologicamente scorrette» per intraprendere «eventuali azioni giudiziarie nell’interesse del Comune e/o di richiedere l’attivazione di procedimenti disciplinari a carico di chi di dovere».



Nella sua relazione alla Giunta riunitasi il 26 ottobre scorso (la pubblicazione dell’atto on line è stata effettuata solo ieri ndr), Perrone parla di una «campagna stampa, sia riferita a testate locali che nazionali, alimentata da interventi di esponenti politici locali, conseguente all’operazione di polizia giudiziaria denominata “Augusta”» e che «portava all’attenzione dell’opinione pubblica il presunto utilizzo di sostanze stupefacenti da parte di componenti dell’amministrazione del Comune».



Più specificatamente, «nella prima settimana di ottobre - prosegue Perrone - organi di stampa nazionali e locali, attraverso l’asserito utilizzo di presunte fonti sicure, reiteratamente, evidenziavano la presunta sussistenza di collegamenti fra componenti dell’amministrazione del Comune e componenti dei clan malavitosi locali al fine dell’asserito approvvigionamento di sostanze stupefacenti da parte dei primi».



Ancora. Quello che Perrone definisce nella delibera un «vigoroso attacco mediatico» alla Giunta, «si chiudeva, finalmente l’8 ottobre 2011 - ricostruisce il primo cittadino - con l’ausilio di un comunicato stampa del procuratore Cataldo Motta che chiariva l’assoluta “infondatezza” delle suddette notizie».



Nella nota, Motta scriveva che «non è stata intercettata e non c’è agli atti delle indagini alcuna conversazione telefonica... e non è risultato, neanche durante i servizi di osservazione, alcun contatto dal quale possa ritenersi, ricavarsi o comunque desumersi che alcun politico, parlamentare, consigliere o assessore comunale, provinciale o regionale avesse acquistato, acquistasse o dovesse acquistare qualsivoglia tipo di droga ovvero ne avesse fatto, ne facesse o dovesse farne uso».



Si legge ancora nel provvedimento che l’amministrazione di Lecce, «nonostante il tempo trascorso» - cioè quattro anni - «ha interesse a capire se la condotta dei predetti organi di stampa e dei suoi responsabili, nonché le dichiarazioni di singoli, abbiano leso l’onore e il decoro del Comune».



E «vista la delicatezza delle questioni trattate, che involgono anche l’analisi di dichiarazioni rese da esponenti politici già amministratori dell’ente e componenti dell’assiste comunale, si reputa necessario affidarsi a professionalità esterne all’ufficio legale del Comune». Da qui la scelta di dare incarico all’avvocato De Matteis e di «demandare al dirigente competente l’adozione di tutti gli atti connessi e consequenziali, ivi compreso l’impegno di spesa per i compensi dovuti al succitato professionista».

P.Anc.