Mafia, quella dei gruppi a cavallo fra Lecce e Lizzanello, con i fratelli De Matteis, Maurizio Briganti ed Andrea “Vernel” Leo. Droga, l’immancabile target della Scu salentina. Ma “Network” con il blitz del 26 febbraio dell’anno scorso aveva messo in luce anche una serie di estorsioni ai lidi ed ai bar, non denunciati come tuonò nella conferenza stampa il procuratore e capo della Dda, Cataldo Motta. Una scelta pagata con una condanna a quattro mesi di reclusione (un anno la richiesta dell’accusa) per favoreggiamento, da Andrea Fasiello, 28 anni, di Vernole, gestore del “Lido San Basilio” di San Foca. Mario Greco del “Kale Kora” e Giuseppe Perfetto del bar “Typhoon” di Torre Dell’Orso hanno scelto invece il processo con il rito abbreviato.
Che i lidi ed i bar fossero finiti sotto estorsione nella spartizione del territorio fra il clan di Lecce e quelli di Vernol e Lizzanello è stato un tema che ha trovato sostegno nelle dichiarazione dei collaboratori di giustizia Alessandro Verardi e Gioele Greco. Nell’estate del 2011 i clan avrebbero battuto cassa per pretendere anche il 25 per cento dei guadagni, ma accontentandosi pure di pagamenti ridotti e rateizzati. Con queste ed altre accuse Tonino Caricato e Francesco Pastore hanno preso 20 anni di reclusione: rispondevano di aver prelevato il titolare di un lido, di averlo portato davanti ad Alessandro Verardi (sei anni, la condanna, con la riduzione prevista per i collaboratori di giustizia) quando era latitante, per costringerlo a versare settemila euro. Le condanne comprendono altre due estorsioni ad attività sviluppatesi sotto l’impulso del boom turistico del Salento.
Vent’anni anche a Luigi Santoro, e 15 a Gregorio Leo, collocati con Caricato, Pastore e Verardi in altre due spedizioni con la divisa degli esattori della Scu. Dodici anni sono stati inferti ad Andrea Carmine Pariti per l’estorsione al “Typhoon”.
Il processo conclusosi ieri sera ha visto inoltre tre assoluzioni: quella di Federico Perrone, di Federico Amaranto e di Alessandro Greco. Ed anche la condanna per chi, come Francesco Mungelli, il pubblico ministero Cataldi aveva chiesto l’assoluzione: 8 anni.
Tre mesi per il deposito della sentenza e se ne riparlerà in Appello. Intanto la sentenza di primo grado ha detto che sì, la Scu, aveva alzato il tiro sulle attività economiche per ampliare gli introiti. A questo proposito il giudice che emise le ordinanze di custodia cautelare, Alcide Maritati, osservò: “Gli imprenditori diventano bancomat della malavita organizzata”.