Una Corte d'appello per ogni regione, Lecce in bilico

Una Corte d'appello per ogni regione, Lecce in bilico
di Veronica VALENTE
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Venerdì 27 Novembre 2015, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:18

Un’unica Corte d’appello per regione. È questo il modello al quale s’ispirerebbe un nuovo capitolo della geografia giudiziaria, al quale sta lavorando la commissione presieduta da Michele Vietti istituita, a settembre, dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. Stando a quanto emerso durante il congresso dell’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) di Padova, alla fine di ottobre, il progetto dovrebbe prendere sostanza entro la fine dell’anno, per poi essere presentato alle commissioni giustizia di Camera e Senato.

Cosa accadrà in Puglia? Spariranno la sede di Lecce e, di conseguenza, quella distaccata di Taranto che finirebbero così in un unico “calderone” a Bari? È un’ipotesi che non trova ancora conferme ufficiali. Ma è certa l’intenzione del ministro di dare una sforbiciata alle Corti d’appello ritenute superflue. Lo stesso Guardasigilli l’aveva annunciata in più occasioni per rispondere in modo più efficiente alla domanda di giustizia.

Le ultime notizie, però, contemplavano l’idea di trasferire solo la Corte d’appello di Taranto a Lecce, città che ancora non si è ripresa dagli effetti del precedente “restyling”. A settembre, infatti, è stato ultimato il “trasloco” nel capoluogo salentino delle sedi distaccate del tribunale. Dopo quelle di Tricase, Galatina, Campi Salentina e Gallipoli (“cancellate” dal decreto legislativo del 7 settembre 2012, n.155), sono arrivate anche quelle di Casarano, Nardò e Maglie.

La prima era rimasta in vita grazie alla battaglia giudiziaria intrapresa dalla camera forense e dall’amministrazione locale, conclusa però lo scorso giugno davanti al Consiglio di Stato che ne ha decretato la chiusura definitiva; le altre due, invece, erano rimaste operative, grazie al decreto ministeriale dell’8 agosto 2013 per due anni, ma solo per il disbrigo degli affari civili ordinari. Il risultato è che i problemi logistici e organizzativi si sono ingigantiti nella città barocca: più traffico, pochi parcheggi, maggiori costi e disagi per quei cittadini, avvocati, forze dell’ordine che percorrono ogni giorno chilometri per raggiungere i tribunali del capoluogo.

Ed è proprio questa una delle questioni più calde della protesta del Foro di Lecce, protagonista di uno sciopero senza sosta per più di tre mesi, dal febbraio al maggio del 2014, e a seguire, di astensioni a scacchiera (dal 22 al 27 settembre, dal 20 al 25 ottobre, dal 17 al 22 novembre, dal 29 al 30 giugno scorsi), culminate nell'occupazione simbolica, lo scorso ottobre, del tribunale di via Brenta, sede della giustizia civile.

Il precedente capitolo che ha ridisegnato la geografia giudiziaria non ha risparmiato le città di Brindisi, con il trasferimento nel capoluogo messapico delle sedi di Ostuni, Mesagne, Fasano e Francavilla, e Taranto, che ha dovuto riassorbire Manduria, Grottaglie, Martina Franca e Ginosa.

Ed ora che in cantiere c’è il progetto che con un colpo di spugna eliminerebbe le Corti d’appello, accorpandole in un’unica città per regione, è facile immaginare cosa accadrà in Puglia. Magistrati e personale di cancelleria sarebbero costretti a “traslocare”. Le distanze si dilaterebbero ancor di più a svantaggio di avvocati e cittadini, costretti a sostenere di tasca propria l’onere di trasferte magari su mezzi pubblici fatiscenti e lenti.

Insomma, il rischio - ventilato da più parti - è che le persone rinuncino ad impugnare le sentenze di primo grado, soprattutto quelle che non possono sostenere le spese di un viaggio. La giustizia quindi diventerebbe un servizio più “lontano”, più costoso e più faticoso.