Copiate le "Carose". Blitz nelle gioiellerie, sequestri e sei indagati

Copiate le "Carose". Blitz nelle gioiellerie, sequestri e sei indagati
di Erasmo Marinazzo
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Sabato 21 Novembre 2015, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 17:30

Sequestrate 96 collanine sul presupposto che siano copie del gioiello creato a Nardò. Copie de “Le Carose” che, di fatto, ha creato una nuova tendenza con il ciondolo a forma di bambolina in varie sfumature, materiali e colori. Sei gli indagati per le ipotesi di reato di contraffazione di marchi come pure per “fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale”. Quattro commercianti salentini e due produttori di Salerno e di Frosinone sono finiti nel fascicolo dell’inchiesta del pubblico ministero Massimiliano Carducci e dei finanzieri del Nucleo operativo “Gruppo Lecce”.

I sequestri hanno interessato nei giorni scorsi tre gioiellerie del centro di Lecce ed una di Surbo, dove la Guardia di finanza ha tolto dal commercio collanine con la bambolina che imiterebbero “Le Carose” dell’azienda neretina “Toco d’Encanto Gioielli”. L’esposto che ha dato il via alle indagini è stato una iniziativa dei soci di “Toco d’Encanto”, dopo aver verificato la diffusione anche nel Salento di gioielli e di bigiotteria con la riproduzione del disegno della sua bambolina. Un caso analogo si è verificato ad aprile scorso a Prato con i sequestri di oltre un milione e 700mila pezzi, perquisizioni in 42 fra negozi e magazzini, ad opera anche lì della Guardia di finanza. Ma si trattava di bigiotteria prodotta in Cina, con materiali e disegni ad imitazione sì dei gioielli delle collanine dell’azienda neretina ma di scarsa qualità: il costo, infatti, si aggirava attorno ai 13 euro a pezzo a fronte dei 45 euro di partenza per un originale de “Le Carose”.

Il livello qualitativo è di ben altra fattura nell’inchiesta salentina. Anche perché le aziende di Salerno e Frosinone finite sotto i riflettori della Procura sono aziende certificate e specializzate nella produzione di gioielli. Una di queste, peraltro, ha in corso un processo civile con la “Toco d’Encanto” sull’unicità e l’originalità de “Le Carose”. L’inchiesta penale ha toccato anche questo aspetto, poiché la Guardia di finanza ha verificato nella banca dati del Ministero dello Sviluppo economico se le due aziende fornitrici delle gioiellerie salentine avessero registrato un disegno di bambolina fra le loro creazioni. L’interrogazione sul sito della Direzione generale per la lotta alla contraffazione è stata negativa.

Un altro riscontro è arrivato direttamente dalla “Toco D’Encanto” ed in particolare da uno dei soci. Stefano Ronzino, l’ideatore de “Le Carose”, ha visionato una per una le foto delle 96 collanine sequestrate per poi attestare che fossero false: nel disegno, nel modello, nei colori e nei materiali. E’ ragionevole ritenere ora su questa vicenda giudiziaria andrà a pesare soprattutto la parola dei periti delle difese e dell’accusa per stabilire se tra le collane sequestrate e quelle originali ci sia una somiglianza tale da poter considerare le prime una copia. Al punto in cui è arrivata ora l’inchiesta, e siamo ancora alle prime battute, c’è stata nella tarda mattina di ieri una prima pronuncia sulla sussistenza dei requisiti per sequestrare le collanine: il Tribunale del Riesame (presidente-relatore Stefano Marzo, a latere Anna Paola Capano ed Antonio Gatto) ha rigettato la richiesta di dissequestro presentata da un gioielliere di Lecce. Il caso è ora al vaglio anche del collegio difensivo formato da Gabriella Mastrolia, Giovanna Tornese, Alessandro Caprioli, Teresa D’Andria e Luisa Carpentieri.

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