«Il turismo ci ha dato la soddisfazione più grande»: parola di Alfredo Prete che, dopo 16 anni e tre mandati consecutivi, da oggi non è più presidente della Camera di commercio di Lecce.
«Avrei potuto continuare il mandato fino a ottobre, nelle more delle elezioni del nuovo presidente, ma preferisco congedarmi subito dall'incarico istituzionale e dedicarmi alla mia attività, perché ora più che mai ce n'è bisogno», spiega il presidente uscente: la crisi economica post Covid ha messo a dura prova tutto il tessuto imprenditoriale, ma è proprio il turismo a pagare in questo momento le conseguenze più dure della chiusura delle frontiere e del distanziamento sociale. Proprio il cavallo di battaglia di Prete, che è alla terza generazione della conduzione del Lido York di San Cataldo, stabilimento balneare fondato dal nonno Alfredo nel lontano 1932.
Quarant'anni dopo, il papà York buttò giù tutto e dette forma all'attuale architettura dello stabilimento: «A mio padre devo tutto: seguo l'impresa di famiglia da sempre ed è grazie a lui che sono diventato presidente di Confcommercio prima, e della Camera di Commercio, dopo», rivela l'imprenditore leccese, che divenne il leader della terza istituzione provinciale a soli 40 anni. E che oggi, a 56 anni, è tra i più giovani presidenti italiani uscenti.
In oltre tre lustri, le cose sono cambiate tanto per il tessuto produttivo salentino: «Quasi un'eternità, rispetto al lontano 2004: l'economia locale è stata in balìa di alti a bassi, ma soprattutto negli ultimi anni il trend ha rallentato di parecchio il passo questo l'excursus di Prete . Sono andati in crisi settori portanti del nostro territorio, come l'edilizia e il Tac: anche se, in quest'ultimo caso, la grande maestria delle nostre sarte ha fatto sì che le più grandi case di moda si siano rivolte a noi per lavorare in conto terzi e produrre pezzi di altissima qualità. Gli unici capisaldi rimasti sono Meltin' Pot e Barbetta di Nardò».
Il comparto che ha siglato maggiori margini di crescita, invece, è stato il turismo. «Sono stato il primo a credere nella forza rivoluzionaria dell'evento Notte della Taranta, lanciato da Sergio Blasi, e nel marchio Salento d'amare, nato dalla preziosa sinergia con l'allora Presidente della Provincia Ria, con il Comune di Lecce e con l'Apt: sono questi i simboli dell'ascesa turistica del territorio e non è casuale che uno chef stellato come Carlo Cracco abbia inserito nel suo menu il gambero viola di Gallipoli e la polpa di riccio. E poi c'è Agrogepaciok, diventata ormai fiera cult dell'agroalimentare, grazie alla quale abbiamo fatto arrivare i più grandi maestri come Heinz Beck ed Ernst Knamm. E ancora, grazie alla nostra pubblicazione sui prodotti tipici, Salento sapori e profumi, abbiamo fatto ottenere al pasticciotto, al fruttone, alla patata Sieglinde di Galatina il riconoscimento di tipicità da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali».
Certo, questa terna di mandati lascia anche qualche rammarico: «Il problema della xylella fastidiosa sarebbe dovuto essere affrontato fin dall'inizio e in maniera più compatta: ci sono state troppe divisioni all'interno delle associazioni categoria e ognuno ha portato avanti la sua battaglia. E ora ci troviamo un cimitero di ulivi».
Quattro mesi di pandemia, inoltre, hanno lasciato molte macerie, che saranno visibili solo a fine anno: secondo la stima Sismografo di Unioncamere Puglia, nel 2021 chiuderanno 5.000 aziende salentine, con una perdita di 14.000 posti di lavoro. «La situazione è complicata, soprattutto se si dovesse verificare la seconda ondata di coronavirus», commenta l'ex presidente della Camera di commercio. Ora la palla passa al vicepresidente, Vincenzo Benisi, imprenditore della Megatex.
Camera di Commercio, Prete lascia dopo 16 anni: il bilancio delle attività e lo sguardo al futuro
di Serena COSTA
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Lunedì 22 Giugno 2020, 13:05
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