Camera di Commercio, Prete lascia dopo 16 anni: il bilancio delle attività e lo sguardo al futuro

Camera di Commercio, Prete lascia dopo 16 anni: il bilancio delle attività e lo sguardo al futuro
di Serena COSTA
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Lunedì 22 Giugno 2020, 13:05
«Il turismo ci ha dato la soddisfazione più grande»: parola di Alfredo Prete che, dopo 16 anni e tre mandati consecutivi, da oggi non è più presidente della Camera di commercio di Lecce.
«Avrei potuto continuare il mandato fino a ottobre, nelle more delle elezioni del nuovo presidente, ma preferisco congedarmi subito dall'incarico istituzionale e dedicarmi alla mia attività, perché ora più che mai ce n'è bisogno», spiega il presidente uscente: la crisi economica post Covid ha messo a dura prova tutto il tessuto imprenditoriale, ma è proprio il turismo a pagare in questo momento le conseguenze più dure della chiusura delle frontiere e del distanziamento sociale. Proprio il cavallo di battaglia di Prete, che è alla terza generazione della conduzione del Lido York di San Cataldo, stabilimento balneare fondato dal nonno Alfredo nel lontano 1932.

Quarant'anni dopo, il papà York buttò giù tutto e dette forma all'attuale architettura dello stabilimento: «A mio padre devo tutto: seguo l'impresa di famiglia da sempre ed è grazie a lui che sono diventato presidente di Confcommercio prima, e della Camera di Commercio, dopo», rivela l'imprenditore leccese, che divenne il leader della terza istituzione provinciale a soli 40 anni. E che oggi, a 56 anni, è tra i più giovani presidenti italiani uscenti.
In oltre tre lustri, le cose sono cambiate tanto per il tessuto produttivo salentino: «Quasi un'eternità, rispetto al lontano 2004: l'economia locale è stata in balìa di alti a bassi, ma soprattutto negli ultimi anni il trend ha rallentato di parecchio il passo questo l'excursus di Prete . Sono andati in crisi settori portanti del nostro territorio, come l'edilizia e il Tac: anche se, in quest'ultimo caso, la grande maestria delle nostre sarte ha fatto sì che le più grandi case di moda si siano rivolte a noi per lavorare in conto terzi e produrre pezzi di altissima qualità. Gli unici capisaldi rimasti sono Meltin' Pot e Barbetta di Nardò».

Il comparto che ha siglato maggiori margini di crescita, invece, è stato il turismo. «Sono stato il primo a credere nella forza rivoluzionaria dell'evento Notte della Taranta, lanciato da Sergio Blasi, e nel marchio Salento d'amare, nato dalla preziosa sinergia con l'allora Presidente della Provincia Ria, con il Comune di Lecce e con l'Apt: sono questi i simboli dell'ascesa turistica del territorio e non è casuale che uno chef stellato come Carlo Cracco abbia inserito nel suo menu il gambero viola di Gallipoli e la polpa di riccio. E poi c'è Agrogepaciok, diventata ormai fiera cult dell'agroalimentare, grazie alla quale abbiamo fatto arrivare i più grandi maestri come Heinz Beck ed Ernst Knamm. E ancora, grazie alla nostra pubblicazione sui prodotti tipici, Salento sapori e profumi, abbiamo fatto ottenere al pasticciotto, al fruttone, alla patata Sieglinde di Galatina il riconoscimento di tipicità da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali».

Certo, questa terna di mandati lascia anche qualche rammarico: «Il problema della xylella fastidiosa sarebbe dovuto essere affrontato fin dall'inizio e in maniera più compatta: ci sono state troppe divisioni all'interno delle associazioni categoria e ognuno ha portato avanti la sua battaglia. E ora ci troviamo un cimitero di ulivi».

Quattro mesi di pandemia, inoltre, hanno lasciato molte macerie, che saranno visibili solo a fine anno: secondo la stima Sismografo di Unioncamere Puglia, nel 2021 chiuderanno 5.000 aziende salentine, con una perdita di 14.000 posti di lavoro. «La situazione è complicata, soprattutto se si dovesse verificare la seconda ondata di coronavirus», commenta l'ex presidente della Camera di commercio. Ora la palla passa al vicepresidente, Vincenzo Benisi, imprenditore della Megatex.
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