Don Ciotti cittadino onorario. L'abbraccio con la famiglia del caposcorta di Falcone, Antonio Montinaro

Don Ciotti cittadino onorario. L'abbraccio con la famiglia del caposcorta di Falcone, Antonio Montinaro
di Mariella COSTANTINI
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Martedì 24 Maggio 2016, 20:55

Prima la commemorazione della strage di Capaci a Palermo, poi, il giorno dopo, l’abbraccio con i familiari di Antonio Montinaro. Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera e da ieri cittadino onorario di Calimera, racconta di avere quest’abitudine da anni. Un appuntamento al quale non è mancato neanche questa volta, anche se ora il legame con la terra di Antonio è ancora più forte. In un’affollata aula consigliare il testimonial per eccellenza dell’opposizione alla mafia, ha ricevuto la cittadinanza onoraria del comune griko. A conferirla il Consiglio Comunale riunito in seduta straordinaria. “Per l’esempio di una vita ispirata ai fondamentali valori umani della solidarietà, dell’amore,dell’aiuto agli ultimi, dell'instancabile impegno nella lotta e il contrasto di ogni forma di illegalità” la motivazione con la quale il primo cittadino Francesca De Vito gli ha consegnato la simbolica pergamena.

Un impegno ancora più forte quello preso ieri dal Consiglio aperto alla cittadinanza e che ha ospitato tra i banchi anche il presidente della Regione Emiliano e il prefetto Claudio Palomba: l’adesione ad Avviso Pubblico, l’Associazione che attraverso un codice etico impegna gli enti locali a promuovere la cultura della trasparenza e della legalità.

Ad abbracciare don Ciotti l'intera famiglia del capo scorta di Falcone morto a 29 anni insieme a Rocco Dicillo e Vito Schifani: la moglie Tina, le sorelle Matilde e Luigina, il figlio più piccolo Giovanni. A pochi metri, in piazza del Sole, la teca con la Quarto Savona 15, la Fiat Croma guidata da Antonio.
 

 

«Questo riconoscimento non viene dato a me- ha detto don Ciotti- ma a una storia fatta di tanti volti, quelli delle vittime innocenti della mafia, che l’associazione Libera rappresenta. Perché è sacrosanto celebrare Falcone, ma è giusto che anche gli altri abbiano un nome. E questo non deve essere solo scritto sulle targhe, ma inciso nella coscienza di ognuno di noi. La mafia, che con la crisi si è arricchita moltissimo, è un problema che riguarda non solo le istituzioni - ha continuato il fondatore di Libera - ma di tutti i cittadini. Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità, perché la prima grande riforma da attuare in questo paese è quella delle coscienze. In Italia il processo di libertà non si è ancora attuato se si parla di Camorra dopo 400 anni o di Cosa Nostra dopo 150. Oggi mafia e corruzione sono facce della stessa medaglia, e speriamo - si augura don Ciotti - che vengano presto attuate le proposte di legge che prevedono la confisca dei patrimoni anche ai corrotti. Sarebbe un grande passo avanti».

E allora, come possono le piccole realtà come un singolo comune fare la loro parte per la legalità? «Stando vicino alle storie delle persone - risponde il prete antimafia - perché lotta al crimine significa lavoro, scuola, casa, sostegno alle famiglie. E poi cultura, che risveglia le coscienze dei giovani, ai quali non basta trovare un posto, bisogna fargli posto».
 

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