Bellanova: «Trovare spazi di dialogo: questo clima è pericoloso»

Bellanova: «Trovare spazi di dialogo: questo clima è pericoloso»
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Domenica 17 Dicembre 2017, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 20:20
Viceministra Teresa Bellanova, Pd nel mirino degli attivisti No Tap nel Salento. Ancora un atto vandalico contro un circolo locale, alla vigilia di una iniziativa che proprio in quel circolo l’avrebbe vista protagonista. Più amarezza o preoccupazione?
«Entrambe. Francamente quello che ho visto e ascoltato a Martano lo trovo molto preoccupante. E mi dispiace per chi non ha potuto partecipare ad un incontro fissato da tempo in uno spazio democratico e aperto quali sono le sedi del Pd».
L’episodio si inserisce in un quadro di pesante contrapposizione. I No Tap additano il Pd come “traditore della terra natia e delle popolazioni residenti”. E persino il sindaco di Melendugno, Marco Potì, di lei scrive: non mi/ci rappresenta. È un clima pericoloso?
«È un clima in cui la politica ha abdicato per lasciare spazio a una questione sempre più di ordine pubblico. Sia chiaro: ho sempre pensato e detto che la democrazia non è fatta di unanimismo ma del diritto per tutti di esprimere il proprio punto di vista a patto che questo avvenga in un clima civile. Sta accadendo il contrario. Intanto mi aspetto che anche il Sindaco di Melendugno condanni quello che accade. Il Pd, sia ben chiaro, non è il partito né degli affari né delle lobby. Ci vuole rispetto per le persone. Più di qualcuno in queste settimane sta giocando pericolosamente con accuse del genere, per motivare comportamenti irresponsabili e qualunquistici».
Lei in queste ore ha rivolto un abbraccio a Marco Bentivogli, il sindacalista della Cisl sotto scorta dopo minacce di morte. E ha aggiunto: “Un monito per noi tutti. Non sottovalutiamo, non dimentichiamo cosa è già accaduto. Il clima di violenza che traspare dalle parole, anche della classe politica, non fa bene alla democrazia e a tutti noi”. Vale anche per lo scontro in atto su Tap?
«Direi di sì, a maggior ragione conoscendo Marco Bentivogli. Una persona per bene, capace di confronti serratissimi e aspri mai sopra le righe. Non ricordo un Tavolo di Crisi in cui abbia alzato la voce. Mai. E sì che abbiamo vissuto anche momenti drammatici. Ecco il motivo di quel commento. Un invito esplicito rivolto anche agli esponenti politici e istituzionali. Perché se poi a qualcuno saltano i nervi, dopo è inutile fingere dispiacere. In questi mesi sto ascoltando voci spesso troppo alte con argomentazioni irrituali, pericolose e, francamente, troppo spesso anche fuori luogo».
 
Dopo quanto accaduto in Austria a tenere banco è soprattutto il dibattito sulla sicurezza dei gasdotti. Per i No Tap anche l’impianto di San Foca sarebbe a rischio di incidente rilevante. Ed il governatore della Puglia minaccia di adire, anche in questo caso, le vie legali. Per il dialogo, sia istituzionale che con le ragioni del territorio e dei No Tap, non c’è proprio spazio?
«Per il dialogo c’è sempre spazio, ovvio. Il punto è che non si può dialogare con chi pensa che non siano possibili opinioni o argomentazioni diverse. Mi risulta che l’impianto austriaco e quello Tap siano sostanzialmente differenti. E sarebbe stato importante discutere anche di questo, tranquillizzando le popolazioni, se fosse stato possibile. Non parlo solo per me, mi riferisco anche alle accuse lanciate verso docenti universitari che in questi anni hanno sostenuto punti di vista differenti in virtù di competenze scientifiche. D’altra parte, è legittimo il timore che certe agitazioni e certi eccessi possano essere suscitati per questioni che non necessariamente hanno a che fare con Tap o comunque con il merito delle cose. Non è dietrologia ma non sono neppure nata ieri. Tra l’altro la messa in scena di una pretesa contrapposizione tra Governo e territorio è storia con la quale si è nutrito il peggior populismo e il peggior leghismo: insomma, moneta falsa spacciata sul mercato elettorale o, peggio, pretesti per muovere l’aria ma con il rischio di fare qualche danno serio o farlo fare a quattro persone che ci vanno di mezzo. Il richiamo alla responsabilità in questo clima è tutto tranne che un espediente retorico».
 
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