Cestini dei rifiuti stracolmi, basolato e marciapiedi lerci, sacchi fuorilegge di spazzatura lasciati fuori dai locali e dai ristoranti. La cartolina dell’estate leccese non cambia e gli archivi della cronaca consegnano ai cittadini e ai turisti la stessa, indecorosa immagine ormai da qualche anno. Ciò che è cambiato, nel frattempo, è l’amministrazione della città, che si troverà a misurarsi con un capitolato d’appalto claudicante, con un costo del servizio di raccolta rifiuti sottostimato, con un ampio bacino di evasione fiscale e con l’inciviltà di molti, in centro come nelle marine e in periferia, dove igiene e decoro sono traguardi ancora lontani.
Il fermo immagine di un giorno qualunque in un qualunque angolo del centro storico, dunque, è lo stesso che abbiamo scattato e proposto ai lettori l’anno scorso e ancora prima. Anche se la città, nel frattempo, è cresciuta e la mole di turisti che la visita è aumentata, il livello dei servizi è rimasto lo stesso, insufficiente. E vediamo perché.
Ore 9.10 di martedì 8 agosto, via Federico d’Aragona, cuore pulsante della movida. Con i turisti già per strada, gli uffici pieni e la città sveglia da tempo, i rifiuti sono ancora in strada. E non nei carrellati previsti dal capitolato d’appalto, ma raccolti in sacchi neri, per terra. Nel migliore dei casi, si trova anche un biglietto con l’indicazione a penna di cosa contengano quei sacchi. Uno, due, cinque, dieci, quindici: ne abbiamo contati decine, ammonticchiati davanti ai pub o sistemati alla meno peggio nelle corti. «C’è una montagna di lavoro» dice l’ispettore ambientale che sta “accompagnando” l’operatore ecologico nella pulizia della strada. I sacchi non vengono raccolti, ma soltanto spostati per lasciar passare uno spruzzo d’acqua sul basolato. Sporco, sporchissimo. Non solo su via d’Aragona, ma anche su via Trinchese, via Umberto I, sulle piazzette Castromediano e Riccardi oggi, per volontà del Comune, liberate dalle auto e purtroppo lerce, una “cartina geografica” di macchie datate, alcune d’olio di motore, altre di vino o gelato.
Ore 15. Alcuni dei cestini dei rifiuti lungo le strade della città sono semi-vuoti, altri già stracolmi. Ai piedi e dentro alcuni di essi ci sono anche sacchi di immondizia indifferenziata, che dovrebbe essere invece raccolta dai cittadini e recuperata da Monteco con il servizio “porta a porta”. Si tratta, evidentemente, di sacchetti abbandonati da chi non ha pagato la Tari e non possiede i bidoncini per la differenziata. Oppure di incivili con molta fretta di liberarsi della propria spazzatura.
Ore 22, centro storico, da via Trinchese a piazza Sant’Oronzo, da Corso Vittorio Emanuele a Porta Napoli. Tutti i cestini per i rifiuti sono stracolmi. Coppette di gelato, bottiglie di birra, cartacce e lattine occupano il cestino e lo spazio tutto intorno, mentre i turisti passeggiano ammirando il barocco e i locali pullulano di avventori. In altre città d’arte, nella vicina Spagna, operatori ecologici passano periodicamente, anche durante le ore serali, per svuotarli e rimettere i sacchetti puliti. A Lecce no. I cestini restano pieni fino al giorno dopo. E alle 7.10 della mattina successiva, ieri 9 agosto, erano ancora lì, a testimoniare la folla che ormai riempie la città durante la stagione estiva e i limiti di un servizio che si è cercato, finora senza riuscirci, di modificare e correggere.
A partire dal “porta a porta” per i locali commerciali, pub e ristoranti, che da sempre lamentano un inadeguato calendario di raccolta - giacché in questi mesi estivi la quantità di vetro e plastica si moltiplica a dismisura - e l’impossibilità di tenere all’interno i carrellati distribuiti da Monteco.