Ordine avvocati, si dimettono i sei consiglieri dichiarati ineleggibili dalla Consulta

La presidente Roberta Altavilla e il consigliere Raffaele Fatano
La presidente Roberta Altavilla e il consigliere Raffaele Fatano
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Giovedì 18 Luglio 2019, 18:23
Dimissioni della presidente Roberta Altavilla e degli altri cinque componenti del Consiglio dell'Ordine degli avvocati dichiarati ineleggibili dalla recente sentenza della Corte Costituzionale poichè hanno svolto due o più mandati consecutivi prima del votoi dell'8 e 9 maggio scorso. Con la presidente Altavilla lasciano Raffaele Fatano, Laura Bruno, Vincenzo Caprioli, Simona Bortone e Luigia Fiorenza.

Le ragioni sono state sintetizzate in un comunicato: “Preso atto della sentenza n. 173/2019 della Consulta, che ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale, relativa al divieto di terzo mandato, abbiamo congiuntamente deciso di non dare seguito alla nostra tutela in sede giurisdizionale conseguente ai reclami proposti da alcuni candidati non eletti, al Consiglio Nazionale Forense, avverso la nostra proclamazione.
In pendenza dei suddetti ricorsi, sarebbe stato nostro pieno diritto attendere la decisione del C. N. F., Giudice competente in via esclusiva in materia elettorale, perché, oltre ai profili di costituzionalità vagliati dalla Consulta, residuano una pluralità di questioni interpretative della normativa, nonché ulteriori e rilevanti aspetti di legittimità costituzionale, anche con riferimento alla retroattività della norma e alla sua incidenza sull’elettorato attivo e passivo».
Nel dettaglio: Purtroppo il divieto di terzo mandato, pur se oggetto di critiche anche da parte di illustri costituzionalisti, piuttosto che suscitare un sereno e approfondito dibattito, ha dato sfogo a pressioni indebite, mirate, ancor prima della pronuncia della Corte Costituzionale, ad ottenere immediate dimissioni. Tali pressioni sono sconfinate spesso nella diffamazione e nella calunnia e sono divenute oramai intollerabili.
Sin dal momento della candidatura abbiamo espressamente dichiarato di aver svolto almeno due mandati seppure, in taluni casi, di diversa durata; allo stesso modo sarebbe stato doveroso che altri candidati avessero manifestato l’esistenza di differenti ipotesi di incandidabilità e ineleggibilità sebbene previste dalla legge.
La tendenza del Legislatore a ricorrere a norme con efficacia retroattiva è uno degli elementi di maggiore preoccupazione, che dovrebbe consigliare un diverso atteggiamento da parte dei Giuristi, per le possibili future implicazioni.
la riflessione: Pur consapevoli che ogni avvocato, anche quando tratta questioni che lo coinvolgano personalmente e attengano alla rappresentanza, non debba mai cedere alle pressioni, soprattutto quando le stesse siano volgari, calunniose e appaiano dirette a fini diversi da quelli dichiarati, siamo altrettanto consci che la permanenza nella carica potrebbe indurre l’opinione pubblica a malevole, quanto infondate illazioni, circa la volontà di mantenere inesistenti privilegi, derivanti dal ruolo, così svilendo l’avvocatura tutta.
Una analisi sul recente voto: Rivendichiamo dunque la legittimità del nostro operato, poiché non vi sono, allo stato, sentenze che abbiano modificato il risultato elettorale e il Foro merita rispetto anche per il rilevante suffragio elettorale che ha inteso attribuirci.
Confidando che in prosieguo vi sarà un più pacato approccio e una rilettura diversamente orientata in tema di elettorato attivo e passivo, per senso di responsabilità istituzionale nei confronti di tutti i Colleghi e senza che ciò possa rappresentare un arretramento rispetto ai principi in cui continuiamo a credere.”
 
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