Atti e rogiti “passati” alla società:
indagati 16 segretari comunali

Atti e rogiti “passati” alla società: indagati 16 segretari comunali
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 25 Maggio 2017, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 14:30
Cambia il reato. E per questo sono stati iscritti sul registro degli indagati i 16 segretari comunali inizialmente indicati come vittime della concussione contestata all’ex direttore della Conservatoria dei registri immobiliari di Lecce, Giovanni Scrimieri, 62 anni, di Cutrofiano.
Una verifica per capire se i segretari comunali siano o meno consapevoli dei vantaggi che avrebbero ottenuto rivolgendosi alla società della convivente dell’ex direttore: la vicenda è quella della trascrizione degli atti di vendita o di acquisto di immobili dei loro Comuni. A questo servono gli interrogatori in corso in Questura con l’assistenza degli avvocati difensori.
E’ cambiato tutto perché è cambiata l’imputazione che sta guidando le indagini del pubblico ministero Angela Rotondano e dei poliziotti della Digos. L’obiettivo è capire se è vero che dalla società della convivente di Scrimieri ma gestita da lui in prima persona - dicono questo le carte dell’inchiesta - siano passate le pratiche di rogito e di iscrizione arrivate dai Comuni. Dietro pagamento. Con il “sistema delle buste”. E con la certezza del buon esito. È cambiato tutto perché ora si indaga per induzione indebita a dare o promettere utilità.
L’inchiesta si sta ampliando poiché segue la riqualificazione del reato indicata dal giudice per le indagini preliminari, Antonia Martalò, nell’ordinanza di applicazione della misura interdittiva che ha sospeso Scrimieri per un anno.
Induzione indebita, dunque. Questa norma introdotta nel 2012 fra le “disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione dell’illegalità nella pubblica amministrazione” ha portato una novità: la punibilità della vittima.
Per questo i segretari comunali sono passati dal ruolo di vittima a quella di indagati. E con loro altri sei, fra tecnici e dipendenti comunali. La traccia l’ha fornita il giudice Martalò nelle 61 pagine di ordinanza per dire che non ci fu nessuna forzatura, “l’induzione non costringe ma convince”, nell’indurre i segretari comunali a rivolgersi alla “Pubblic. Imm Consultan”: “Deve evidenziarsi come, secondo l’ipotesi accusatoria, l’indagato, nella qualità di pubblico ufficiale - perché direttore della Conservatoria - induceva i segretari generali di molti Comuni della provincia di Lecce, a richiedere consulenze alla “Pubbl. Imm. Consultant” per la predisposizione delle pratiche da “presentare”, in Conservatoria. Assicurando prezzi inferiori rispetto agli importi praticati da altre agenzie ed un iter di definizione privo di impedimenti di sorta. Anche nel caso di pratiche complesse che altre analoghe agenzie non erano in grado di svolgere compiutamente”. Dunque: “Pienamente consapevoli”.
 
Gli atti, in realtà, - sostiene la misura interdittiva - li avrebbe curati direttamente Scrimieri. La stessa persona che poi li avrebbe dovuti trascrivere alla Conservatoria. E perché i segretari comunali avrebbero seguito questa che è stata definita una “scorciatoia”? Perché, tra le altre cose, erano certi di non trovare “intoppi burocratici”.
Che i segretari comunali avessero instaurato un rapporto diretto con la società è un’ipotesi investigativa vagliata sin dalle prima battute. Perché la donna che diede il via all’inchiesta raccontò ai poliziotti della Digos che Scrimieri avrebbe fatto riferimento ad un segretario comunale, per chiarire perché le stesse chiedendo di versare in contanti 350 euro. “Paolo non le ha detto niente?”. L’inchiesta riparte da qui.
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