Asl, assenteismo negli ospedali: reintegrati i sei cacciati

Asl, assenteismo negli ospedali: reintegrati i sei cacciati
di Maddalena MONGIO'
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Sabato 25 Marzo 2017, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 12:22

LECCE - Licenziati e poi riassunti. Questo l’epilogo di una storia iniziata a febbraio dello scorso anno con il licenziamento di sei dipendenti per assenteismo. A distanza di un anno - con l’Asl che ha deciso di non affrontare il processo all’indomani della presentazione del ricorso al giudice del lavoro dei sei dipendenti - la vicenda si chiude con il reintegro in servizio. Mostrò il pugno di ferro, il direttore generale della Asl di Lecce, Silvana Melli, a fronte di una verifica dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari (Upd) su cinque dipendenti in servizio al pronto soccorso di Scorrano (tre infermieri e due operatori socio-sanitari) e uno in forze al Punto di Primo Intervento Territoriale (Ppit) di Nardò. Così lo scorso giugno la direzione generale deliberò il licenziamento per “assenza ingiustificata dal servizio per dieci giorni, nonché mancato rispetto del regolare orario di servizio, in entrata e in uscita, senza alcuna autorizzazione». Ma a febbraio di quest’anno la direzione generale ha riaccolto i dipendenti licenziati. In sintesi ha deciso che il licenziamento era ingiusto perché le contestazioni fatte dall’Upd potevano configurarsi come cambio turno non autorizzato passibile di sanzione tant’è che decide di non riconoscergli lo stipendio per circa tre mesi. 
In compenso i dipendenti non hanno salvato solo il posto di lavoro, ma la Asl ha pagato anche le spese legali pari a 2mila euro oltre a 2.137,60 per oneri vari a ognuno dei difensori delle parti in causa.
Se l’Upd aveva “esagerato” individuando come giusta sanzione il licenziamento non è comprensibile la ragione per la quale la direzione generale ha seguito quell’indicazione per poi abbandonarla esponendo l’azienda a spese ulteriori. Nè, nel frattempo, erano emersi fatti nuovi a confutare la ricostruzione dell’Upd.
«Spiace che accadano queste cose perché noi non stiamo qui per sanzionare, ma il posto di lavoro va rispettato». Così Silvana Melli, direttore generale della Asl di Lecce, commentò a caldo la presa d’atto della sanzione decisa per Scorrano dall’Ufficio procedimenti disciplinari. Erano i primi di marzo e con rammarico nella voce per «dover arrivare a queste azioni, che sono previste per legge», Melli chiarì subito che non era tipo da insabbiare nulla e che non avrebbe chiuso gli occhi dinanzi a cose di tale gravità. È quindi apparvero del tutto consequenziali le sei delibere di licenziamento, fatto inedito per la Asl perché a memoria non si ricordano misure di tale portata.
Ora arriva la folgorazione di una valutazione che appare più buonista, dopo che la direzione generale aveva stabilito che potevano rimanere in servizio sino a settembre perché dipendenti dell’azienda sanitaria da più di dieci anni e il contratto di lavoro prevede un preavviso di quattro mesi. Le sei delibere della direzione generale della Asl avevano tutte la stessa motivazione, alla base del licenziamento, con una lieve differenza nel numero di giorni di assenza ingiustificati che vanno da dieci a quindici.
Per i cinque di Scorrano tutto ha avuto inizio con un esposto anonimo, ma circostanziato, arrivato a novembre dello scorso anno alla direzione generale della Asl di Lecce. «Nel pronto soccorso di Scorrano accadono cose strane», veniva precisato nell’esposto con tanto di descrizione di un “gioco” di destrezza nella timbratura del cartellino.

Così l’Ufficio procedimenti disciplinari aprì l’iter per accertare i fatti e capire se questo caso rientrasse nella casistica dei furbetti del cartellino. Ma ora la direzione generale dice che non si trattava di furbetti, al più di persone che avevano trascurato di chiedere l’autorizzazione nel cambiare turno.

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