Zoccolanti, tutte le accuse
del critico Vittorio Sgarbi

Zoccolanti, tutte le accuse del critico Vittorio Sgarbi
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Martedì 3 Marzo 2015, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:22
CORRIDONIA - Dalle parole ai fatti. Una questione che sta facendo molto discutere. Durante la conferenza nella chiesa di San Francesco, Vittorio Sgarbi aveva annunciato una denuncia per porre fine “allo scempio della maxi antenna vicino al monastero degli Zoccolanti”. E non ha perso tempo. Ha bussato alla porta della caserma dei carabinieri di Corridonia e il luogotenente Giammario Aringoli si è trovato di fronte il notissimo critico d'arte. Sgarbi vuole andare fino in fondo. “Non ho nulla - dichiara - contro il sindaco Nelia Calvigioni, però sento il dovere di difendere il Comune da se stesso. La Sovrintendenza purtroppo non lo sta facendo. Che il Comune sia parte lesa è fuori discussione, poi se sia stato esso stesso a provocare la lesione è un altro discorso. L'azienda di telefonia si è comportata da padrona, fregandosene di Sovrintendenza e Comune. E questi ultimi se ne sono fregati del rispetto dei patti”. Il critico vuole portare la vicenda alla ribalta nazionale. “Il sindaco Calvigioni è proprietaria di un bene storico e chiede soldi per il suo restauro. Il Fai lo dichiara luogo del cuore e quell'antenna è uno sfregio anche allo stesso Fai. Come non si può tenere conto di 11.390 segnalazioni? E pensare che un assessore domenica ha detto che è tutta colpa dell'allora Governo Berlusconi. Siamo alla follia”. Per Sgarbi “c'è stata una violazione della legge che prescrive che nulla può essere eretto a meno di 50 metri dal monumento storico”. Poi ripercorre le tappe della vicenda. “Il 18 dicembre 2008, il 9 dicembre 2009 e il 7 gennaio 2010 i sovrintendenti Del Bene e Cozzolino firmano un documento redatto dall'architetto Mazzoni, funzionario di zona della Sovrintendenza ai Beni architettonici il quale ha espresso “parere contrario alla realizzazione del progetto in quanto il sito interessato, sottoposto sia a tutela paesaggistica che monumentale, sarebbe irrimediabilmente compromesso”. Lo stesso Mazzoni suggerisce al Comune di “favorire interventi atti alla manutenzione, alla conservazione e alla gestione del sito”. Nel frattempo pur essendo cambiato sovrintendente (ora c'è Stefano Gizzi) Mazzoni il 5 aprile 2013 ribalta il parere precedentemente espresso senza che sia intervenuto nessun elemento che muti la situazione giuridica del monumento ed esprime “sostanzialmente un parere favorevole” in seguito ad un asserito accordo con il sindaco di Corridonia e altri rappresentanti del Comune. Tutto questo con la richiesta di rispettare alcune prescrizioni: “Mitigazione paesaggistica attraverso la schermatura dell'antenna con un'idonea piantumazione autoctona. Andrà verificata la possibilità di rendere l'antenna meno visibile e di minore altezza. E come misura di compensazione l'amministrazione comunale si impegna ad accantonare il canone di gestione dell'impianto finalizzato alla realizzazione di progetti e lavori di restauro di beni di interesse storico e architettonico di proprietà del Comune”. Un documento firmato dal sovrintendente Gizzi”. Il critico va avanti. “Il 17 aprile del 2013 la Sovrintendenza esprime parere favorevole e aggiunge ulteriori puntualizzazioni come la piantumazione della zona circostante di alberi di alto fusto e siepi di varie altezze per la mitigazione dell'impatto visivo dell'antenna, una recinzione in rete a maglia sciolta di colore verde. Inoltre gli impianti tecnici sarebbero dovuti risultare interrati per metà dell'altezza rispetto al profilo naturale del terreno e colorati di verde prato scuro”. Sgarbi evidenzia che “nessuna di queste prescrizioni è stata rispettata, come ho potuto verificare domenica scorsa. L'accordo risulta eluso dall'azienda di telefonia che non ha ricevuto alcuna sanzione da parte del Comune e nessuno ha bloccato i lavori. Il 22 luglio e il 22 ottobre 2013, infine, con due lettere istruite dall'architetto Mazzoni e firmate dal sovrintendente Gizzi, il quale appare sottrarsi perché lascia la firma “per il sovrintendente” allo stesso Mazzoni “si fa presente che da parte di questa Sovrintendenza nulla osta a quanto prospettato dalla ditta poiché l'intervento non pregiudica l'aspetto geomorfologico della zona e non produce notevoli effetti di disturbo dal punto di vista paesaggistico”. Il critico sostiene “la contraddizione con quanto dichiarato dallo stesso Mazzoni il 9 dicembre 2009 e il 7 gennaio 2010 quando affermava che il sito sarebbe stato irrimediabilmente compromesso. Infine sottolineo che tra le prescrizioni c'è un riferimento alla “eventuale” delocalizzazione dell'antenna a spese del privato in caso di ristutturazione edilizia dell'ex convento. Un intervento aleatorio in quanto appunto definito “eventuale”. Il Comune, in tutta questa vicenda, avrebbe dovuto vigilare”.

Intanto non si fa attendere la replica del primo cittadino. “Sapevo che le cose sarebbero andate così. La mia scelta di andare al teatro di comunità organizzato dall'Unitalsi è stata premiata”. Respinge le critiche al mittente il sindaco Calvigioni precisando che “non c'era bisogno di chiamare Sgarbi perché venisse ad urlarci quant'è brutta l'antenna. Lo sappiamo anche noi, ma la legge Gasparri permette di superare qualunque vincolo paesaggistico e a quella ci siamo dovuti attenere tutti, compresa la Soprintendenza che nei confronti dei progetti presentati di volta in volta aveva espresso parere contrario. La procedura in questi casi prevede che la pratica venga rinviata al presidente del Consiglio dei Ministri, allora Berlusconi, che riunì le parti interessate attorno ad un tavolo. La conclusione è stata che la concessione non poteva essere negata, ma abbiamo previsto che in caso di recupero del complesso l'antenna venga rimossa”. Poi aggiunge: “Come primo cittadino il mio dovere è tutelare la salute pubblica e per questo dal 2008 abbiamo lavorato al piano antenne, dato che il vecchio sito non era più sufficiente. Da Sgarbi mi sarei aspettata una proposta di recupero, non show televisivi. Il convento degli Zoccolanti versa in stato di abbandono da quando lo Stato pontificio lo cedette a quello italiano nel 1861. Io stessa ho firmato il censimento Fai, ma l'intervento si prospetta molto costoso: portasse lui i fondi, lo accoglieremmo a braccia aperte”.
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