Per Freud la paura è sempre associata alla morte. E quest'assenza è

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Domenica 15 Febbraio 2015, 05:02
Per Freud la paura è sempre associata alla morte. E quest'assenza è molto presente nella mostra «Il demone della modernità» di palazzo Roverella. Lo ha confermato lo psichiatra Vittorino Andreoli che ha presentato l'esposizione al Salone del grano della Camera di Commercio, intitolando il suo commento all'evento «I colori della paura».
«Anche se le opere sono di artisti di fine Ottocento, secolo di trasformazioni, la mostra racconta del sentimento attuale della paura, considerata come mancanza di amore, dove esiste la solitudine. I pittori - sottolinea Andreoli - parlano della storia dell'uomo, costretto ad adattarsi al cambiamento. Ma proprio il cambiamento mette paura, perché toglie la ripetitività del quotidiano, l'abitudine, facendo vacillare le certezze del classicismo, facendo perdere le spiegazioni al valore di ciò che non c'è più». Andreoli prosegue: «La mostra propone i colori della fuga e quelli della violenza, come risposta alla paura. La prima è intesa come l'uomo incatenato, soprattutto psicologicamente, incapace di relazionarsi con il mondo. La seconda, invece, si concretizza in un senso profondo di distruttività, di un sentimento di impotenza di fronte a un evento calamitoso ben più grande, la guerra, che tutto devasta».
La mostra "Il demone della modernità" ha già attirato in città numerosi visitatori. È stato incoraggiante l'esito del primo giorno di apertura, che ha attirato molti visitatori ad ammirare le numerose opere inedite presentate in anteprima al Roverella. È stato un sabato molto movimentato con la continua presenza in mostra di turisti e di cittadini rodigini che approfittando del giorno festivo si sono goduti lo spettacolo delle tele esposte e dei disegni nelle sei sezioni.
Elisabetta Zanchetta