Il commento

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Sabato 18 Ottobre 2014, 06:08
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Fino a qualche anno fa, Matera - 60 mila abitanti - era la città dei sassi. E basta. Se ti invitavano prendevi tempo e cercavi una scusa per non andarci. Rocce e campi di grano fin quanti ne volevi, quest'ultimi, tra l'altro, bruciati d'estate per la pratica del ristoppio. Non si produceva niente e le uniche cose che si ricordavano erano quelle legate al “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi, con quella struggente e devastante discesa nei sassi che lo scrittore racconta nel libro quando visitandoli si rende conto della povertà e dell'abbrutimento dei suoi abitanti, tutti in una stanza, senza finestre, un letto enorme, molto alto perché il pavimento era freddo e umido. Cassettoni dove si conservavano i pochi vestiti e all'occorrenza fungevano da culla per i bambini. Naturalmente, animali in casa, usati anche per riscaldarsi, niente servizi igienici, un carretto ogni giorno passava e raccoglieva i liquami. Tutto intorno campi, difficili da raggiungere se non in groppa d'asino. Che si andava a fare a Matera se non eri un antropologo e nutrivi interesse per le civiltà arcaiche? Poi, pian piano, negli anni, Matera è cominciata a mutare. Vuoi perché sono arrivati i fondi europei (e sono stati bravi gli amministratori a sfruttarli) vuoi perché i sassi da vergogna nazionale sono diventati attrazione mondiale (persino per i registi: sulla scia di Pasolini con il suo “Vangelo”, uscito proprio 50 anni fa, qui sono arrivate molte troupe tra cui quella di Gibson per “La passione di Cristo”), vuoi perché alcune produzioni agricole, come le ortive, sono diventate un'eccellenza (vedi la fragola), insomma le cose sono cambiate. E quando oggi ti invitano a Matera vai volentieri: non vuoi perderti lo spettacolo dei sassi illuminati di notte, nemmeno rinunciare a dormire in un sasso, ora perfettamente ristrutturato – da albergo diffuso ad albergo 5 stelle – con servizi hi-tech, piscina interna, aria condizionata, letto matrimoniale over size, led a luce bassa, ecologica: che allo stesso tempo forniscono la giusta quantità di luce per sentirti uomo moderno e lasciano tuttavia intatta l'ombra, così che puoi assaporare la leggera oscurità, quella tipica della grotta. Per non parlare dei ristoranti, buoni, alcuni eccellenti, delle mostre sul tema “come eravamo” perfettamente in sintonia con le installazioni d'arte contemporanea. Sassi moderni, insomma: non più vergogna ma grado zero dell'architettura, e dal quale ripartire, alfabeto ideale per comporre nuove armonie urbanistiche. A Matera ci si va con piacere perché antico e moderno sono davanti a te. Sono stati bravi i materani, si sono dati da fare: telematica e cultura, ristrutturazioni e design. Hanno concretizzato una frase di Carlo Levi - titolo di una sua raccolta di saggi: il futuro ha un cuore antico. Certo, i sassi ristrutturati, la movida intensa, mostre, culture e turismo rendono, eccome, ma la disoccupazione, anche quella giovanile, è ancora alta rispetto alla media nazionale e non scende. E se uscite da Matera e percorrete la Basentana vedrete alcuni paesi, lassù sui cucuzzoli, abbandonati, oppure che vivono di memorie, pochi vecchietti in piazza. Paesi che magari usufruiscono dei soldi del petrolio, eppure, questi soldi non servono davvero a rimettere in moto il circuito economico. Vero è che questa vittoria di Matera potrà solo portare bene, il territorio godrà, come si dice, delle ricadute positive, e speriamo che la città riesca a innervare tutto il territorio. Speriamo anche che circoli cultura nuova, innovativa: ne abbiamo bisogno. Per esaminare meglio il mondo – un mondo cangiante e mutevole, numeroso e complesso - ci vogliono nuovi strumenti. Non resta dunque che fare i complimenti alla città per la vittoria, con l'augurio di non guardare solo indietro, ma appunto, costruire in questi anni che ci separano dal 2019, una buona e solida base, per alzarsi e esaminare il mondo attorno con una prospettiva diversa.
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