Palazzo Vecchio, dietro l'opera di Vasari
la mano di Leonardo Da Vinci

la Sala del 500 di Palazzo Vecchio
la Sala del 500 di Palazzo Vecchio
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Lunedì 12 Marzo 2012, 13:40 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 12:07

FIRENZE - Clamorosa scoperta sulla presenza del dipinto perduto di Leonardo da Vinci la Battaglia degli Anghiari dietro la parete Est del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio a Firenze. In quel punto c' un vuoto che cela un muro preesistente e sul quale si vedono macchie di colore nero, rosso e beige attribuibili alla Battaglia di Anghiari. La scoperta suggerisce che Vasari - che fu pittore ed architetto, e che venne incaricato di ristrutturare Palazzo Vecchio - potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all'affresco di Leonardo. Le novità sono i risultati degli studi fatti dal team diretto da Maurizio Seracini presentati oggi a Firenze e frutto dello studio di fine 2011 con indagini radar e una sonda endoscopica che saggiò la parete. «Sono dati incoraggianti - sostiene Seracini -. Stiamo cercando nel posto giusto».

Trovato colore nero come quello della Gioconda. Dietro l'affresco del Vasari è stato trovato un campione di colore nero che la ha composizione chimica compatibile con il nero usato nella Gioconda e nel S.Giovanni Battista al Louvre. Il pigmento nero è composto in gran parte da manganese e, in parte, da ferro ed è stato individuato con analisi chimiche su materiali estratti durante i sondaggi dentro la parete est del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio dietro cui Seracini ipotizza che ci siano resti della Battaglia di Anghiari. Trovati anche frammenti di materiale rosso, associabili a lacca. Inoltre, immagini ottenute con una sonda endoscopica mostrano uno strato beige: per i ricercatori può esser stato messo solo con un pennello

Nessun'altra parete nel Salone dei 500 presenta un vuoto come in questo caso. Inoltre il muro retrostante è senza pietre a vista come se Vasari avesse conservato l'intonaco su cui Leonardo potrebbe aver dipinto la Battaglia di Anghiari. Il team di Seracini ha operato con il supporto e la collaborazione di National Geographic, Università di San Diego e Comune di Firenze, e affiancato dalla Soprintendenza al Polo Museale fiorentino e dall'Opificio delle Pietre Dure, dopo il via libera del ministero per i Beni Culturali.

Gli studiosi: stiamo cercando nul luogo giusto. «Anche se siamo ancora alle fasi preliminari della ricerca e anche se c'è ancora molto lavoro da fare per poter risolvere il mistero - è il commento di Seracini -, le prove dimostrano che stiamo cercando nel posto giusto». La sonda endoscopica, dotata di una microcamera, venne immessa a fine 2011 in sei fori praticati nell'affresco di Vasari visibile oggi sulla parete. Seracini aveva chiesto di esplorare la parete est in 14 punti, cioè crepe e cretti naturali del muro, ma a seguito di consultazioni con gli esperti dell'Opificio, i fori dove far passare la sonda vennero ridotti a sei. «Sono fori periferici rispetto alla nostra iniziale area di interesse - sostiene ancora Seracini -. Ecco perché i risultati che abbiamo ottenuto sono particolarmente incoraggianti».

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