Diventa papà e si uccide il giorno dopo:
aveva perso gli amici nell'elicottero Falco

I resti di Falco, l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore precipitato
I resti di Falco, l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore precipitato
di Cristina Antonutti
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Domenica 10 Aprile 2011, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 23:05
PORDENONE - Si lasciato morire poche ore dopo la nascita del figlio, una gioia immensa, condivisa con la compagna e la famiglia. Una gioia spazzata via senza che nessuno potesse intuire l’epilogo di un dramma cominciato il 22 agosto di un anno e mezzo fa, quando Falco, l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore (Belluno) urtò i cavi elettrici a Rio Gere, sotto la parete del monte Cristallo e precipitò nel torrente. Morirono medico, comandante, copilota e tecnico del soccorso alpino. Da quel momento la vita del capo hangar del Gruppo Inaer, responsabile della manutenzione degli elicotteri, non è stata più la stessa.



Non aveva alcuna responsabilità nella tragedia. Nella carcassa di Falco, però, c’erano due delle persone più care al trentacinquenne originario di Polcenigo, trovato morto ieri mattina nella sua abitazione di Budoia, nel Pordenonese. La sua morte, come ricostruita dai carabinieri, è segnata da questo evento. Perito aeronautico formatosi all’Istituto tecnico industriale Malignani di Udine, ex sindacalista alla Elidolomiti, era responsabile della manutenzione della Inaer, società spagnola che mette piloti ed elicotteri a disposizione del Suem di Pieve di Cadore per le operazioni di soccorso. Un lavoro che lo appassionava e che svolgeva con la massima perizia.



Dopo l’incidente di Rio Gere non riusciva a darsi pace. Nell’elicottero c’erano anche il copilota Marco Zago e il pilota Dario De Felip, persone con cui aveva instaurato un rapporto di lavoro e di amicizia molto profondo. La sofferenza per la tragedia di Falco lo ha devastato. La rete familiare, molto solida, gli ha dato tutto il sostegno di cui era capace. Non lo ha mai abbandonato e l’ha seguito anche nel percorso terapeutico intrapreso per uscire dal buio tunnel in cui era rimasto intrappolato.



Da poco più di un mese era in malattia. L’altro ieri sera è diventato nuovamente papà. Ha cenato con alcuni parenti, doveva essere un giorno di speranza e di felicità. Ma l’esperto di elicotteri quando è tornato a casa non ha guardato al futuro. Forse nel suo sguardo si è fissata ancora una volta l’immagine di Falco in fondo al torrente.
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