Il regista di Ancona Matteo Gagliardi
firma il docufilm su Fukushima

Il disastro di Fukushima
Il disastro di Fukushima
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Giovedì 10 Marzo 2016, 17:28
ANCONA - A cinque anni dal disastro di Fukushima, il regista Matteo Gagliardi ha realizzato un docufilm che racconta i retroscena del più grave incidente nucleare mai registrato dopo quello di Cernobyl. Presentato il 7 marzo scorso al Maxxi di Roma alla presenza dell'ex premier giappponese Naoto Kan, la pellicola intitolata 'Fukushima - A nuclear story', andrà in onda domani alle 21 su Sky Cinema Cult e su Sky TG24. È già stata venduta in 13 Paesi.

«Una grande soddisfazione frutto di un lungo lavoro - ha raccontato il trentasettenne regista anconetano - incominciato nel 2013». Costruito in parte utilizzando il materiale (300 ore di riprese) realizzato dal giornalista Pio d'Emilia, inviato di Sky in Giappone dove vive da più di 30 anni, e tra i primi ad accorre nella zona del disastro (dove potrà accedere però solo nel 2013 assieme ad un pool di giornalisti stranieri), il docufilm narra in un'ora e venticinque minuti, attraverso riprese scioccanti ed interviste agli abitanti del luogo e alle autorità, non solo le fasi della tragedia, ma anche gli 'effetti collateralì sociali delle scelte del governo e del cosiddetto 'villaggio nuclearè.

Il tutto arricchito dalla voce narrante di Willem Dafoe, per la versione internazionale, e da quella di Massimo Dapporto per quella italiana, assieme a disegni manga e a un'intervista a Naoto Kan, che rivelerà come Tokyo, e probabilmente il Giappone, siano stati salvati per un caso fortuito (la rottura di una paratia che ha consentito all'acqua di entrare e raffreddare le barre di combustibile) da una catastrofe ben più grande. Dopo il successo della presentazione al Maxxi, Gagliardi, che del film ha curato anche la sceneggiatura (assieme a d'Emilia e Christine Reinhold), il montaggio e la produzione esecutiva, ha acquistato i diritti d'autore di un romanzo edito dalla Mondadori di cui intende realizzare una trasposizione cinematografica. «Ormai vivo a Milano - spiega - ma almeno una volta al mese torno ad Ancona. Soffro troppo a stare per molto tempo lontano dalla mia città natale, mi manca l'odore che c'è nell'aria, e poi lì ci sono la mia famiglia e i miei amici più cari».
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