Inghilterra, si innamora in vacanza in Grecia ma il ragazzo la fa prostituire a 14 anni

Inghilterra, si innamora in vacanza in Grecia ma il ragazzo la fa prostituire a 14 anni
di Federica Macagnone
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Mercoledì 20 Gennaio 2016, 18:46 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 17:58
Un viaggio con destinazione le coste della Grecia, una passione amorosa travolgente, un sentimento malato e il più terribile degli epiloghi: quell'uomo che le aveva fatto credere di essere innamorato, voleva solo sfruttarla facendola prostituire. E' così che, a soli 14 anni, Megan Stephens (lo pseudonimo che si è data per raccontare la sua storia in un libro) si è ritrovata a vivere nell'incubo per oltre 6 anni fino a quando un tentativo di suicidio l'ha rimessa al mondo.

Il calvario di Megan, una giovane britannica che oggi è tornata a una vita normale nel Regno Unito, è iniziato quando ha deciso di andare a trascorrere alcuni giorni in Grecia con la madre. La sua non era stata un'infanzia felice: i suoi genitori si erano lasciati quando lei aveva 4 anni ed entrambi avevano avuto problemi di alcolismo. «Con il senno di poi – ha raccontato la ragazza – penso che mia madre non fosse in grado di fare il genitore. I rapporti con lei sono sempre stati altalenanti ma, tutto sommato, quando non era ubriaca era una buona mamma».

Così, quell'estate pensarono a una vacanza in Grecia: il sole splendeva alto quando in un bar lo sguardo di Megan incrociò per la prima volta quello di Jak, 22 anni. Per lei fu amore a prima vista. Nonostante l'iniziale opposizione della madre, i due iniziarono a trascorrere tutte le giornate insieme: e mentre lei viveva questa storia d'amore travolgente, la mamma intraprendeva una relazione con un barista del posto di nome Nikos. Le due erano talmente prese che decisero di rinviare la data di partenza e rimasero per un periodo in Grecia. Quando poi la relazione della madre finì, la ragazzina la convinse a lasciarla lì con Jak che sembrava essere l'uomo perfetto: il ragazzo le raccontò che soffriva tanto perché sua madre aveva un cancro alla tiroide e le confidò di non avere i soldi per aiutarla.

In breve tempo i due andarono a vivere in una casa di Atene e lui convinse Megan a lavorare come cubista a seno nudo in un bar per pagare le spese mediche. «Odiavo ogni minuto che trascorrevo là dentro – ha raccontato la ragazza – Tuttavia mi sentivo un'eroina, pensavo di essere utile per una buona causa». Qualche settimana dopo Jak la portò in un bar dove la ragazza fu venduta a un uomo di nome Leon. «Questo è il tuo nuovo capo» le disse il fidanzato infilandosi in tasca una mazzetta. Da quel momento iniziò l'incubo: Megan venne portata nello studio di un avvocato che abusò di lei. Quando lo raccontò a Jak, il ragazzo non sembrava sconvolto: le disse che era una situazione momentanea, ma si aspettava che si sarebbe nuovamente “venduta” al miglior offerente. Megan iniziò a piangere istericamente e lui, di contro, la portò su una collina, la picchiò a sangue e la abbandonò al buio. Ritornò solo qualche ora dopo per riprenderla. «Mi sentivo sollevata perché era tornato, perdonai l'aggressione e iniziai a pensare che era colpa mia – ha raccontato – Avevo paura che se avessi fatto qualcosa di sbagliato mi avrebbe lasciato. Ero diventata dipendente da lui, materialmente e psicologicamente».

Qualche tempo dopo rimase incinta e Jak le diede tanti di quei calci alla pancia che le provocò un aborto. Le violenze fisiche, a quel punto, erano all'ordine del giorno. Dopo mesi passati a prostituirsi in Grecia e, per un breve periodo, anche in Italia, quello che pensava essere l'uomo della sua vita la abbandonò: le comunicò che stava tornando dalla sua famiglia e che il suo nuovo capo sarebbe stato Elek, un altro albanese, al quale avrebbe dovuto dare metà dell'incasso. L'altra metà, ovviamente, era tenuta a darla a Jak.

Elek la mise a lavorare in un bordello dove gli uomini la pagavano 20 euro per cinque minuti con lei. Entro la fine della sua prima notte aveva fatto sesso con più di 50 clienti. I giorni diventarono settimane, le settimane mesi. Il culmine lo raggiunse il giorno in cui, dopo aver fatto sesso con 110 uomini in 22 ore, si sentì male. Dopo quell'episodio finì nelle mani di un altro sfruttatore di nome Cristoph: fu in quel periodo che contrasse la sifilide dopo essere stata costretta ad andare a letto con diversi uomini senza preservativo per essere pagata di più.

Nel frattempo Megan veniva obbligata a chiamare la madre e a inviarle foto in cui faceva finta di lavorare in un bar: nessuno doveva sapere in quali mani era finita. È stato solo quando ha toccato il fondo che ha avuto il coraggio di tornare a respirare: un giorno tentò il suicidio e trascorse tre mesi in ospedale. Lì medici e infermieri riuscirono a scalfire quel muro di silenzio dietro il quale si era trincerata. Nel 2009, dopo oltre 6 anni di inferno, tornò in Gran Bretagna.

«Penso che se fossi stata più forte sarei riuscita a uscire prima da quel giro, ma ero debole, avevo paura di essere uccisa – ha raccontato – Con mia madre, da allora, il rapporto si è logorato. Ci vediamo, ma non siamo in confidenza. La vedo di tanto in tanto, ma non abbiamo molto da spartire».

Dopo il suo ritorno nel Regno Unito, la ragazza ha lottato con l'alcolismo, e solo nell'ultimo anno e mezzo è stata in grado di affrontare ciò che le era accaduto, smettendo di darsi la colpa di tutto. È andata in riabilitazione e ha conosciuto un ragazzo frequentando la chiesa: adesso tutti e due sono in attesa del primo figlio che nascerà a marzo.
Tuttavia, Megan vive ancora nella paura. È ossessionata dall'idea che quegli uomini la possano cercare e trovare: per questo, pur volendo pubblicare un libro nel quale ha raccontato la sua storia, ha preferito rimanere nell'ombra. «Jak ha cercato di mettersi in contatto con me attraverso i social – ha concluso - Mi fa ancora paura, è molto potente ed è una persona che potrebbe ferire me e la mia famiglia. Tante volte ho pensato di denunciare tutto, ma ho paura. Sono ancora troppo spaventata per imboccare questa strada».
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