Berlusconi: se io non scendo in campo, Forza Italia va al 4%

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Domenica 17 Gennaio 2016, 04:32
L'immagine di ieri con Berlusconi che sale sul predellino della sua auto per salutare i fan ha fatto venire i lacrimoni ai tanti azzurri disorientati e orfani del Cavaliere che riusci' con quella mossa datata 19 novembre del 2007 a portare un nuovo partito, il Pdl, a vincere le elezioni.
Non siamo in piazza San Babila ma in uno dei gazebi della periferia milanese, quartieri Baggio e Lorenteggio. E' il lancio della campagna elettorale per le amministrative anche se il candidato ancora non c'è. L'ex premier è ancora lì, ad agitare la mano di fronte alla ressa di telecamere. Non c'è più Fini, non c'è Alfano, né Fitto, né Bondi e né Verdini. Ora annuncia «una nuova squadra per tornare a vincere», perché il centrodestra «è al 33% e può arrivare al 40», FI «senza questo vecchietto sarebbe al 4%».
Da mesi sonda giovani di tutta Italia, li accoglie nella sua villa a Gernetto (l'ultima volta proprio agli inizi del 2016), vede imprenditori, dice di aver costruito una formazione di saggi come nel '94, di aver individuato già possibili ministri e candidati premier, fa continuamente i nomi di Gallitelli, Marchionne e Draghi, promette di andare alla conquista della «piazza di internet» perché i soldi sono finiti con i parlamentari che non versano neanche gli 800 euro per portare avanti l'ordinaria amministrazione.
Se la prende con Renzi, «illegittimo e lo hanno capito anche in Europa», ma dietro le quinte anche con i suoi. Perché sono abbarbicati alle proprie poltrone e ai propri privilegi. Il gruppo dirigente azzurro, pur non disconoscendo la leadership del Capo, da giorni invoca rinnovamento e primarie. Ma in privato l'ex presidente del Consiglio accusa proprio i suoi fedelissimi di non volere il cambiamento. «Sono dei conservatori, io seleziono facce nuove e loro vogliono che resti tutto uguale».
Anche esponenti di primo piano come Gelmini e Toti, da sempre vicini al Cavaliere, vengono additati ora come desiderosi di mantenere lo status quo. Più di qualche critica è destinata anche ai coordinatori regionali che fanno di tutto per sbarrare la strada ad una nuova classe dirigente. Per di più l'ex presidente del Consiglio nei suoi incontri si lamenta perché chi dovrebbe ampliare i consensi sul territorio non porta risultati.
Da qui la volontà di sostituire i «fannulloni» e di procedere per esempio al modello dei «sindaci pilota» in ogni regione: a loro verrà affidato il potere di scegliere i candidati del futuro.
Ecco la nuova sfida di Berlusconi che, però, a suo dire è osteggiata proprio all'interno del partito. Una sfida che per il momento vede Meloni e Salvini come spettatori irritati perché i nodi in vista del voto di primavera ancora non si sciolgono e in molte città molti esponenti di FI optano per liste civiche. A Milano Del Debbio si è sfilato e Sallusti non è considerato vincente. A Roma il Cavaliere ha dubbi sulla possibilità che la presidente Fdi possa spuntarla. E sono una decina i senatori che, riferiscono fonti parlamentari, non escludono di fare le valigie.
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