Quattro figli picchiati dal Sinti padre-padrone

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Martedì 24 Novembre 2015, 04:06
Quasi cinque ore di interrogatorio in forma protetta, nei locali del centro "I Girasoli", all'ex ospedale di Brusegana. Quattro testimonianze che pesano come macigni sul destino processuale del padre. Perchè i quattro figli del Sinti poco più che quarantenne, indagato per maltrattamenti in famiglia, hanno confermato le accuse già raccolte da una psicologa dei servizi sociali. Da circa un anno e mezzo, cioè da quando era tornato a vivere con la famiglia, in un alloggio dell'Ater alla periferia della città, l'uomo si comportava da padre padrone. Un passato tumultuoso alle spalle, scandito da numerosi guai con la giustizia, era riuscito a farsi revocare l'obbligo di residenza in comunità. A casa lo avevano riabbracciato i cinque figli, l'ultimo ha poco più di un anno, e la consorte. La convivenza con quell'uomo che aveva iniziato a delinquere quand'era ancora minorenne si era ben presto trasformata in un calvario. Vessazioni psicologiche e fisiche con cadenza quasi quotidiana hanno finito per sconvolgere l'esistenza della famiglia Sinti. La moglie, personalità fragile, non ha trovato la forza di opporsi alle violenze di quell'uomo. I ragazzi, due maschi e due femmine di età compresa tra i 16 e gli 11 anni, hanno sopportato in silenzio. Senza mai lasciar trapelare nulla all'esterno delle quattro mura domestiche.
Fino a circa un mese fa quando la secondogenita, quattordicenne, ha trovato il coraggio di svelare un inconfessabile segreto. E l'ha fatto contattando le operatrici di Telefono Azzurro. Ha raccontato dei ripetuti pestaggi e delle continue vessazioni di cui era vittima assieme ai fratelli. È scattata la segnalazione alla Procura della Repubblica. La donna e i cinque figli hanno immediatamente lasciato l'alloggio di famiglia per essere trasferiti in una comunità protetta. Il Sinti, assistito dall'avvocato Riccardo Benvegnu, è stato indagato, con il divieto assoluto di avere contatti con moglie e figli. Il sostituto procuratore Roberto Piccione, titolare del fascicolo, non ha perso tempo nel sollecitare l'incidente probatorio. C'era la necessità di raccogliere le testimonianze delle quattro vittime secondo le garanzie di legge. I ragazzi hanno trovato la forza di raccontare davanti al gip Margherita Brunello tutte le sofferenze patite in un anno e mezzo. Le loro confessioni finiranno ora direttamente nel fascicolo processuale come fonti di prova. Il padre padrone, attualmente sottoposto alla misura dell'affidamento in prova, rischia di perdere la patria potestà.