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Non disimpariamo le parole Sono il senso divino dell'Uomo

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Sabato 24 Dicembre 2011, 19:32
Per ragioni che non sto a raccontare, questo potrebbe essere un mio ultimo blog. Forse per sempre, forse per un po'. Vedremo. Qualcuno sarà contento, come un lettore (ilbarbiere2010), che ha scritto: " i blog di Nicotera sono comici, lunghi e pallosi... E dunque mi scuso con tutti quelli che sono, o sono stati, dello stesso parere... Anche se mi lusingherebbe molto aver scritto a volte qualcosa di comico. Invidio chi è capace di far ridere o sorridere... Trattandosi però in qualche modo di un saluto, rischio di essere più "palloso" che divertente. Anche perché il tema di questa riflessione è la parola, il parlare, il raccontare. Qualcosa che si sta perdendo.  Si parla sempre meno in famiglia, sui posti di lavoro, nelle relazioni di coppia, con i figli e tra fratelli... Dilaga lo strumento della chat, gli incontri virtuali si moltiplicano grazie ai social network come Facebook mentre si riduce progressivamente la ricchezza del vocabolario di ciascuno di noi. Parliamo attraverso tastiere ed sms. Sempre meno articoliamo suoni con lingua e glottide. Per avere conferma di questa tendenza, basta andare a leggersi decine di articoli e studi riferiti alle voci sopra riportate in corsivo. La parola viva, lo scambio diretto di vocaboli, è uno strumento sempre meno usato dall'umanità. Eppure la parola è l'espressione più alta della divinità dell'uomo. Se ben si riflette sull'incipit della Bibbia (..."all'inizio fu il Verbo"...), si può comprendere che cosa rischiamo di perdere, a meno di non credere veramente che tutto si possa ridurre a un signore con barba e capelli bianchi che dice con un bel vocione: "sia la luce" e luce fu, "sia il cielo" e cielo fu... Pensiamo, invece, "all'inizio fu il Verbo" nel senso che tutto ciò che esiste ha cominciato a esistere davvero nella memoria e nella storia nel momento in cui il primo scimpanzè ha articolato un suono che descriveva un suo simile, e poi una bacca, un uccello, un animale da cacciare... E poi quando ha dato un nome alla caverna, alla palafitta, all'acqua da bere e, diversamente, quella che scendeva dalle nuvole l'ha chiamata pioggia... E poi quando ha cominciato a distinguere un cucciolo dall'altro e ha pensato di dare a ciascuno un nome diverso... E poi, ancora, ha preso a raccontare le proprie gesta e quelle della propria tribù in racconti tramandati di suono in suono e 5000 anni dopo di voce in voce, che poi qualcuno ha raccolto in canti di miriadi di parole diverse l'una dall'altra, che hanno descritto, con Ulisse, il paradigma dell'uomo moderno. E più in là, dopo altri 4000 anni, l'illusione insanabile dell'amore con "Silvia";  e con il "Canto di un pastore errante per l'Asia" il mistero del nostro percorso nel tempo e nell'universo... E vogliamo parlare dei viaggi, delle esplorazioni, della conoscenza scientifica? Senza le parole, come avrebbe scritto, Galileo, il meraviglioso "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo"? ... E Steve Jobs, come avrebbe incantato il pianeta, se non usando parole più magiche delle sue stesse creature tecnologiche?... Si potrebbe andare all'infinito, in un numero di pensieri e storie, vicende ed emozioni, il cui numero complessivo farebbe impallidire quello delle stelle e delle galassie...   E come staremmo qui, a dire se il blog di Nicotera è discreto o palloso? Come gli potremmo rispondere se non avessimo le parole adatte? Come potremmo dire a un figlio il bene che gli vogliamo?... Vi saluto, dunque, con un appello: parliamo! parliamo! parliamo!... Ricordiamo le parole, riusiamole, amiamole, coltiviamole. Facciamoci trasportare dal loro potere come da un tappeto volante attraverso sentimenti e conoscenze. Non smettiamo di usarle, non cadiamo nell'errore di disimpararle... Ricordiamoci sempre, che le parole - per il sol fatto di spezzare il silenzio - ci fanno esistere e che "dire, vuol dire essere". Oggi, e ancor più domani. Ciao
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