PORTOGRUARO - A più di tre mesi dal dramma non si conoscono ancora le reali

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Sabato 21 Novembre 2015, 15:47
PORTOGRUARO - A più di tre mesi dal dramma non si conoscono ancora le reali cause della morte di Stefano Borriello, il 29enne di Portogruaro che il 7 agosto, proveniente dalla locale casa circondariale, venne portato in condizioni molto gravi all'ospedale di Pordenone e lì poco dopo spirò per "arresto cardiaco". La madre e l'associazione Antigone che si occupa dei diritti dei detenuti, chiedono che sul caso sia fatta chiarezza.
Il giovane era in prigione da un mese accusato di rapina. Verso le 20, mentre era in cella con altre tre persone, si sentì male. Fu richiesto l'intervento del 118. Poco dopo il ricovero cessò di vivere. Secondo la mamma, il figlio era sempre stato in buone condizioni. La Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo.*
In questi mesi, il Difensore civico di Antigone ha seguito il caso con determinazione. Da una visita effettuata da osservatori dell'associazione sono emersi dati controversi: «All'interno del carcere di Pordenone - riferisce il sodalizio - il servizio medico non è garantito 24 ore su 24, ma soltanto sino alle 21; esiste un'unica infermeria per tutto il carcere e non ci sono defribillatori. Ad oggi, trascorsi più di tre mesi da questo terribile caso, ancora non si conoscono le cause del decesso: i periti nominati dalla Procura per riferire i merito alle 'cause della morte' e ad 'eventuali lesioni interne o esterne', ancora non hanno consegnato la relazione. Le ragioni della morte di Stefano sono ad oggi assolutamente incomprensibili e la cosa genera ulteriore dolore nei genitorie».
Il Difensore civico Simona Filippi chiede con forza "che le indagini arrivino a risultati certi rispetto ad eventuali responsabilità e che da subito vengano rese note le cause cliniche che hanno stroncato Stefano".
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