Musulmani e cattolici uniti contro il terrorismo. Oggi imam e parroci alla marcia organizzata dagli extracomunitari

Musulmani e cattolici uniti contro il terrorismo. Oggi imam e parroci alla marcia organizzata dagli extracomunitari
di Stefano Martella
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Sabato 21 Novembre 2015, 15:08 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 16:40

Il mondo musulmano chiama, quello cattolico risponde. Dopo gli attentati terroristici di Parigi il fronte per dire no all’estremismo si allarga e arriva a Lecce, dove, questo pomeriggio alle 16.30, ci sarà una manifestazione per esprimere solidarietà alle vittime e compattarsi contro il terrorismo. Il corteo partirà da Piazza Mazzini e finirà in Piazza Sant’Oronzo. Il fatto che l’evento sia stato organizzato dalla comunità musulmana rende il tutto ancora più simbolico. Anche perché l’invito a partecipare è stato rivolto a tutti rappresentanti delle varie confessioni religiose, alle associazioni laiche e a tutti cittadini, italiani e stranieri.

L’unico antidoto contro chi vuole aprire un cratere è quello di costruire un ponte. Dove poter camminare insieme. È questo l’obiettivo della manifestazione. All’invito il mondo cattolico risponde compatto. Ci sarà. Così, domani pomeriggio, l’imam di Lecce Saifeddine Maaroufi sfilerà insieme ai parroci cattolici delle chiese leccesi. Lungo la stessa strada, verso un unico obiettivo: quella della tolleranza religiosa e della convivenza pacifica. Parole di cui, in questo periodo, si sente un grande bisogno. Come l’ossigeno dopo un immersione in apnea. Parole che devono prendere vita e spingere a progettare insieme una nuova convivenza. Lo dice chiaramente don Raffaele Bruno, della parrocchia di Santa Maria Goretti di Frigole, che domani sarà presente alla manifestazione: “Dobbiamo rendere concreti e quotidiani questi messaggi. Dobbiamo dare una risposta a questi fatti, ma non dobbiamo dimenticare che questi problemi crescono giorno dopo giorno. Dobbiamo riscoprire il senso della fraternità. Questa parola, soprattutto per chi dice di avere dei riferimenti religiosi, deve essere il pane quotidiano. E invece, anche da parte dei nostri politici, sento dire che bisogna essere spietati, che bisogna armarsi per una guerra. Questi fatti di Parigi fanno paura. È giusto averne. Ma la soluzione non è portare paura da altre parti. I raid aerei non sono la soluzione”.

I ricordi scivolano verso il volto di don Tonino Bello, che qui, nel Salento, alle parole fraternità e pacifismo è riuscito a dargli forma. La voce di don Raffaele vibra: “con nostalgia e rabbia penso alla grande assenza di don Tonino Bello. Lui ci sarebbe andato alla manifestazione. Ricordo una suo concetto che mi sembra calzante: “la convivialità delle differenze”. Abbiamo bisogno di movimenti pacifisti, di intraprendere percorsi diversi. Tutto questo invece è sparito. Per questo vince la paura. Oggi ci manca la cultura della pace. Ma non nella teoria. Nella pratica”. Per questo l’auspicio è che la manifestazione di questo pomeriggio possa da un lato contrapporsi al terrorismo, dall’altro seminare pacifismo. L’evento deve innescare un processo di cambiamento. Al riguardo è fondamentale coinvolgere le giovani generazioni, mettergli nelle mani gli strumenti per analizzare fenomeni complessi.

Non a caso don Fernando Doria, parroco di San Vincenzo de’ Paoli, parteciperà coinvolgendo anche gli alunni delle sue classi. “In questi giorni in classe abbiamo parlato a lungo dei fatti di Parigi. Hanno chiesto tanto e volevano essere informati. La prima cosa che hanno capito è che non bisogna confondere l’Islam con queste manifestazioni di estremismo. Sono sereni. Questo è un fatto positivo. Perché l’accoglienza passa dall’accettazione della differenza come arricchimento. Questo terrorismo vuole annientare la bellezza dell’esistenza quotidiana: di fermarsi al bar a prendere un caffè, di farsi una passeggiata con gli amici. Colpisce la normalità. Per questo genere paura. Noi, d’altro canto, dobbiamo rispondere non rinunciando a nulla. Continuando a vivere serenamente. Quindi ben vengano queste manifestazioni, che aiutano ad unire e a guardare avanti. Le porte sono aperte, non sigillate. Con queste parole del Papa, dobbiamo guardare al futuro e prepararci al Giubileo”.

Entusiasta dell’evento è anche don Antonio Murrone, della parrocchia di San Massimiliano Kolbe. Annuncia grande partecipazione: “noi ci stiamo mobilitando. Ho già allertato i gruppi parrocchiali. Parteciperemo numerosi, insieme alle varie associazioni, come Migrantes. È un’ottima occasione di incontro. Ed è sempre una ricchezza incontrarsi”. Chi già viene da una lunga collaborazione con i rappresentanti della religione islamica è Don Salvatore Leopizzi, della parrocchia di Sant’Antonio da Padova, a Gallipoli. Un precursore del dialogo interreligioso: “conosco personalmente l’imam e l’ho invitato più volte. La manifestazione è giusta e necessaria. Esiste un dio che libera e non schiavizza, che dà la vita e non la morte. Le religioni che credono in questo è giusto che si riuniscano per manifestare il proprio messaggio. Papa Francesco ha già detto che è una bestemmia nominare il nome di dio per dare la morte. E l’Islam non ha nulla a che fare con il terrorismo”.

Inoltre don Salvatore punta l’attenzione su un altro aspetto della manifestazione: “deve servire per dare forza e voce all’Islam moderato. Che va conosciuto. Serve la cultura dell’incontro, della conoscenza. Si ha paura di chi non si conosce”. Don Attilio Mesagne, presidente della Caritas diocesana, non sarà presente perché impegnato, insieme all’arcivescovo Domenico D’Amborosio, a San Giovanni Rotondo negli esercizi spirituali. Però benedice l’iniziativa: “in questo mondo ci sono tante etnie, tanti stati e tante religioni. Ma solo una è la razza: quella umana. Solo se raggiungessimo questo ideale ci sentiremmo tutti fratelli e crollerebbero inimicizia, odio e guerra”.

L’unica nota fuori dal coro è quella di Padre Arsenio Breil, della chiesa ortodossa greca a Brindisi e Lecce: “non andrò alla manifestazione. Non credo risolverà nulla - dice il sacerdote - Non possiamo paragonare l’Islam al cristianesimo o al cattolicesimo. Non abbiamo lo stesso Dio. E non possiamo rischiare di confondere questi aspetti. Serve dialogo e rispetto ma non possiamo confondere le religioni”. Invece, per i rappresentanti delle religioni che questo pomeriggio saranno presenti, potrebbe essere una buona occasione per segnare un primo passo in direzione di una pacifica convivenza. Il Salento è pronto a cogliere la sfida.

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