Produttori sul piede di guerra: «Il nostro extravergine svenduto per la Tunisia»

Produttori sul piede di guerra: «Il nostro extravergine svenduto per la Tunisia»
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 14 Marzo 2016, 10:22
La decisione di aiutare la Tunisia (dopo gli attentati terroristici che hanno messo in ginocchio l’economia turistica) attraverso l’importazione di 35mila tonnellate di olio senza dazio è un boccone troppo amaro da mandare giù per i produttori olivicoli, sempre più convinti che la scelta europea alla fine avvantaggerà solo gli speculatori, favorendo la macchina della contraffazione.
Da questo punto di vista, però, l’Italia si sta già organizzando per contrastare eventuali frodi che si dovessero verificare. «Sicuramente la domanda di Made in Italy è forte e in crescita, ciò significa che aumenteremo ancora di più i controlli, stringeremo le maglie per contrastare i fenomeni fraudolenti» ha affermato il colonnello Amedeo De Franceschi, responsabile del nucleo agroalimentare del Corpo Forestale dello Stato, a margine di un dibattito sull’olio. «Ormai sono anni che ci occupiamo di questo settore - spiega - nelle ultime indagini che abbiamo portato avanti, anche a Bari con la Direzione distrettuale antimafia, abbiamo messo in campo nuovi sistemi di indagine, utilizziamo il Dna per riconoscere le varietà. Rispetto a 6-7 anni fa siamo molto più forti dal punto di vista dell’indagine e del contrasto alla contraffazione». Secondo De Franceschi, anche per questo il pericolo di frodi legate al maggiore afflusso di olio tunisino non è eclatante: «Il problema è più commerciale da questo punto di vista - ha detto - se l’olio tunisino entra, viene tracciato, e venduto come tunisino, altro problema non c'è».
Chi produce olio extravergine e olio vergine continua a prendersela con gli europarlamentari che hanno votato a favore del provvedimento pro-Tunisia. «Con questa decisione hanno sacrificato il nostro prodotto, aiutano loro ma fanno morire noi, questa è la logica messa in campo - tuona Claudio Quarta, presidente dell’Oleifico Cooperativo della Riforma Fondiaria di Leverano, che ha al suo attivo mille soci -. Abbiamo i silos pieni di olio extravergine e vergine, ma ora non lo comprerà nessuno. D’altro canto perché dovrebbero acquistare un prodotto che costa sul mercato c’è olio a basso prezzo? Far arrivare 35mila tonnellate di olio senza alcun dazio significa affondare le nostre imprese, perché il costo scenderà vertiginosamente. In questi giorni ho visto anche che sulla televisione di Stato passa continuamente uno spot che pubblicizza l’olio di palma, allora di che parliamo? Mi aspetterei una massiccia campagna dedicata l nostro extravergine, ma se aiutiamo la Tunisia e pubblicizziamo l’olio di palma come possiamo pensare di sopravvivere?». Il presidente Quarta denuncia anche le frodi con il lampante. «L’olio lampante, anche quello che produciamo noi, se misura oltre i due gradi di acidità, per legge, non è commestibile, però i grossi imbottigliatori lo comprano, lo raffinano e lo vendono come extravergine a 2 euro e 50. Con tutto questo carico di olio tunisino la strada alle contraffazioni diventa tutta in discesa».<HS>
Contro le frodi ci saranno le sentinelle nei porti pugliesi. Un’iniziativa lanciata da Coldiretti per frenare un mercato sempre più fiorente. Non mancheranno nemmeno le proteste. «La decisione ormai è stata presa e non si può tornare indietro, ma noi non ci stancheremo di fare le nostre rimostranze - sottolinea Domenico Pelillo, presidente di “Puglia Olive”, grossa organizzazione di produttori del Barese -. Questa invasione, in un’annata super eccellente, non ci voleva proprio. Ora il problema serio è che l’olio prodotto dalle cooperative nostrane rimarrà invenduto, perché se l’imbottigliatore può avere un prezzo agevolato figuriamoci se acquisterà mai un prodotto italiano. È già un mese e mezzo che non si vende più un chilo di olio, adesso le multinazionali che acquistavano da noi compreranno l’olio tunisino. Se questa non è concorrenza sleale...Non si può legittimare l’arrivo di olio senza dazio, perché in questo modo gli unici danneggiati saremo noi. Come mai l’Europa a noi impone regole così rigide per coltivare e trasformare il prodotto mentre poi consente questa invasione di olio, per giunta senza dazio? Hanno voluto affossare l’unico carro trainante in Italia, avrebbero potuto aiutare la Tunisia in altro modo. Così facendo avvantaggiano loro e affondano noi».
Sulla stessa lunghezza d’onda, Nicola Murrone, rappresentate dei frantoi di Caprarica, in provincia di Lecce: «La scelta Europa aiuterà chi imbroglia, sicuramente non sarà di aiuto a produttori tunisino. È giusto aiutare un Paese in difficoltà, ma senza danneggiare noi, perché le 35mila tonnellate di olio tunisino incrementeranno il mercato delle frodi».
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