Mezzogiorno e imprese. Il ministro Calenda: «Il programma industria 4.0 è fondamentale per rilancio»

Mezzogiorno e imprese. Il ministro Calenda: «Il programma industria 4.0 è fondamentale per rilancio»
di Alessandra LUPOe Nicola QUARANTA
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Sabato 26 Novembre 2016, 10:47 - Ultimo aggiornamento: 21:13

E' ripreso stamattina alle Officine Cantelmo di Lecce il convegno di studio promosso dall'Associazione internazionale "Guido Dorso", in collaborazione con l'Osservatorio Banche Imprese (Obi) e Il Nuovo Quotidiano di Puglia, sul tema "Il Mezzogiorno nello spazio Euro-Mediterraneo, gli scenari globali e il piano italiano Industria 4.0". Presente a Lecce il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, al quale sarà affidata la conclusione del convegno coordinato dal direttore di Nuovo Quotidiano, Claudio Scamardella. La sessione di questa mattina vede anche la partecipazione dell’economista James Kenneth Galbraith. Già all'esterno della sala in cui si svolgono i lavori, il ministro Calenda ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa: «E' importante che il Mezzogiorno prenda questa occasione di reindustrializzazione che può portare occupazione e sviluppo - ha detto - si tratta di un programma fondamentale per il rilancio dell'industria non solo per il Sud ma per l'Italia intera perché l'industria sta ormai andando verso un cambiamento di una digitalizzazione molto forte».
«Nessuno può pensare - ha continuato Calenda - di rimanere indenne, pensare di continuare a fare le cose come si facevano. Nella legge di bilancio abbiamo messo 20,4 miliardi di euro di incentivi fiscali automatici per le imprese per poter investire e abbracciarla questa rivoluzione importantissima soprattutto per il Mezzogiorno».

Ad aprire la seconda giornata di lavori è stata Angela Stefania Bergantino (Università di Bari) che è intervenuta sul tema delle infrastrutture e della mobilità nell'area euro mediterranea. «Il quadro del Mediterraneo - ha detto - sta cambiando per le spinte esogene e per effetto delle strategie cinesi a lungo termine, vero gap nei confronti dell'Europa. La Cina investe nel Mediterraneo e l'Italia ha un ruolo chiave benché il Mezzogiorno copra solo il 26% del traffico che in grande percentuale è un traffico container. Dal Canale di Suez passa il 10% dell'intero traffico mondiale. Ma la posizione dell'Italia sta arretrando (Gioia Tauro ha un traffico passato dal 15 all'8% e una lieve flessione l'ha avuta anvhe Genova diversamente da quello che accade nel Pireo)».

«Globalizzazione e digitalizzazione hanno appiattito la realtà ma le piccole realtà operose hanno preso spesso il posto  delle grandi realtà messe in ginocchio - ha detto Amedeo Maizza (Unisalento) - la riscoperta del locale offre nuove chance alle imprese. Da qui abbiamo giocato con due termini: il "brand" che si basa sulla fiducia con gli interlocutori e che richiede tempo per consolidarsi. E il "land" che vuol dire rilanciare la dimensione territoriale anche sotto il profilo produttivo e identitario. Quando questa dimensione sposa la notorietà il land diventa brand di prodotto. Esistono molti esempi: champagne è l'esempio più conosciuto ma ne esistono molti. Ora la cooperazione e la competizione devono unirsi nella "coopetizione" che porta allo sviluppo».

Ha preso quindi la parola l’economista James Kenneth Galbraith. «Con le ultime elezioni presidenziali americane possiamo dire che abbiamo vissuto il collasso definitivo del XX secolo e che quella che si sta profilando è una coalizione oligarchica - ha esordito Galbraith - a livello internazionale si profilano governance che saranno sempre più rispettose dei più forti e sempre meno dei più deboli. Non è ancora ciò che accadrà nel Mediterraneo, non è detto che le conseguenze siano necessariamente negative. Certamente le prime ripercussioni più gravi si registreranno in Iran. Il programma del nuovo presidente si distinguerà sul fronte delle politiche fiscali cambiando una programmazione che è stata avviata oltre 40 anni fa. Le conseguenze più grosse saranno l'incidenza sulle tasse e la speculazione finanziaria».
«Il settore finanziario non è pronto per dare supporto alla rivoluzione economica - ha continuato - ci saranno molte difficoltà nel far fronte a queste due probabili prime conseguenze. Per quanto riguarda l'Europa stiamo andando verso la dissoluzione dell'Unione europea. O almeno questo sembra il contesto in cui gli Usa dovranno muoversi. Gli Usa non sono mai stati così vicini al Sud Europa. Non vedremo più una posizione distaccata tra Usa e Europa ma ci sarà un nuovo partenariato. Non penso che nuova amministrazione americana possa governare seguendo solo i suoi istinti. Da un punto di vista amministrativo e professionale non sarà possibile creare instabilità a livello globale anche perché la nuova elezione ha creato reazioni di massa. Questo dimostra che le altre forze politiche e le nuove generazioni sono presenti e prendono distanza da ciò che è successo. È possibile che le future azioni del presidente restino invariate per il momento. Sarà un'epoca di dissoluzione dove riprenderemo il concetto che gli Usa rappresentano una leadership mondiale, come diceva Bush. Questo è chiaro anche dalle dichiarazioni di benvenuto al nuovo presidente. "La Germania e l'America sono legati da valori comuni - ha per esempio scritto la Merkel - questi valori sono libertà, rispetto del diritto e della dignità della persona indipendentemente dalle differenze. Ed è sulla base di questi valori - ha aggiunto Merkel - che vorrei offrire una stretta collaborazione". È stata un'elegante dichiarazione di indipendenza da parte della cancelliera».


La parola è poi passata a Chiara Montefrancesco, premio Guido Dorso 2016: «Siamo consapevoli che il futuro del Sud Italia non può che essere un futuro europeo, ma siamo coscienti che gli interessi del Mezzogiorno non possono prescindere dal futuro del Mediterraneo. In questa prospettiva il nostro sistema industriale deve attrezzarsi rapidamente e con determinazione per essere più efficiente e competitivo. Da troppo tempo l'Italia scivola nelle classifiche internazionali della competitività, i nostri tassi di crescita e la nostra occupazione sono pericolosamente inadeguati.È noto che uno dei fattori di debolezza del Mezzogiorno è l'insufficiente presenza dell'industria manifatturiera che in realtà è il vero motore dell'economia di un Paese come l'Italia privo di materie prime. È infatti l'industria manifatturiera che muove l'intero sistema economico in termini di occupazione, redditi e consumi, di forniture e commesse, di servizi, di logistica, di import e di export. È necessario quindi  potenziarla laddove non è sufficientemente sviluppata. Sappiamo che le imprese meridionali, al di là di importanti eccezioni, sono in genere piccole, sotto capitalizzate e scarsamente organizzate. La recessione innescatasi a partire dal 2008 ha provocato un drastico ridimensionamento dell' apparato industriale ed un blocco degli investimenti: le industrie non investono più da troppo tempo. E se si bloccano gli investimenti si ferma la crescita e l'occupazione. È fondamentale invertire la tendenza. Da qui l'importanza del piano industria 4.0 lanciato dal ministro Calenda che intende stimolare gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione digitale per riportare l'industria al centro del sistema economico. Con lo sguardo rivolto al futuro. Siamo nel pieno della quarta rivoluzione industriale, quella della Digitalizzazione dei processi produttivi e dell'impiego della Intelligenza artificiale interconnessa. Il Piano mette a disposizione risorse importanti sia sul versante degli investimenti innovativi di ultima generazione che su quello delle risorse umane altamente specilizzate. Il Mezzogiorno deve cogliere questa occasione investendo sui processi produttivi e sulle risorse umane che sono il vero propulsore delle aziende. In questo modo freneremmo anche l'emorragia dei giovani che sempre più numerosi, non avendo prospettive,  scappano all'estero, impoverendo il nostro territorio».

Tra gli interventi, quelli di due giovani imprenditori, Rodolfo Lategola e Andrea Spedicati, fondatori di "Ar dream", che hanno raccontato la loro esperienza. «Dopo la laurea - ha spiegato Spedicati - ho deciso di fare una pazzia, dopo aver studiato a Pisa e poi ad Amburgo ho deciso di lasciare il lavoro e girare l'Europa. Non vedevo l'ora di scoprire il mondo.  Sono tornato a Lecce cambiato. Ma prima mi sono fermato a Torino dove ho incontrato un vecchio amico ingegnere come me: La Tegola. Prima di tornare a Lecce ho collezionato anche diverse esperienze nel settore automobilistico, tipo la Chrysler a Detroit. Ma mancava qualcosa: un master in manager administration. La frase di Obama sulla fabbricazione digitale come rivoluzione attraverso l'industria 4.0 è stata la nostra ispirazione. La stampa 3D. A Lecce ci siamo rimboccati le maniche ma facendo i conti con le lentezze della burocrazia e la difficoltà di far capire anche solo quale fosse il nostro oggetto societario.  Il litemotiv? "Ma cosa fate?"».

Ilaria Bortone, vincitrice della Start Cup Puglia 2016, ha illustrato quindi gli aspetti salienti del progetto che l'ha vista protagonista. «La ricerca si è concentrata sullo spettro autistico e sull'interazione tra bambini affetti da autismo con una forma di intelligenza matematica e alcuni robot - ha spiegato - su cui sono stati sviluppati alcuni algoritmi di intelligenza trasformati in giochi. Questo ha permesso la misurazione di atteggiamenti tipici dell'autismo e della sua interazione emotiva permettendo di monitorare la riuscita della terapia. Dell'equipe fanno parte non solo i progettisti ma anche terapisti e pedagosti».

Dopo di lei ha preso la parola Stefano Renna (AvioAero). «Lavoro da molti anni in Avio che fa parte del grande gruppo General Electric - ha detto - produciamo motori di aereo. Ci piace pensare che quando si vola molto probabilmente si vola su un motore costruito da noi. Ora lavoriamo su Atp, il motore turboelica avanzato. Un progetto che nasce in Europa e in Italia. Il gruppo che guida questo motore viene sviluppato tra Torino e la Puglia, grazie al rapporto con istituzioni e atenei (Bari e Lecce). Possiamo dire che sviluppiamo il cervello di questo motore e grazie a questo progetto siamo tra i pochi in Europa a poterlo fare».

E' stata quindi la volta di Luciano De Francesco (Ceo Dfv), il quale ha parlato della loro azienda che nasce come impresa famigliare, si occupa di verniciatura industriale e negli anni ha saputo innovarsi cavalcando la crisi attraverso un modello manageriale. «Siamo pronti all'industria 4.0 - ha aggiunto De Francesco - molto della digitalitazione l'abbiamo usata nello scambio di informazione con i nostri i clienti, ma anche nella tracciabilità e nel settaggio automatico. L'apertura dell'azienda a progetti di scambi e collaborazione con altri soggetti è partita prima in via informale e poi sotto forma di joint venture. Ci abbiamo sempre guadagnato, quando non economicamente in termini di know how».

Dario Scalella, Ceo K4A, ha parlato dell'azienda "Knowledge for Aviation Spa", una società napoletana impegnata nella realizzazione di un'innovativa famiglia di elicotteri leggeri soprattutto a due e quattro posti. «La nostra azienda era guardata come una potenziale macchina del futuro, oggi siamo il presente. Il settore aeronautico da noi ci ha messo diversi anni a partire, tanto che per un po' abbiamo pensato di trasferirci da queste parti. Abbiamo partner cinesi e negli emirati. Quando Renzi è venuto da noi e ci ha chiesto di cosa abbiamo bisogno, gli abbiamo risposto: che fai funzionare il Paese così funziona tutto. Noi abbiamo vissuto momenti di crisi fortissimi e saremmo stati in seria difficoltà se nel 2014 non avessimo firmato un contratto con un'azienda cinese che ci ha dato 3 milioni e mezzo per finire il progetto in Italia. Il che ci porta a produrre 150 elicotteri a fine 2018 e intanto per educare la Cina abbiamo inviato biposto italiani».

Terminati gli interventi, il microfono è passato al ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per le conclusioni. «Il Sud è pienamente nella sfida dell'internazionalizzazione e dell'innovazione - ha confermato Calenda - vi assicuro che non è un fatto scontato. Il Sud non può restare l'industria 1.0. Sarebbe insultante per il Meridione. L'innovazione non si ferma al Sud, non ci sono cancelli. Se noi meridionali ci rappresentiamo come categoria protetta sbagliamo e non andiamo da nessuna parte».
«Anche nel mondo dell'impresa - ha continuato il ministro - ci sono vincenti e perdenti che non ce l'hanno fatta. E se le democrazie occidentali sono in crisi è perché queste diversificazioni non sono più accettate dall'opinione pubblica. È accaduto questo perché si percepiva dall'alto dell'impresa che l'Italia si era dimenticata dell'industria, e nel Paese, come riflesso, si è sviluppato negli anni un sentimento anti industria. Da qui il crollo industriale, l'effetto più pericoloso. L'Italia ha un parco macchinari obsoleto, perché le imprese sono state a lungo disincentivate a investire. Il piano industria 4.0 promuove incentivi fiscali. questo è fondamentale. L'unica discriminante che poniamo con i nuovi incentivi è che puntiamo a premiare le industrie che investono in innovazione e tecnologia. Agevolazioni fiscali, dunque. Ma anche finanziarie con industria 4.0. Prima noi davano i soli alle banche non alle imprese. Oggi, invece, copriamo chi ha più difficoltà di accesso al credito perché è in una condizione più esposta. Ed un altro pilastro, quello delle competenza. Stiamo coinvolgendo le nostre eccellenze universitarie affidando a loro un ruolo di coordinamento nazione per la promozione delle competenze settoriali.  Lo abbiamo fatto con Bari con l'Aeronautica, che sarà punto di riferimento per tutta l'Italia in quel campo».
«Quello che serve all'Italia serve 1000 volte in più al Sud - ha detto ancora Calenda - il piano prevede anche un miliardo per chi investe in formazione e ricerca al Sud. Poi un fondo per le start up. Ed infine un fondo per il credito d'imposta. Puntiamo a rafforzare le università. Il governo non può ritenere che la crisi sia alle spalle. E di fronte ai risultati forse ci siamo esaltati troppo. Sarà una strada ancora lunga e complessa. Le imprese del Mezzogiorno stanno nel mondo, local e global stanno insieme. La domanda di prodotto italiano sta crescendo e continuerà a crescere».
Il ministro ha poi fatto un riferimento all'ormai prossimo referendum: «Comunque vada, noi dobbiamo evitare che il Paese si divida», ha commentato.

A margine del convegno di Lecce, il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda ha commentato anche la questione di Taranto, sulla quale, ha detto, «è stata fatta confusione, perché un conto era un fondo che era stato fatto per stabilizzare in tutta Italia i giovani medici e gli infermieri, con credo 150 milioni di euro e 50 dei quali venivano staccati solo per Taranto, ovviamente con un danno per tutte le altre province, una cosa è dire che si debba fare un piano di rafforzamento sulla sanità di Taranto su cui il ministro Lorenzin ha già detto di essere d'accordo».
«C'è già una riunione fissata per analizzare la questione - ha aggiunto - e dare tutti gli strumenti necessari per farlo. Il problema è trovare lo strumento giusto perché è impensabile prendere un terzo di tutto il fondo di stabilizzazione destinato ai giovani medici e infermieri italiani e lo stacchi solo per Taranto, facciamolo con un altro strumento. Il 7 dicembre tra l'altro l'Istituto superiore della Sanità presenterà uno studio partito due anni fa proprio sulla situazione ambientale e gli effetti sulla salute a Taranto. Sono stati invitati sia il governatore che il sindaco e quella può essere anche un'occasione per fare un punto in più della situazione».
 

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