Lavoro "fisso", 9.000 contratti in meno a giugno

Lavoro "fisso", 9.000 contratti in meno a giugno
di Giusy Franzese
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Martedì 28 Luglio 2015, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 15:55
Torna negativo il saldo del lavoro stabile. A giugno scorso, secondo i dati diffusi dal Ministero del Lavoro , sono più i contratti chiusi e finiti che i nuovi appena attivati: 155.388 contro 145.620.

Il che vuol dire che ci sono 9.768 lavoratori con contratto a tempo indeterminato in meno. Si tratta di una notizia sicuramente non bella. Ma, se si guarda a quanto accaduto nello stesso periodo dello scorso anno, allora sembra meno cattiva. Anche a giugno del 2014 infatti le cessazioni di contratti a tempo indeterminato avevano surclassato le assunzioni con lo stesso tipo di rapporto, ma in quel caso il risultato negativo fu praticamente il triplo: ben 32.005 (141.207 cessazioni contro 109.202 attivazioni). Inoltre allargando lo sguardo ai primi sei mesi dell’anno, il saldo è positivo per circa 282.000 posti. I dati sono al netto dei settori del lavoro domestico e della pubblica amministrazione.



Insomma la ripresa, come constatano ormai tutti i più autorevoli osservatori nazionali e internazionali, sta facendo capolino, ma i riflessi sull’occupazione sono ancora molto lenti. Resta il timore che le cose possano di nuovo volgere al peggio e così gli imprenditori non abbandonano la cautela. E questo avviene nonostante la decontribuzione e nonostante adesso con il Jobs act sia più semplice licenziare anche il dipendente assunto con contratto fisso.



Complessivamente, comunque (contratti stabili, a termine, di apprendistato, collaborazioni e altro), l’andamento del mercato occupazionale registra dei passi in avanti: a giugno ci sono state 821.544 assunzioni contro 760.446 cessazioni (pensionamenti, mancati rinnovi, licenziamenti), con un saldo positivo quindi di 61.098 contratti.



Per la stragrande maggioranza i nuovi contratti restano a termine (565.191), ma rispetto allo stesso mese dello scorso anno quelli a tempo indeterminato mostrano comunque un aumento (145.620 contro 109.202 di giugno 2014). Diminuiscono invece i contratti di apprendistato (26.189 contro 33.809), le collaborazioni (34.296 contro 47.688) e anche se di poco (50.248 contro 50.897 di giugno 2014) tutto il resto degli atipici (intermittente, a chiamata, ecc).



Migliora la qualità complessiva delle assunzioni, quindi. E per qualcuno diventa realtà il mitico lavoro “fisso” (anche se con il Jobs act il termine fisso è inappropriato): nel primi sei mesi del 2015 - fa sapere sempre il ministero del Lavoro - le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato sono aumentate del 41,8%, passando dalle 129.033 registrate nel 2014 alle 182.932 attuali.



Detto ciò il percorso verso una diminuzione della disoccupazione resta lungo. Proprio oggi il Fondo monetario internazionale ha diffuso un report secondo il quale, con questi ritmi di crescita, per tornare ai livelli pre-crisi (secondo i dati della Cgia di Mestre dal 2008 a oggi sono stati bruciati 932.000 posti di lavoro) ci vorranno 20 anni.