Trentasette anni fa moriva Maria Callas, la vera diva della lirica

Trentasette anni fa moriva Maria Callas, la vera diva della lirica
di Eraldo MARTUCCI
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Martedì 16 Settembre 2014, 16:31 - Ultimo aggiornamento: 16:32
Trentasette anni fa moriva Maria Callas, personaggio straordinario la cui enorme popolarità trova ben pochi riscontri non solo nel campo dell’opera ma, in generale, nella storia del costume, superando le barriere del tempo e consacrandosi all’immortalità di un mito che non ha mai conosciuto cedimenti.



Per certi aspetti Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos (questo il suo vero nome), è stata il più grande soprano del secolo scorso, ma di lei ci si ricorda anche come la donna dei travolgenti amori che fece impazzire il jet-set degli anni ’50 e le cronache giornalistiche in ogni angolo del mondo per il periodo in cui si legò sentimentalmente ad Onassis. Una fama immensa che non la preservò però da una morte in solitudine avvenuta appunto trentasette anni fa a Parigi, il 16 settembre 1977, in circostanze mai del tutto chiarite, anche perché le ipotesi che si fecero rimasero solo pure congetture: non si riuscì infatti a fare l’autopsia prima che, su sua espressa disposizione, il corpo fosse cremato e le ceneri disperse nel Mar Egeo.



Da quel giorno il suo mito non è mai tramontato, e ad alimentarlo ancora di più è stata certamente la storia sentimentale con Onassis, per il quale la Callas non aveva esitato a mandare all’aria il suo matrimonio con Meneghini, l’uomo che, da quando era arrivata in Italia nel 1947 per il debutto all’Arena di Verona, era diventato un punto fermo della sua vita e che sposò due anni dopo.



Il primo incontro tra Onassis e la Callas avvenne ad una festa a Venezia nel 1957, quando lei era all’apice della carriera, ma il colpo di fulmine scoppiò nell’ormai celebre crociera a bordo del “Christina”, il lussuosissimo yacht di Ari, nel luglio 1959.

Il loro fu un amore appassionato, ma condito da numerose scenate. E poi la gravidanza ed il dolore terribile per la perdita di un bambino così a lungo desiderato, e per la Callas saranno gli anni della depressione, con la voce ormai irrimediabilmente logorata.



E nulla servì la lunga tournée che nei primi anni settanta compì con il tenore Giuseppe Di Stefano, a cui si legò sentimentalmente e con il quale aveva condiviso nel suo periodo aureo i più grandi trionfi, legati indissolubilmente al Teatro alla Scala.

Nel tempio della lirica la Callas cantò per poco più di un decennio, dal debutto in “Aida” nell’aprile del 1950 fino all’11 dicembre 1960 per una ripresa di “Medea”. Dieci anni di regno durante i quali gli appassionati si divisero fra chi l'amava incondizionatamente e chi le preferiva l'altro grandissimo soprano, Renata Tebaldi, scomparsa dieci anni fa.



A Milano fu comunque regina accanto ai più famosi cantanti dell’epoca, ed assieme al regista Luchino Visconti firmò spettacoli ormai entrati nella leggenda come “La Vestale”, “Sonnambula”, “Anna Bolena” e “Traviata”: la sua fu una Violetta di portata storica, perché riuscì a fondere mirabilmente le contrapposte esigenze del difficile finale del primo atto, adatto ai soprani leggeri, e la cifra espressiva degli altri due, che richiedono una voce più intensa e drammatica.

Non ha mai cantato in Puglia e non ha mai avuto come compagno di palcoscenico Tito Schipa, per ragioni anagrafiche e qualche volta di repertorio, ma ad accomunare Maria Callas ed il grande tenore leccese ha provveduto 15 anni fa il concorso lanciato da Radio Tre che le proclamò le due voci del secolo.



Una gara che vide scendere in campo 64 personaggi e che vide in contrapposizione nella finalissima proprio Schipa e la Callas, alla quale, sul filo di lana, il tenore cedette cavallerescamente il passo ma con una distanza che, misurata con il metro del gradimento degli ascoltatori di Radio Tre, seppe più di rispetto per la “divina” che non di sconfitta per Schipa.