Un eroe sfortunato nella casa del Gf
L'ultimo romanzo di Federico Baccomo

Un eroe sfortunato nella casa del Gf L'ultimo romanzo di Federico Baccomo
di Giuliano PAVONE
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Sabato 11 Ottobre 2014, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 11:36
L’inesorabile caduta di Nicola Presci, vincitore di una fantomatica edizione del Grande Fratello, è al centro di “Peep show” (Marsilio, 366 pagine, 18,50 euro), terzo romanzo di Federico Baccomo Duchesne, dopo i fortunati “Studio Illegale” e “La gente che sta bene” (da entrambi è stato tratto un film). Fra le pagine di “Peep show”, dense di vip e “vippetti” citati col loro vero nome, la comicità tagliente e lo sguardo puntato sui lati oscuri della gente di successo (due dei marchi di fabbrica dell’autore) emergono in modo più forte e crudo che nei lavori precedenti.



Federico, perché i tuoi personaggi sono quasi sempre alle prese con discese agli inferi, cadute rovinose, situazioni estreme?

«Credo che la ragione stia in un paio di pulsioni - quella comica e quella tragica - che in me spingono con la stessa forza e mi rendono difficile scrivere qualcosa di comico che poi non ceda al tragico e viceversa. Pare cinico dirlo, ma i personaggi che vanno a fondo sono i soli capaci di far ridere e piangere insieme».



Dopo aver descritto gli aspetti oscuri della Milano bene dei grandi studi professionali, sei passato allo show business e in particolare a un reality in fase calante. Perché?

«In realtà, pure se a prima vista il bersaglio è l’ambiente in cui calo i protagonisti dei miei romanzi, il mirino resta sempre puntato sui personaggi stessi. Più che raccontare i meccanismi e le storture della celebrità (o del lavoro, o dell’alta società), mi diverte tirare fuori le storie che queste storture riescono a produrre, gli abissi in cui possono far precipitare».



Di Nicola Presci colpisce il contrasto fra la vacuità della vita che conduce e la consapevolezza di tale vacuità, fra la superficialità dei comportamenti e la profondità delle riflessioni…

«È stata una scelta consapevole, tanto che a un certo punto Nicola arriva anche a dichiararlo. A me Nicola appare un po’ come un uomo innamorato della persona sbagliata, uno che lo sa: sa che soffrirà, sa che appare ridicolo, sa che è lo zimbello di tutti. Lo sa, eppure non può fare a meno di seguire l’istinto che lo porta a schiantarsi».



Quando Nicola si imbatte in personaggi secondari e comparse, accompagna la loro descrizione con un “visto anche…”, seguito da apparizioni marginali in spettacoli, eventi mondani, gossip… Cosa hai voluto dire? È la realizzazione del warholiano “In futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”?

«Mi divertiva l’idea di accompagnare l’ingresso in scena di ogni personaggio proprio con la descrizione dei suoi istanti di, per così dire, celebrità. È un aspetto della vanagloria cui spesso finiamo tutti per cedere: da chi ci tiene a far sapere di avere partecipato a Forum a chi mostra il video di quando è stato inquadrato al Tg5 nel corso di una retata in un locale chiuso per traffico di stupefacenti (due esempi che ho incrociato davvero)».



Credi che anche da questo romanzo, come dai due precedenti, verrà tratto un film?

«La sensazione è che questo sia il romanzo più cinematografico che abbia scritto. Ci sono alcuni elementi - la comicità, la violenza, l’amore infelice, un andamento un po’ da thriller - che al cinema potrebbero funzionare ma, per quel poco che ho conosciuto il mondo del cinema, capisco che la realizzazione di un film segue traiettorie piuttosto complicate e diventa difficile fare previsioni. Concedendomi di sognare, la dimensione migliore mi sembrerebbe quella della serie tv: la dilatazione e la profondità che concede sarebbero un bel regalo per questa storia».



Infine una curiosità: perché nel romanzo vengono citate così tante località pugliesi, come Trepuzzi, Squinzano, Taviano, Cisternino, Otranto, Taranto?

«Negli ultimi anni, non saprei spiegare perché, non ho fatto che incontrare pugliesi, dappertutto. È stato un piccolo modo per pagare loro un tributo».
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