“Pozzo Seccato”, un luogo da Salento magico

“Pozzo Seccato”, un luogo da Salento magico
di Ilaria MARINACI
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Venerdì 6 Maggio 2016, 21:54 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 19:01

Salento magico. Così l’archeologo Francesco D’Andria definisce quei tanti luoghi del nostro territorio che custodiscono tesori, riportati alla luce da studi e scavi pazienti. Così D'Andria ha condotto personalmente una visita guidata presso l’Ecomuseo dei Paesaggi di Pietra, in località Pozzo Seccato, ad Acquarica di Lecce, dove si trova la più antica masseria fortificata del Salento e, presumibilmente, i resti del più antico “trullo”.

«Per avere un’idea – spiega D’Andria – di cosa significhi Salento magico, bisogna visitare la masseria messapica di Acquarica che risale al IV sec. a. C. Si trova sulla strada che collega Lecce alla costa adriatica e a Roca Vecchia. È molto probabile che, a quel tempo, questa zona fosse coperta da boschi e foreste e che si sia deciso di colonizzarla per coltivarla. Una famiglia importante di Roca Vecchia, quindi, deve essersi trasferita nell’entroterra, costruendo questa masseria fortificata, perché pure allora il Salento era interessato da forti attriti militari. Poi, si è continuato ad utilizzarla anche in età romana».

Gli scavi effettuati dall’Università del Salento sono iniziati nel 1996, grazie all’intervento del Comune di Vernole, della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, e ora si attende di completarli con i fondi Poin.
La masseria è stata anche restaurata, nel senso che alcune parti delle fortificazioni mancanti sono state integrate. All’interno del muro di cinta si trova la residenza signorile con la stanza da pranzo, la torre, i depositi, il granaio, edificio che serviva per accumulare il grano, e una stalla pavimentata, identificata grazie a specifiche analisi che hanno individuato una forte presenza di fosfati nel terreno, il che significa che quell’ambiente in passato era servito per ricoverare gli animali. Dove, invece, c’erano solo recinti, venivano ospitati gli ovini e le vacche. L’ingresso era uno solo, guardava verso l’Adriatico e ci sono anche i resti della casa di un custode.
 


«Se Cavallino, Rudiae e Vaste – aggiunge D’Andria – ci mostrano come i Messapi vivevano nei loro insediamenti, qui troviamo integrazioni che riguardano l’economia, l’agricoltura, l’allevamento. La cosa interessante è che il sistema con cui questa masseria messapica è organizzata ricorda moltissimo quelle del 1500, quando erano i turchi a minacciare il Salento».
Per valorizzare questo patrimonio, si è puntato, come nel caso di Vaste e di Cavallino, sulla formula dell’Ecomuseo, riconosciuto nel 2014 dalla Regione Puglia insieme agli altri otto.

«L’esperienza dell’ecomuseo in Puglia – aggiunge Francesco Baratti, referente del Sistema Ecomuseale del Salento – tende, da un lato, a valorizzare gli aspetti legati alla ricostruzione del paesaggio archeologico e, dall’altro, ad attivare dei processi partecipativi con la comunità locale, tendenti a coniugare i saperi esperti della ricerca con quelli contestuali, come il saper fare muri a secco o una “paiara”, come l’enogastronomia, le tradizioni popolari e folcloristiche».

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