Letture: il primo biofantasy è nato a Pneumo City

Letture: il primo biofantasy è nato a Pneumo City
di Ilaria MARINACI
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Domenica 24 Maggio 2015, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 22:36
A quattordici anni fumava. Poi, una lezione di biologia lo ha fatto smettere. «Perché ho capito», spiega Stefano Spagnulo, biologo nutrizionista salentino e autore della saga biofantasy che, dopo il primo volume “Pneumo City”, ritorna ora con il secondo “ The Smoke Inside – Ritorno a Pneumo City”, che è stato presentato ieri a Trepuzzi e che ora approderà, segnalato dall’Ordine nazionale dei Biologi, a Expo 2015, a Milano, dove Spagnulo terrà anche un workshop. Al centro di “The Smoke Inside”, la quotidianità di un mondo fantastico popolato da batteri e agenti patogeni, che vogliono espugnare Pneumo city, la città che a tutti i costi va difesa.



L’idea di fare una saga era prevista fin dall’inizio o l’ha maturata dopo il primo capitolo?

«Vista la complessità del progetto, me ne sono reso conto durante la scrittura del primo libro. In quel momento ho capito che sarebbe stato un lavoro un po’ più lungo perché volevo descrivere per bene vari punti essenziali della storia, prima il micromondo polmonare e poi il macromondo del pianeta terrestre. Quello che si crea fra il secondo capitolo della trilogia e il primo è proprio un’analogia, un confronto fra questi due mondi, interno ed esterno».



Che cosa l’ha portata da biologo nutrizionista ad affrontare il tema della lotta al fumo?

«Sono un appassionato di divulgazione scientifica. L’ispirazione per “Pneumo City” è nata dalla necessità di far capire alla gente concetti complessi, come il modo in cui funziona il nostro polmone e successivamente cosa accade quando è sano e quando è intaccato, per esempio, in questo caso, dal fumo di sigaretta. Nasce, quindi, prima l’esigenza del biologo di studiare tutto ciò che ci circonda, anche perché quando facciamo riferimento agli alimenti, pensiamo che il nostro mangiar bene sia come un compartimento stagno. In realtà, non è così. Noi siamo frutto di un’evoluzione che è stata determinata dall’alimentazione stessa fino ad arrivare all’uomo moderno e all’avvento della tecnologia che ci ha distorto la vita. Uno dei frutti di questa distorsione è il fumo di tabacco, pianta portata da Cristoforo Colombo per essere usata come rilassante e anestetico. Col tempo abbiamo capito che l’effetto non era benefico ma deleterio. Proprio di questo rapporto tra l’uomo e la natura parla “Pneumo City” e “The Smoke Inside”, magari nel terzo capitolo si parlerà del rapporto uomo, natura, alimenti».



Perché ha scelto proprio il fantasy per raccontare questa storia?

«Sono un grande appassionato di fantasy, mi ritengo un seguace tolkieniano allo stato puro. Mi ritrovo molto in quello che scrive, nei suoi principi. Tolkien, infatti, è una lettura educativa: ad esempio, ne “Il Signore degli Anelli”, sono presenti molti principi sociali della vita, non solo la lotta eterna fra il bene e il male, ma anche dove porta la sintesi dell’uomo stesso. Di fronte a problemi così complessi dal punto di vista sociologico e antropologico, l’autore è portato a produrre un metodo che sia disponibile a tutti, uno schema divulgativo. Mi sono detto, insomma: vediamo se, creando un genere nuovo, il biofantasy, cioè il fantasy biologico, possiamo raccogliere gli insegnamenti di tutti i maestri del fantasy e fare anche qualcosa che sia di utilità».



Qual è, per concludere, l’obiettivo ultimo che vuol raggiungere con questa trilogia?

«Vorrei portare i miei libri all’interno delle scuole, anche perché sono reduce dalla soddisfazione di venti persone che hanno smesso di fumare dopo averli letti entrambi. In particolare, vorrei farlo arrivare nelle scuole medie superiori per far capire cos’è l’inquinamento corporeo, cosa succede quando veniamo in contatto con agenti patogeni o sostanze nocive o, addirittura, cancerogene. Queste sostanze arrivano dall’uomo stesso o dalla natura? Questi sono i principi che voglio spiegare per educare, non per allarmare, perché la risposta ai nostri mali siamo noi stessi».
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