E Catena raccontò l'amore (a due passi) nel Salento

E Catena raccontò l'amore (a due passi) nel Salento
di Eraldo MARTUCCI
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Giovedì 5 Maggio 2016, 19:20 - Ultimo aggiornamento: 19:25
Il rapporto che Catena Fiorello ha con il Salento e i salentini è di amore. Un amore discreto come lo è lei, che unisce alla simpatia espansiva una capacità di riserbo sui suoi sentimenti, celati dal sorriso e dalla battuta. Ma la sintonia di Catena con la nostra terra è evidente. Lei siciliana, donna del Sud, capisce le nostre inflessioni dialettali, l'attenzione ai dettagli, la passione per l'eleganza, il barocco della nostra città, non solo nei monumenti ma pure in certi gesti, abitudini, gusti, dolcezze da pasticceria.
E poi l'energia dirompente della terra, il contrasto tra la città e le campagne, i paesi, le piazze, i monumenti più importanti e quelli invece più semplici o ancora antichi, persi nei campi ed appartenenti ad un passato preistorico. Nessuna meraviglia, dunque, che l'ultimo romanzo - “L'amore a due passi”, Giunti Editore - parta da fuori ma arrivi qui in un percorso che è anche il suo, un atto di amore nel quale, attraverso la scrittura, offre ai lettori che la seguono e sono sparsi in tutta Italia la magia della nostra terra.
Catena, il suo nuovo romanzo si apre con un prologo che racconta di un'antica leggenda persiana. Come mai questa scelta?
«Intanto devo precisare che non è vera e che l'ho inventata proprio a Lecce. Avevo finito il libro e dovevo consegnarlo alla casa editrice, ma non mi convinceva il fatto che il romanzo iniziasse d'emblée con l'inizio della storia. Volevo qualcosa che facesse da introduzione per descrivere il senso di calura di quella terribile estate 2010, e quindi ho fatto una ricerca sui luoghi più caldi del pianeta, ed uno dei più affascinanti mi è sembrato l'Iran. E ovviamente ho studiato le varie religioni, in particolare lo Zoroastrismo. Ed ecco nata la favola».
Una storia d'amore che parte da Roma ma che in realtà vede protagonista assoluto il Salento….
«Inevitabilmente. Per gran parte dell'anno è la mia residenza, e quindi posso ammirarne a lungo la bellezza. Che spesso si dà per scontata. Cercavo invece un posto che potesse raccontare la bellezza di un amore per niente scontato, quello tra due persone che hanno già vissuto e non credono più che per loro possa esistere ancora il miracolo dell'amore. Chiaramente la scelta del Salento è stata automatica per raccontare questa rinascita, che non è solo per loro, ma arriva per i tantissimi personaggi di tutte le età che si muovono attorno a Orlando e Marilena».
Ma cosa l'ha spinta a raccontare la nascita di un amore tra settantenni?
«Prima di tutto perché mi sono stancata di pensare che le storie d'amore più interessanti debbano essere quelle dei ventenni, quando invece non sono determinate dall'età ma dall'intensità. Alla fiera di Londra, qualche mese fa, un grossissimo successo ha riscosso un libro di una scrittrice tedesca che parla dell'amore tra due ottantenni. Allora, perché devo giudicare una storia d'amore in base all'età?».
Che, in questo caso, vivono la loro storia in tanti posti facilmente riconoscibili…
«Orlando e Marilena dormono in un albergo a Lecce e la storia vera e propria si sviluppa attorno alla Piazzetta Santa Chiara. Da lì si muovono in macchina e girano tantissimo. E c'è un momento particolarmente significativo durante la festa di Sant'Oronzo. Orlando, che è dentro una gelateria all'angolo di Piazza Mazzini, rimane folgorato dalla vetrina della libreria di fronte ed entra. Ad aspettarlo c'è una donna con gli occhi malinconici, che gli racconta una bellissima e vera storia d'amore, che è la sua vita raccontata nel libro di Roberto Cotroneo. Lui lo prende e lo regalerà a Marilena. Ho voluto così descrivere in poche parole chi è Anna Palmieri. Ma all'interno il lettore troverà anche il Lido York ed il lido Tabù, e tanti altri bellissimi posti».
“L'amore a due passi” è il suo quinto romanzo e il suo sesto libro. Come è nata la passione per la scrittura?
«Mi è sempre piaciuto leggere e scrivere. Tra i miei autori preferiti c'è Isaac Singer, di cui ho letto praticamente tutto. Per molto tempo, grazie a mio fratello Rosario, ho lavorato nell'ambiente dello spettacolo. Ma poi ho deciso di dedicarmi completamente alla scrittura. Avevo la storia di “Picciridda” che mi balenava dentro la testa, una storia drammatica di bambini che non potevano difendersi e gridare il proprio dolore. E dopo dieci anni il mio primo romanzo verrà finalmente ristampato e uscirà all'inizio dell'anno prossimo».
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