La coscienza di sé come quinto potere dell'umano

La coscienza di sé come quinto potere dell'umano
di Giulia D'ERRICO
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Mercoledì 7 Dicembre 2016, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 08:30
Complesso, geniale, allarmante. Tre aggettivi apparentemente dissimili, ma che al meglio riassumono: “Quarto potere”, capolavoro realizzato e interpretato, nel 1941, dall’arguto, all’epoca venticinquenne, statunitense Orson Welles. Ispirato alla biografia dell’editore William Hearts, il film cerca di delucidare quello che si nasconde dietro ogni visibile personalità, con lo scopo di mostrare come quello che si cela alla vista degli altri è sempre più significativo di ciò che sembra. Protagonista è il grande industriale della stampa Charles Foster Kane, il quale dopo un’attiva e dinamica vita sociale, viene abbandonato da tutti e lasciato morire da solo nella sua colossale residenza.

Mediante una serie di flashback, Welles cerca di ricucire le svariate personalità del suo personaggio principale: Un uomo ingegnoso, dotato di grande creatività e ambizione, ma anche avido di potere e incapace di amare in modo disinteressato. Un giornalista intraprendente, seppur amico scorbutico, marito contemporaneamente distante e ossessivo, individuo disilluso e malinconico. Toccante, la parola pronunciata da Kane prima di morire: “Rosebud”, nome della piccola slitta con cui il nostro protagonista giocava da bambino, a suggerire come, seppure si possa intraprendere una vita invidiabile, operativa e piena di successo, l’infanzia rimane per ognuno di noi un pezzo inscindibile della propria vita. Ogni persona che anche brevemente è entrata a far parte della nostra esistenza, ogni odore, sapore, colore che ci ha attraversati nel più intimo, non ci abbandonerà mai.
Inconsciamente guiderà ogni nostra scelta, il modo di approccio nei confronti delle persone e delle cose, il nostro destino. Un film originale, fuori dal normale, con un misterioso sorprendente gioco di luci e ombre, adatto per tutti coloro che sono interessati a fare un tuffo in un passato più attuale che mai e riflettere sul fenomeno per cui, se il quarto potere è della stampa, esiste un quinto potere presente in ognuno di noi: il potere di prendere coscienza di sé, del proprio passato, presente e futuro.
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