La Xylella avanza, tre focolai a Torchiarolo: «È in arrivo da sud»

La Xylella avanza, tre focolai a Torchiarolo: «È in arrivo da sud»
di Roberta Grassi
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Mercoledì 29 Luglio 2015, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 12:29
La Xylella avanza verso nord: le analisi effettuate in tre siti a Torchiarolo hanno dato esito positivo. E così altrettanti “triangolini rossi” sono stati apposti sulla cartografia aggiornata dal servizio Fitosanitario della Regione Puglia.



Si tratta di tre focolai che distano reciprocamente due chilometri e mezzo l’uno dall’altro e che si trovano al di là del confine che segna la zona infetta così come riportato nell’ultima delimitazione effettuata dal commissario straordinario per l’emergenza Xylella. Esattamente come contrada Frascata, a Oria, dove tra il 13 aprile e il 7 luglio sono stati abbattuti 52 alberi e che è dislocata a distanza rispetto al raggio di diffusione. A quanto emerge ci sono studi in corso, riguardo alla cittadina federiciana, per verificare le modalità di diffusione in quell’area e quindi verso l’entroterra del batterio.

Le analisi di laboratorio del Cnr rientrano in una continua azione di monitoraggio. Ma per quel che riguarda Torchiarolo, l’ultimo comune della provincia di Brindisi sulla fascia costiera, i prelievi sono stati effettuati in seguito alla segnalazione di un disseccamento rapido constatato dagli agricoltori. L’area contagiata a quanto risulta agli esperti del servizio Fitosanitario della Regione è ben più ampia rispetto a quella localizzata a Oria. È evidente a occhio nudo, spulciando la mappa interattiva che riporta i dati di monitoraggio delle specie ospiti di Xylella Fastidiosa, che le zone che per ultime sono state contrassegnate sono più estese in rapporto al punto critico che si trova più a ovest, verso la provincia di Taranto.



Di Torchiarolo s’era parlato in forma dubitativa già a margine della visita del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e del commissario Ue alla Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis. Non c’erano però conferme rispetto agli esiti delle analisi che non erano ancora a disposizione del commissario straordinario Giuseppe Silletti e degli organismi regionali che si stanno occupando di predisporre la controffensiva alla diffusione del batterio.



L’ufficialità è giunta nelle scorse ore: in precedenza erano stati consegnati alla Regione i rapporti dettagliati sui “focus” compiuti sugli alberi al confine tra le province di Brindisi e Lecce, ma situati a tutti gli effetti al di là della linea che separa la fascia in cui c’è l’emergenza da quella cuscinetto.

La prossimità tra i tre focolai di Torchiarolo e il rosso fuoco (quanto a indicazioni grafiche) del cuore del Salento ha una sola lettura per i tecnici che stanno tenendo d’occhio il fenomeno e le sue modalità di espansione. Il fatto che non si tratti di appezzamenti distanti dalle aree clou fa ritenere che la peste degli ulivi stia marciando verso la provincia di Brindisi. Ciò convince ancor di più gli organismi fitosanitari - sotto la cui lente ci sono le creature maestose simbolo del Salento e della Puglia tutta - che l’interventismo sia la strategia più efficace. In assenza di azioni importanti di contenimento e di eradicazione del batterio (che non sempre equivale all’abbattimento delle piante) la Xylella procede, veicolata dall’ormai nota “sputacchina”.



Se nella provincia di Lecce il disseccamento rapido degli ulivi è ormai una realtà tangibile oltre che diffusa, nel Brindisino si iniziano a trovare i primi riscontri. Sono stati alcuni operatori del settore agricolo a lanciare l’allarme. Preoccupati per le sorti dei propri appezzamenti del futuro delle piante che coltivano non solo per la conservazione della propria terra da un punto di vista estetico, non unicamente per tutelare un patrimonio antico, ma soprattutto per ricavarne olio d’oliva. Non c’è pericolo per la qualità dell’olio in caso di infezione della pianta. Ma se l’ulivo muore, è chiaro che la produzione corre rischi enormi in termini quantitativi ed economici. Numerose sono state le segnalazioni giunte all’osservatorio fitosanitario della Regione che ha provveduto a ottenere riscontri anche per aree più distanti da quelle interessate dal “morbo”.



Per il momento gli esiti sono stati in tutti i casi confortanti: non è stata rilevata la presenza di Xylella altrove che nei campi indicati sulla mappa pubblicata online.

La situazione, comunque, è in continua evoluzione. E il monitoraggio, sia esso di routine o indotto dalle istanze che provengono dai territori, prosegue senza soluzione di continuità. La Xylella Fastidiosa non è stata arrestata: l’inedito di Torchiarolo, con il risultato positivo rispetto agli esami di laboratorio effettuati, ne è la prova.

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