Come rilanciare il turismo pugliese secondo Pagliara

Come rilanciare il turismo pugliese secondo Pagliara
di Oronzo Martucci
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Lunedì 15 Marzo 2021, 15:33

«Il fatturato del turismo nel 2021 nella migliore delle ipotesi sarà il 60 per cento di quello registrato nel 2019»: Giuseppe Pagliara, amministratore delegato di Nicolaus, il tour operator che gestisce una decina di villaggi in Puglia ed è proprietario anche del marchio Valtur, commenta così lo studio realizzato da Srm Mezzogiorno per conto di Intesa San Paolo.


Pagliara, il report di Srm definisce tre diversi scenari. Qual è lo scenario che lei considera più realistico?
«Purtroppo dobbiamo ragionare sullo scenario meno ottimistico, quello che fa riferimento al 62 per cento di presenze registrare nel 2019, mentre gli altri due appaiono poco realistici stante con la nuova chiusura sino al 6 aprile».


Lei condivide la decisione del governo di chiudere e considerare quasi tutta l'Italia zona rossa sino al 6 aprile?
«Una decisione necessaria, se vogliamo sperare in una ripresa in sicurezza nel più breve tempo possibile. Ma ci sono scelte che vanno definite per tempo se vogliamo evitare che si presenti uno scenario nel quale molte strutture possano decidere di non aprire, anche in numero superiore rispetto allo scorso anno».


Cosa fare per evitare scenari catastrofici?
«Il governo prevede di completare il piano delle vaccinazioni entro la fine dell'estate ma così la stagione turistica può risentirne. E' necessario completare il piano vaccinale entro i primi giorni dell'estate se si vuole dare respiro a un settore che rappresenta una fetta sempre più consistente del pil e garantisce centinaia di migliaia di posti di lavoro, anche se a tempo, che fanno scattare le indennità di disoccupazione».
Ci sono interventi che è possibile mettere in campo per aiutare la ripartenza?
«Garantire la vaccinazione degli operatori turistici è una decisione che può aiutare anche le famiglie a decidere di prenotare e di pensare a vacanze in sicurezza. Noi stiamo lavorando su protocolli stringenti, ma bisogna arrivare quanto prima ad avere dal governo norme chiare sapendo che sono un costo non indifferente per le aziende.

La definizione di norme chiare va di pari passo con altre decisioni».


Quali?
«Bisogna aprire a giugno, in anticipo di un paio di settimane rispetto al 2020, per sperare di riempire le strutture a luglio e fare il pienone ad agosto, ben sapendo che anche quest'anno il turismo di prossimità e quello domestico saranno prevalenti, con prenotazioni all'ultimo secondo. A luglio 2020, nelle strutture alberghiere, a causa dei ritardi l'occupazione dei posti letto è stata del 70 per cento rispetto all'anno precedente e anche con prezzi più bassi. Ad agosto sono cresciuti sia la percentuale di occupazione dei posti letto che il prezzo».


Quali sono gli strumenti per aiutare la ripresa del settore?
«E' fondamentale la digitalizzazione delle aziende turistiche. Un addetto al booking può lavorare mediamente su 40 preventivi al giorni. Con la digitalizzazione riusciamo a smaltire 10mila preventivi. Stiamo cercando di venire incontro a chi prenota, offrendo flessibilità e assicurazioni che garantiscono la restituzione delle somme versate in caso di disdetta. Vi è una grande attenzione dei clienti verso la sostenibilità aziendale, verso contesti che aiutino vacanze all'aria aperta e in condizioni di maggiore libertà».


Spesso però mancano gli spazi per garantire vacanze più sostenibili
«La pandemia ci obbliga ormai a garantite il distanziamento in molte operazioni. Si dovrebbe pensare a un piano casa anche per gli alberghi, così da permettere un aumento di cubature del 20 per cento. Strutture di servizio realizzate negli anni andrebbero sanate e riqualificate, sempre nell'ottica di far crescere la qualità delle strutture di accoglienza, nel rispetto del paesaggio. I soldi per pensare a una riqualificazione delle strutture ci sono e anche i turisti cominciano a chiedere standard di qualità più alti. Non bisogna perdere tempo».
 

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