Docente brindisina fa ricorso e vince: non deve restare a Piacenza avrà la cattedra in Puglia

Docente brindisina fa ricorso e vince: non deve restare a Piacenza avrà la cattedra in Puglia
di Angela MARIGGIO'
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Domenica 25 Settembre 2016, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 15:16
Il ministro della pubblica istruzione, Stefania Giannini, lo ripete in ogni sua dichiarazione: «Le operazioni di mobilità per l’anno scolastico 2016/17 hanno soddisfatto due docenti su tre e la procedura ha funzionato perfettamente». Secondo questa analisi, solo pochissimi docenti sarebbero stati vittime di errori del famigerato algoritmo e per i non accontentati certamente il ministero non avrebbe mai potuto «stravolgere la geografia», come ha dichiarato recentemente in occasione di una trasmissione televisiva, rispondendo alle domande di una docente e ribadendo che nel nord Italia ci sono più alunni che al sud, motivo per il quale molti insegnanti meridionali si sono visti trasferire a centinaia di chilometri da casa.
 
Evidentemente, per i giudici del lavoro di diversi tribunali, cui diversi docenti hanno ricorso, le cose non stanno proprio così.
Qualche giorno fa anche il giudice Lorenzo De Napoli del tribunale di Taranto ha dato ragione ad un’insegnante di scuola primaria che ha fatto ricorso d’urgenza contro il Miur, proprio per gli esiti della mobilità territoriale cui ha partecipato. Il giudice ha stabilito che la docente debba essere assegnata all’ambito territoriale di Taranto 0023 in luogo di quello di Piacenza 0014, dove l’ha invece collocata l’algoritmo del ministero.

L’insegnante, donna, madre, invalida civile al 50% e portatrice di handicap residente a Villa Castelli, è stata assunta nel 2015/16 nella cosiddetta “fase c” del piano straordinario messo in piedi dal governo Renzi e disciplinato dalla 107/2015. In questa fase ha avuto come sede provvisoria la scuola “San Giovanni Bosco” di Massafra.
La mobilità straordinaria dell’estate appena conclusa ha portato la docente in provincia di Piacenza, nell’ambito 0014, sua ventinovesima preferenza nell’ordine di cento compilato per la presentazione della domanda. Un destino comune a molti suoi colleghi, reso ancora più inaccettabile dal fatto che nel secondo ambito indicato dalla maestra (Puglia 0023, corrispondente al versante orientale della provincia di Taranto) sono rientrati docenti della medesima fase di mobilità, con punteggi inferiori e senza le precedenze stabilite dal contratto nazionale.

Motivo questo che ha portato il giudice ad accogliere il ricorso dell’insegnante, riconoscendo tra l’altro, anche “l’irreparabilità del danno” per “la pesante incidenza di un trasferimento a notevole distanza sulla sfera personale, familiare e sociale” dell’insegnante che è moglie, madre e invalida e condannando il Miur al rimborso delle spese di circa 250 euro e di 1250 euro per compensi professionali.

«Dopo le sentenze di Salerno e di Trani, questa di Taranto è davvero importante». È il commento del segretario provinciale della Flc Cgil, Angela Dragone.
«Tre giudici diversi – ha detto – hanno dato ragione ad altrettanti docenti del Sud e questo dimostra ciò che da sempre diciamo e cioè che l’algoritmo non ha funzionato, ma anzi ha prodotto danni personali e professionali ai docenti interessati. Ancora una volta la via giudiziale riconosce i diritti dei lavoratori e questo si sarebbe potuto evitare, dal momento che tutto ciò che sta accadendo poteva essere ampiamente previsto. Solo l’ottusità di chi non riesce ad ammettere la disfatta della 107 e della mobilità sul piano tecnico e politico, ha impedito di risolvere prima questi problemi, costringendo i docenti a ulteriori spese: quelle legali e quelle scaturite dalle prese di servizio a centinaia di chilometri da casa, avendo la certezza in molti casi di rientrare in assegnazione provvisoria su posti che sono sulla carta sono in deroga, ma che in realtà vengono autorizzati da oltre dieci anni, essendo di fatto vacanti».
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