Sanità, liste d'attesa infinite: due anni per una risonanza. Pazienti costretti a pagare esami costosissimi nelle strutture private

Sanità, liste d'attesa infinite: due anni per una risonanza. Pazienti costretti a pagare esami costosissimi nelle strutture private
di Eliseo ZANZARELLI
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Venerdì 4 Novembre 2022, 21:11 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:27

Fa nulla se hai, perché ti è stata diagnosticata, la Sclerosi multipla. Devi comunque aspettare e sopportare i tempi d’attesa biblici della sanità pubblica: un anno per una Tac toracica, due anni e mezzo per una “semplice” risonanza magnetica. Si tratta di esami tanto tecnicamente semplici e automatici quanto fondamentali in alcuni casi. E allora se ti vuoi sbrigare o hai bisogno di sbrigarti, perché a domani potresti non arrivarci, devi pagare: nel privato è tutto molto più semplice, ma moltissimo più costoso. 


Una risonanza, infatti, arriva persino a incidere tra i 600 e gli 800 euro sul bilancio familiare. E no, lì l’esenzione ticket - a meno di particolari convenzioni, sempre più rare - non vale affatto. Ti sbrighi presto, paghi, tanti saluti e buona immediata fortuna.

Le storie

Le storie di Antonella Ciccarese e Francesca De Valerio si somigliano. Alla prima è stata diagnosticata la sindrome di Sjögren nel 2015 ed è da allora che è cominciata la sua battaglia non soltanto contro la malattia, ma anche e soprattutto contro il tempo, tra un controllo e un altro che dovrebbero essere eseguiti ogni al massimo sei mesi, mica dopo anni.
Ne sa qualcosa anche Francesca, che assiste e accudisce suo marito con quell’affetto che ci si giura quando ci si sposa - “nella salute e nella malattia, finché morte non vi separi” - e si tratta di due donne, entrambe residenti a Erchie, che non si arrendono, anche a costo di rimetterci ingiustamente del denaro e di fare sacrifici. Due donne tenaci e coraggiose che non hanno problemi a denunciare pubblicamente il calvario che, per ragioni a loro neppure chiarissime, si stanno trovando ad affrontare.


«I nostri casi - dichiara Antonella - sono molto particolari e andrebbero seguiti pedissequamente, ma purtroppo così non è. Basti pensare che al Cup per una risonanza toracica mi hanno dato come prima data utile un giorno dell’ottobre 2023: e io che ne so come starò fra un anno, quali esami porto al mio medico per farmi seguire al meglio? E quindi tocca pagare per darsi una mossa, ma posso assicurare che specie di questi tempi non è semplice per nessuno metter mano al portafogli, specie quando ci si trova di fronte a cifre così elevate».
Le fa eco la signora Francesca, la quale per una risonanza magnetica a suo marito dovrebbe attendere nientemeno che il 2025: «Si sa che si può scherzare su tutto ma non sulla salute: queste sono patologie strane e non sai come degenerano nel corso del tempo, possono solo essere tenute sotto controllo, però chi ce lo garantisce quel controllo tempestivo? Al momento, il servizio pubblico di sicuro no. Quando qualcosa di questo tipo entra in una famiglia ti cambia la vita, ovviamente in peggio. Sulla carta Stato e Regione ci promettono quell’aiuto, nella realtà funziona leggermente in maniera diversa e sinceramente non sembra giusto doversi svenare per non rischiare di morire». 
L’ennesima storia legata alle proverbialmente lunghissime liste d’attesa della sanità pubblica pugliese, un problema che esiste ed è in auge da anni e anni.

Perché di signora Antonella e di signora Francesca, che ci hanno voluto mettere la faccia, ne esistono tantissime non solo nel Tacco d’Italia ma lungo l’intero Stivale. Non devono solo fare i conti coi rincari quotidiani dei generi di prima necessità ma anche con i rincari che - a loro dire - interessano anche gli esami diagnostici privati, ma anche con ritardi spiegabili ma ingiustificabili che rischiano di minare le loro stesse esistenze o quelle dei loro cari. Una soluzione prima o poi - sostengono - bisognerebbe pur trovarla o quantomeno cercarla. 

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