La coppia, lui 49enne del posto e lei 37enne di origini rumene, viveva nella piccola casa rurale da un paio di anni, da quando, cioè, il proprietario ne avrebbe concesso l’uso a mo’ di guardiania.
Poi, qualcosa, in questo strano rapporto basato più sulla parola che sui contratti, si sarebbe rotto. Al netto, per altro, di un ordine di demolizione del dell’immobile già protocollato in Comune. Un immobile, sembrerebbe, privo, pure, di rete fognaria e rete elettrica, ma anche soggetto a cedimenti strutturali e quindi, probabilmente, privo di agibilità.
Eppure, si sa, casa dolce casa. In quella, per l’appunto, i due fidanzati avevano costruito le basi del loro amore. Secondo quanto raccontato, un amore rafforzato dalla presenza di 7 gatti, alcune galline e una lavatrice nuova di zecca. Poteva essere una favola, si è trasformata in incubo, però, nella mattinata di mercoledì.
Mentre i due, entrambi braccianti agricoli, erano al lavoro, gli operai muniti di escavatore chiamati dal proprietario, anche lui di Oria, hanno approfittato dell’assenza inquilini e, quindi, buttato giù la piccola casa.
Questi i fatti. Il resto, ovvero quanto e cosa si potesse fare e in che termini, appare, al momento, piuttosto fumoso.Chiarissime, ma completamente contrapposte, le versioni fornite dai protagonisti di questa strana vicenda che, al momento, consta di due querele già presentate ai carabinieri della locale stazione al comando del luogotenente Roberto Borrello.
La coppia, che lamenta anche il danneggiamento di alcuni mobili di proprietà rimasti all’interno della casa al momento della demolizione, su tutti una fiammante lavatrice, accusa il proprietario per esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Il proprietario, da par suo, ha querelato i due per estorsione. Da che parte stia la ragione non è dato saperlo. Né, ancora, appare possibile identificare eventuali responsabilità.
Il compito di sbrogliare la matassa è dei militari federiciani, ora chiamati a raccogliere testimonianze e prove a supporto di uno e dell’altra versione che compongono un puzzle destinato, nel prossimo futuro, ad approdare in un’aula di Tribunale. Casa dolce casa, insomma. Forse, neppure troppo.
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