Nel commando banditi del posto:
le auto rubate tra Brindisi e Lecce

Nel commando banditi del posto: le auto rubate tra Brindisi e Lecce
di Lucia PEZZUTO
3 Minuti di Lettura
Sabato 20 Gennaio 2018, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 11:47
Sarebbero sulle tracce di una pista locale gli investigatori che da giovedì mattina sono impegnati per dare nomi e volti al commando dell’assalto al portavalori. Potrebbe trattarsi di una banda del posto quella che 48 ore fa ha bloccato il portavalori sulla statale 613 Lecce-Brindisi, tra gli svincoli di Tuturano e San Pietro Vernotico, seminando il terrore sulla strada. I banditi, all’incirca otto, armati di fucile a canne mozze hanno sparato contro il blindato in corsa dell’Istituto di vigilanza Cosmopo. Un assalto in piena regola per il quale sono state utilizzate quattro autovetture e un furgone. Dai controlli, tutti i mezzi sono risultati rubati nelle province di Brindisi e Lecce.
Ieri mattina gli investigatori della squadra mobile di Brindisi, che conducono le indagini, sono tornati sul posto con il magistrato di turno, Giuseppe De Nozza, titolare dell’inchiesta. Con i periti hanno ricostruito la dinamica dell’assalto, dalle fasi iniziali alla fuga, sino al ritrovamento di un furgone nelle campagne di Cellino San Marco, pochi chilometri dalla superstrada. I banditi hanno agito secondo un piano preciso, studiato nei minimi particolari, conoscevano le vie di fuga, gli orari e il tragitto del furgone portavalori.
A bordo di quattro autovetture sono entrati in azione intorno alle 7 di giovedì mattina intercettando sulla strada statale il portavalori della Cosmopol che da Lecce si dirigeva verso Brindisi. All’altezza dello svincolo di Tuturano i banditi, a bordo di tre vetture, una Lancia Delta, una Ford Focus e una Passat Volkswagen si sono accodati al furgone contenente il denaro.
Contemporaneamente una Alfa Giulietta, con due uomini armati, si posizionava sulla carreggiata opposta. La Lancia Delta che procedeva avanti alle altre ha affiancato il furgone, da qui uno dei banditi ha esploso una scarica di proiettili cercando di colpire i pneumatici. Nel frattempo dalle altre vetture i complici seminavano chiodi sulla carreggiata nel tentativo di frenare le vetture in arrivo. In pochi minuti si è scatenato l’inferno, decine di auto che percorrevano la statale 613 in direzione Lecce-Brindisi sono finite fuori strada causa dei chiodi mentre il blindato era costretto ad accostare e fermarsi.
 
I banditi hanno tentato in ogni modo di far scendere dal mezzo i due vigilantes che strategicamente si erano barricati dentro. Così i rapinatori sono passati al piano B: con un grosso cric da meccanico hanno sollevato il furgone sfilando la ruota posteriore destra. L’azione però, per ragioni tutte da chiarire, si è interrotta bruscamente e i banditi sono fuggiti via per le campagne dove, secondo la ricostruzione degli investigatori, ad attenderli ci sarebbe stato un furgone poi ritrovato alla periferia di Cellino San Marco. Il colpo così è sfumato: il perché i rapinatori abbiano desistito dall’intento ancora non si sa.
Tra i mezzi finiti sui chiodi c’era anche un furgone della polizia penitenziaria, un dettaglio che di certo non sarà sfuggito ai banditi che, forse ad un certo punto, hanno temuto di essere raggiunti dagli agenti armati. Strategica la decisione dei vigilantes di restare barricati all’interno del portavalori, anche questo avrebbe contribuito a far sfumare il colpo.
Quanto denaro poi trasportasse il furgone ancora non si sa, un dettaglio per le indagini visto che nulla è stato portato via, un elemento importante per i rapinatori che invece pensavano di andare a colpo sicuro, immaginando che a bordo vi fosse almeno mezzo milione di euro, tanto quanto prevede il regolamento quando il furgone portavalori non è scortato e a bordo non vi sono più di due agenti armati. Nelle prossime ore, comunque, gli investigatori ascolteranno anche la società che si occupa del trasporto di valori. Nel frattempo, raccogliendo le testimonianze dei due vigilantes gli uomini della squadra mobile stanno cercando di delineare l’identikit dei banditi, tra gli elementi raccolti vi è quel particolare accento straniero con il quale uno dei rapinatori avrebbe parlato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA