Lo sbarco di migranti, parte l’Sos
Porto di Brindisi a rischio collasso

Lo sbarco di migranti, parte l’Sos Porto di Brindisi a rischio collasso
di Nicola QUARANTA
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Mercoledì 12 Luglio 2017, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 18:24
Navi al Nord? Non c’è alcun piano alternativo. Il Viminale nella giornata di ieri è intervenuto in merito alle voci sulla mancanza di conoscenza da parte della Guardia costiera di un eventuale aggiornamento dei porti di destinazione normalmente assegnati alle unità navali al termine delle operazioni di soccorso dei migranti.
«Non è vero che la Guardia costiera, e in particolare la sua Centrale operativa, abbia lamentato una mancanza di indicazioni sui porti di sbarco», la precisazione del ministero. Tant’è. Tutto invariato, dunque. I porti dei Sud restano il primo riferimento sul fronte accoglienza. E resta aperto il dibattito, tanto sull’opportunità che l’Italia possa chiudere i propri porti alle navi straniere, quanto sulla necessità di “aiutare i migranti a casa loro”, come torna a ribadire, tra le polemiche, il segretario Pd Matteo Renzi. «Aiutiamoli davvero a casa loro è una frase di buonsenso. Il 99% degli italiani dice una cosa semplice: dobbiamo salvare tutte le vite umane e integrare chi viene da noi, non a caso sono a favore dello ius soli, tuttavia non possiamo pensare che vengano tutti da noi. C’è un numero chiuso oltre il quale non si può andare perché l’Italia non può essere il Paese che accoglie tutti». In soccorso dell’ex premier, è già intervenuto il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro: «Accogliere tutti significherebbe collassare. È chiaro che l’ipotesi del blocco navale è una provocazione nei confronti dell’Ue ma i dati in nostro possesso ci dicono anche che ci sono state 2.500 persone morte in mare».
L’evolversi della situazione che da anni vede il nostro Paese alle prese con un’emergenza sempre più grave, continua, dunque, a tenere alta l’allerta, anche in Puglia, nei porti di Bari, Taranto e in quello di Brindisi, dove l’ultimo imponente sbarco risale peraltro soltanto al 30 giugno scorso, con l’attracco di una nave con a bordo 402 migranti salvati nel canale di Sicilia. In 15 avevano ustioni di secondo e terzo grado sul corpo. Pronta, anche in quest’ultima circostanza, la macchina dei soccorsi, in campo per offrire le prime cure agli stranieri all’interno dei capannoni ex Montecatini, prima che gli stessi, a margine delle attività di identificazione, fossero smistati in altre strutture di accoglienza. Scene già viste.
 
L’anno scorso, con un’affluenza record di 186mila migranti la macchina dell’accoglienza ha retto. Quest’anno c’è un forte aumento delle presenze e questo potrebbe creare seri problemi, tenuto conto anche del numero di arrivi negli anni precedenti, come i 150mila del 2015.
«È chiaro che non si può accogliere all’infinito. E che, senza l’impegno di tutti che consentirebbe di distribuire i flussi, si rischiano tensioni sociali anche in comunità accoglienti e sempre tolleranti. Ci sono dei limiti che non possono essere superati», il monito dell’Anci, che chiede al Viminale di attivare le modalità dello Sprar (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) con un intervento diretto dei sindaci.
Sul tema interviene anche il presidente del gruppo Misto alla Camera Pino Pisicchio: «L’Europa è la nostra patria, la nostra scelta di campo, la nostra vocazione. Non è la nostra matrigna».
«Per questo è necessario rispettare le regole che noi stessi abbiamo concorso a scrivere, ma anche essere chiari quando i nostri comportamenti virtuosi, come quelli con i migranti, non vengono riconosciuti o quando i nostri sforzi sul piano economico e finanziario, non vengono valorizzati».
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