L’Adriatico come autostrada per il traffico di marijuana:
sequestrati 100 chili

L’Adriatico come autostrada per il traffico di marijuana: sequestrati 100 chili
di Roberta GRASSI
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Martedì 18 Luglio 2017, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 14:10
Il maestrale increspa il mare, sull’Adriatico diventa più difficile fare il bagno ma non navigare a motore, di notte, per portare in Puglia chili e chili di marijuana. I trafficanti non vanno in ferie, neppure in piena estate. E difatti i carabinieri di Brindisi hanno ritrovato ingenti quantitativi di droga in due diverse località della provincia, ai poli opposti.
Circa quaranta chili sono stati individuati in località Torre San Gennaro, marina di Torchiarolo, una sessantina in quel di Rosamarina, marina di Ostuni. Nord e sud, stessa tipologia di materiale. Solito approdo per la sostanza che viene dall’Albania, terra in cui la produzione di cannabis è parecchio diffusa e consente di foraggiare le organizzazioni criminali indigene e straniere.
Nel caso dei rinvenimenti che risalgono allo scorso weekend, per 100 chili complessivi divisi in otto involucri, gli investigatori non hanno nulla in più che la droga su cui indagare. Non c’è traccia di scafi, di persone in fuga. Difficile, ma non impossibile, giungere a individuare le persone a cui vada attribuita la titolarità del trasporto e della droga.
Potrebbe trattarsi di due carichi persi in mare, proprio per via del vento forte. O di sbarchi, non si sa se uno o più di uno, non andati a buon fine forse proprio le avverse condizioni meteomarine.
Il sistema dei viaggi nel Canale d’Otranto è noto, è stato ormai ricostruito sulla base di quanto appurato in numerose operazioni delle forze dell’ordine e in diverse inchieste.
 
La più recente è quella che ha portato all’arresto, il 30 giugno scorso di 14 persone che secondo quanto emerso dalle indagini della Dda di Lecce facevano parte di una organizzazione italiana in grado di dialogare stabilmente con i fornitori albanesi per organizzare i trasporti via mare di sostanza, l’introduzione nel territorio italiano e lo scarico sulle coste per lo più del Brindisino.
I reati contestati ai destinatari del provvedimento cautelare erano l’associazione per delinquere transnazionale finalizzata a commettere reiterati delitti di acquisto, l’importazione, il trasporto, la detenzione, distribuzione, vendita e comunque cessione di ingenti quantitativi di marijuana proveniente dall’Albania.
Le metodologie utilizzate dai soggetti italiani, secondo quanto emerso dalle indagini, erano del tutto analoghe a quelle attuate anni fa dalle organizzazioni contrabbandiere per approvvigionarsi e stoccare tabacchi lavorati esteri attraverso lo stesso canale.
In un arco temporale di indagini di circa 11 mesi erano state denunciate in tutto 23 persone appartenenti all’organizzazione criminale, 21 delle quali tratte in arresto.
Nel corso dell’inchiesta c’erano stati tra l’altro diversi arresti in flagranza ed erano stati anche sottoposti a sequestro 3.508 chili di marijuana, per un valore al dettaglio di oltre 35 milioni di euro; un kalashnikov AK47 con 119 cartucce cal. 5,45; una imbarcazione da diporto, equipaggiata con due motori; due gommoni con due motori e con vari accessori: bussole, navigatori satellitari gps.
Di sequestri di marijuana, comunque sia, ne avvengono continuamente. A dimostrazione di quanto importante sia il business, tanto da condurre gli inquirenti pugliesi a confrontarsi con la polizia albanese per attuare strategie comuni, con l’ipotesi di utilizzare il sistema radar di cui la costa albanese è fornita, per monitorare le partenze degli scafi che avvengono preferibilmente quando il mare è grosso. Ad altissimo rischio naufragio.
 
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